Patrick Edlinger al Rock Junior

Sabato 17 e domenica 18 Giugno 2006 ad Arco (Trentino, lago di Garda) il più grande Festival dell’arrampicata giovanile avrà come testimonial di eccezione Patrick Edlinger, un mito dell’arrampicata sportiva.

Sabato 17 e domenica 18 Giugno 2006 ad Arco (Trentino, lago di Garda) il più grande Festival dell’arrampicata giovanile avrà come testimonial di eccezione Patrick Edlinger, un mito dell’arrampicata sportiva.

Siamo alla vigilia del Rock Junior e ad Arco tutto è pronto per la grande festa dell’arrampicata giovanile europea. Per la quinta edizione della European Youth Climbing Days al Climbing Stadium di Arco si annuncia il tutto esaurito. Hanno già risposto all’appello più di 400 tra ragazzi (dai 5 ai 13 anni) e genitori. E altri se ne attendono in queste ore e nelle due giornate della manifestazione. Come sempre sarà una grande festa dell’arrampicata per tutti. Una festa che quest’anno sarà tenuta a battesimo da un testimonial di eccezione come Patrick Edlinger, uno dei più grandi miti dell’arrampicata moderna, che parteciperà al gioco-arrampicata insieme ai climbers in erba del Rock Junior.

Dalla roccia del Climbing Campus alle pareti-gioco installate sul prato del Climbing Stadium, dalla competizione sulla grande struttura del Rock Master che vedrà impegnati nell’Under 14 Cup i più giovanissimi atleti delle squadre europee giovanili al Family Rock ovvero genitori e figli che gareggiano insieme nella più divertente staffetta verticale mai corsa: tutto questo è il Rock Junior. Un gioco e una festa a cui tutti possono partecipare!
L’appuntamento quindi è per sabato 17 e domenica 18 al Climbing Stadium!


IL TEAM DELLE MANIFESTAZIONI
Tutti questi eventi che fanno di Arco la più conosciuta, ma anche la più dinamica realtà nel mondo dellÕarrampicata non potrebbero certo esistere indispensabile dei partner pubblici – Comune di Arco, Provincia Autonoma di Trento, Regione Trentino Amlto Adige, InGarda – e privati – Cassa Rurale Alto Garda, Azienda Municipalizzata Sviluppo di Arco, La Sportiva, Cassin, The North Face, Vertical Sport, Sint Roc & Ecogrip, Pareti, PlanetMountain.com.
Fondamentale è poi la collaborazione degli uomini del Soccorso Alpino della Guardia di Finanza, del Centro Addestramento Alpino della Polizia, del Soccorso Alpino della SAT di Arco, della Scuola di Alpinismo e del Gruppo Alpinismo Giovanile della SAT di Arco, delle Guide Alpine Friends of Arco e della Associazione Sportiva ArcoClimbing, che con grande professionalità garantiscono la sicurezza dei partecipanti.

TUTTO ROCK JUNIOR 2006 ROCKJUNIOR.INFO ISCRIZIONI ROCK JUNIOR 2006 ROCKMASTER.COM La stagione del Rock Master The North face su PlanetMountain La Sportiva su PlanetMountain Cassin.it

Nelle foto dall’alto: Rock Junior 2005 (N. Hobley)

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Arrampicata: Campionato milanese difficoltà e finale Ciapa e Tira

Il 1/04 al WAY OUT CLIMBING di Milano Anna Zardi e Marco Ferrario hanno vinto il Campionato provinciale milanese di Diffcicoltà. Mentre la terza e ultima tappa del; Ciapa e Tira, classico tour di boulder tra le palestre milanesi aperto a tutti, è stata vinta da Simona Rivetta e Papik Villa che con Anna Zardi si aggiudica anche la vittoria dell’intero circuito.

CAMPIONATO PROVINCIALE MILANESE DIFFICOLTA’
Sabato 1° aprile 2006 Centro WAY OUT, Milano

Alle 9.30 escono gli atleti per la ricognizione della prima via di qualificazione: la prima impressione è sufficientemente rassicurante, almeno per quanto riguarda la lettura, e la salita del tracciato da parte degli atleti lo conferma: catena per tutti in entrambe le categorie. La seconda via di qualificazione femminile (che segue il tracciato della prima maschile) si presenta subito ben più complessa: Anna Zardi sopravanza le altre due partecipanti, fermate da un “filtro” a metà via: un peccato, perché a detta di Anna e degli atleti del sesso forte anche il resto del tracciato era molto bello, vario e con continui cambi di pendenza. Ma il tracciatore ha riservato qualche sorpresa anche ai maschi, sulla seconda via di qualificazione: Nicola Noè e Marco Brambilla sono gli unici a raggiungere la catena di una placca poverissima di appigli ed appoggi, che mette a dura prova tecnica (e nervi) degli altri concorrenti.

Mentre dietro il telone il tracciatore rifinisce i percorsi delle finali, gli atleti commentano, chiacchierano, si rifocillano e riposano, godendosi una breve ma graditissima pausa nella tenzone. Il tracciato della finale femminile parte in traverso per poi salire fino ad affrontare e superare il temibile bombè della struttura, poi traversa ancora lievemente fino alla dirittura dove si trova la catena. Nicoletta Costi “si districa” bene sulle prime sezioni, poi un dinamico allungo proprio sul ventre dello strapiombo la tradisce e termina la sua prova. Decisamente meglio Sara Mariani che affronta decisa l’allungo ed esce dal bombé, raggiunge il “diamante”, guadagnandosi a tutto diritto il secondo gradino del podio. Anna Zardi non si accontenta neanche di quest’altezza e imposta precisa il traverso ascendente verso destra, arrestando la sua prova appena sotto la catena e vincendo questa edizione del Campionato in categoria femminile.

I curiosi del fitness che nel frattempo si sono assembrati per osservare il curioso spettacolo di “donne che scalano oltre la verticale” stanno per abbandonare il posto di osservazione quando esce il primo degli atleti in categoria maschile. Max Mauri esegue determinato tutte le sequenze fino a raggiungere la catena, strappando un meritato applauso anche ai “non addetti”! Marco Ferrario interpreta il percorso in modo del tutto personale trovando un abile taglio – ma non certo più facile – sotto la catena che agguanta con discreta disinvoltura! Alessandro Biggi raggiunge la massima altezza della struttura ma manca di poco la catena che si trova qualche presa più a sinistra. Marco Brambilla bissa con altrettanta sicurezza la prova dell’atleta che lo ha preceduto (sono le qualifiche a spareggiarli, assegnando a Marco il 3° gradino del podio). Nicola Noè, primo in qualifica, subisce più degli altri l’intensità fisica della via, terminando la sua prova in dirittura d’arrivo.

Belle e varie le vie, ben architettate dal navigato tracciatore Enrico Baistrocchi, dolce quanto ferma e puntuale la direzione di gara di Chiara Benedetto. Ringraziamo anche organizzatori, collaboratori, assicuratori, fotografi, pubblico ed atleti, insomma tutti quelli che con noi hanno trascorso questo sabato, tutt’altro che un pesce d’aprile!

CIAPA E TIRA 3a TAPPA E GRAN FINALE
Sabato 1° aprile 2006, WAY OUT, Milano

In un pomeriggio che promette pioggia, oltre cinquanta concorrenti si danno alla pazza gioia sue giù per i boulder (venti, divisi in quattro categorie di difficoltà) tracciati per l’occasione dall’infaticabile Enrico (reduce dalla tracciatura del Provinciale milanese di difficoltà svoltosi la mattina) e disseminati dovunque sulle pareti della WAY OUT. Tre ore di boulder per tutti i gusti sfiniscono anche le braccia più esigenti, ed una marea di cartellini blu sommerge il tavolo della reception, in attesa della conta delle crocette che stabilirà i finalisti. Tra le donne accedono alla finale Simona Rivetta, l’unica con 14 blocchi all’attivo, Nicoletta Costi, Elisa e Francesca Pasini (gemelle e parimerito!) con 13 e Juliana Disperati con 12. Tra gli uomini vanno in isolamento Papik Villa e Edo Pedersini parimerito con 19 blocchi in saccoccia, seguiti da Pippo Donati, Diego Copat, Norbi Pedersini e Simone Belloni parimerito con 18. Ma Simone deve purtroppo abbandonare il campo prima della finale per motivi di lavoro.

In campo femminile, Simona si concede il massimo del divertimento, e la vittoria, chiudendo il blocco a vista! Juliana la segue sul podio, un gradino sotto, con la presa azzurra sopra lo strapiombo al 1° tentativo, mentre Francesca scopre le sue carte al secondo tentativo, portandosi grazie alla presa azzurra di cui sopra al terzo posto. Medaglia di cartone per Nicoletta ed Elisa, sulla stessa presa, ma spareggiate dalle qualifiche.

Stesso copione tra gli uomini: Papik regola i soci con un top a vista! Edo, Diego e Pippo lo tallonano di presso, con il top “solo” toccato al primo tentativo; le qualifiche spareggiano i tre, con Edo sul secondo gradino del podio e gli altri due “relegati” al terzo posto parimerito. Quinto posto per Norbi – Il Vecchio Billy che, dopo aver messo pressione al fratello minore Edo con un ingresso in finale staccato con un top chiuso in “zona Cesarini”, gli concede il passo a mo’ di incoraggiamento, terminando la prova appena sotto il top al secondo tentativo.

Dopo il grande spettacolo delle finali (la doccia può aspettare…) si apre il buffet e parte l’estrazione dei premi per i partecipanti. Tra un bicchiere di vino e i dovuti applausi, frizzi e lazzi, vengono chiamati sul podio, premiati ed immortalati su pixel i “protagonisti” di tappa: Simona Rivetta, Juliana Disperati e Francesca Pasini in categoria femminile; Papik Villa, Edoardo Pedersini, Pippo Donati e Diego Copat parimerito in categoria maschile.

E’ poi la volta della premiazione della classifica generale del Ciapa e Tira 2006: Anna Zardi (2 vittorie), Juliana Disperati (2 secondi posti) e Simona Rivetta (1 vittoria e 1 quarto posto); Papik Villa (2 vittorie ed 1 secondo posto), Roberto Zagolin (1 secondo posto, 1 sesto ed 1 settimo posto) e Diego Laporta (1 vittoria ed un settimo posto).
A concludere, vengono premiate le prime tre squadre del Ciapa e Tira 2006: 1a WAY OUT, 2a TONIC ADRENALINE, 3a CUS Milano in categoria femminile; 1a FALC, 2a PASSAGGIO OBBLIGATO, 3a TONIC ADRENALINE parimerito con WAY OUT in categoria maschile.

I dovuti ringraziamenti vanno a tutti, proprio tutti, palestre, organizzatori, collaboratori, tracciatori, fotografi, pubblico e partecipanti. Ed infine un grazie agli sponsor principali di questa tappa Sport Specialist ed E9.
Chi non ne avesse avuto abbastanza può trovare le foto su www.avventureinmontagna.com

Hanno calcato i materassi di questa edizione del Ciapa e Tira 170 partecipanti, di cui una quarantina di atlete, 4 regioni (Lombardia, Piemonte, Emilia e Friuli), una ventina tra società sportive vere e proprie e ATC (“Associazioni Temporanee di Climber”).

CLASSIFICA CAMPIONATO PROVINCIALE MILANESE DIFFICOLTA’
femminile
1. Anna Zardi ASD WAY OUT CLIMBING
2. Sara Mariani ASD WAY OUT CLIMBING
3. Nicoletta Costi ASD WAY OUT CLIMBING
maschile
1. Marco Ferrario ASD WAY OUT CLIMBING
2. Massimiliano Mauri TEAM GAMMA LECCO
3. Marco Brambilla ASD WAY OUT CLIMBING

CIAPA E TIRA 2006 – 3^ TAPPA WAY OUT
maschile
1 Papik Villa Tot. Top 19
2 Edoardo Pedersini Tot. Top 19
3 Fulvio Donati Tot. Top 18
3 Diego Copat Tot. Top 18
5 Norberto Pedersini Tot. Top 18
femminile
1 Simona Rivetta Tot. Top 14
2 Juliana Disperati Tot. Top 12
3 Francesca Pasini Tot. Top 13
4 Nicoletta Costi Tot. Top 13
5 Elisa Pasini Tot. Top 13

CIAPA E TIRA 2006 – CLASSIFICA FINALE INDIVIDUALE
maschile
1 Papik Villa Passaggiobbligato Tot. p. 280
2 Roberto Zagolin Falc Tot. p. 170
3 Diego Laporta Cus Torino Tot. p. 143
4 Alberto Regola Falc Tot. p. 133
5 Diego Copat Tot. p. 116
femminile
1 Anna Zardi Way Out Tot. p. 200
2 Iuliana Disperati Tonic Adrenaline Tot. p. 160
3 Simona Rivetta Tonic Adrenaline Tot. p. 155
4 Barbara Rossi Climber Aprica Tot. p. 116
5 Nicoletta Costi Way Out Tot. p. 98

CIAPA E TIRA 2006 – CLASSIFICA FINALE A SQUADRE
femminile
1 Falc Tot. p. 255
2 Passaggio Obbligato Tot. p. 225
3 Tonic Adrenaline Tot. p. 145
3 Way Out Tot. p. 145
5 Parete Rossa Tot. p. 140
maschile
1 Way Out Tot. p. 230
2 Tonic Adrenaline Tot. p. 200
3 Cus Milano Tot. p. 160
4 Climber Aprica Tot. p. 102
5 Cus Brescia Tot. p. 94

Tutte le classifiche su www.ditarcuate.com


Il 1/04 al WAY OUT CLIMBING di Milano Anna Zardi e Marco Ferrario hanno vinto il Campionato provinciale milanese di Diffcicoltà. Mentre la terza e ultima tappa del; Ciapa e Tira, classico tour di boulder tra le palestre milanesi aperto a tutti, è stata vinta da Simona Rivetta e Papik Villa che con Anna Zardi si aggiudica anche la vittoria dell’intero circuito.

ALBO D’ORO CIAPA E TIRA
Maschile
1999 – Max Colnaghi
2000 – Michele Dei Cass
2001 – Simone Belloni
2002 – Federico Boffi
2003 – Luca Vimercati
2004 – Massimiliano Mauri
2005 – Roberto Zagolin
2006 – Papik Villa
Femminile
1999 – Cristina Alvazzi, Nicoletta Costi
2000 – Nicoletta Costi
2001 – Nicoletta Costi
2002 – Milena Bergna
2003 – Lucia Pizzati
2004 – Laura Grassi
2005 – Anna Zardi
2006 – Anna Zardi

Links Le edizioni del Ciapa e Tira www.wayout-fit.com www.ditarcuate.com avventureinmontagna.it
nelle foto dall’alto: Anna Zardi; Marco Ferrario (ph S. Cartegni); Blocchi paralleli; Blocco 8; Nicoletta Costi; Francesca Pasini; Simona Rivetta; Fulvio Donati (ph S. Nieddu)

Tutte le foto del Ciapa e Tira sono online su: avventureinmontagna.it dove tutti i partecipanti potranno scaricarle liberamente.

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Kiss or Kill, la recherche

Il 26/12/2006 Luca Vuerich e Michele Martina hanno aperto “Kiss or Kill” (M6), una nuova linea che si districa tra i meandri, i canali e i budelli della parete Nord della Cima Castrein (2502m), nel Gruppo dello Jof Fuart (Alpi Giulie).

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A volte ci attira la parte più nascosta delle cose, quella stessa visione che non si può percepire restandone fuori. Forse è per questo che si affronta una montagna d’inverno. Ed è per questo ci si tuffa nell’avventura della solitudine, con tutta la sua in-consistenza di neve e ghiaccio.

Il 26 dicembre scorso, Luca Vuerich e Michele Martina sono andati alla ricerca di quello speciale silenzio e di quell’abbandonarsi alla stagione più fredda. E l’hanno trovato in “Kiss or Kill”, una linea – già tentata da Vuerich e Meroi nel 2002 – che si districa tra i meandri, i canali e i budelli della parete Nord della Cima Castrein (2502m), nel Gruppo dello Jof Fuart (Alpi Giulie).

Kiss or Kill (il riferimento al libro di Mark Twight non è casuale) è risultato un viaggio di “misto”, con lunghe sezioni di “neve pressata”, lungo quasi 12 ore per 800 metri di salita. Le difficoltà – paragonabili a quelle della via Sanjski Ozebnik sulla nord del Tricorno – raggiungono il grado M6. Luca Vuerich descrive la via come “una salita molto psicologica… Il tutto condito da scariche di neve polverosa…”. O meglio ancora: come un’esperienza che “va oltre il passaggio e il grado”…

KISS OR KILL
nuova via sulla Cima Castrein 2502m (Gruppo dello Jof Fuart)
di Luca Vuerich

Ormai erano quattro anni che seguivo con attenzione questa linea che taglia la Cima Castrein, da quella volta che con Nives (Meroi ndr) ne tentai la salita, purtroppo quella volta sottovalutai le difficoltà e così dopo 3 tiri decidemmo di scendere.

Il 24 Dicembre 2006 con Michele avevo in programma di salire un canale sulla nord del Tricorno (Slovenia). Ma purtroppo la mattina stessa Michele si accorge di aver dimenticato i documenti e così cambiamo programma: decidiamo per una gita di “esplorazione” per controllare le condizioni delle cascate e dei canali in Val Spragna.

Cascate purtroppo neanche l’ombra… Però notiamo che sono ottime le condizioni dei canali sulla nord del Buinc e della Cima Castrein: grazie alle nevicate di neve umida si sono intasati per bene… Così decidiamo di tornare sul vecchio progetto.

26-12-2006, ore 05.00: con Michele partiamo dal parcheggio in fondo alla Val Saisera e, grazie al sentiero già tracciato, saliamo “veloci” alla base della nostra via. La giornata è splendida e la temperatura mite.

Ore 08.00: Partenza… saliamo slegati i primi cento metri di neve pressata, quasi un divertimento con qualche breve tratto a 70 gradi. Michele è galvanizzato, forse non ha idea di cosa ci aspetta più in alto.

Ore 08.30: Si comincia a fare sul serio. La neve che sui tratti appoggiati era bella pressata sul verticale è molto inconsistente, con poche possibilità di sistemare protezioni decenti. E’ una salita molto psicologica, devo rimanere molto concentrato quando non vedo più l’ultima protezione e mi trovo a raschiare con la picca la roccia sotto la crosta di neve… Il tutto condito da scariche di neve polverosa… Ho provato sensazioni simili solo su Sanjski Ozebnik, la difficile via di misto sulla nord del Tricorno.

Gli ultimi due tiri sono in un budello di roccia con due impegnativi camini molto lisci, difficili da proteggere: era il tratto che mi spaventava meno ma che mi ha impegnato di più. Ho impiegato quasi due ore per queste ultime lunghezze. Dopo finiscono le difficoltà e si entra nel grande canale: trecento metri di neve fresca da battere che porta dritti in cima.

Ore 16.30: Finalmente la vetta, dopo quasi 12 ore non stop. Riusciamo a gustarci la splendida luce del tramonto per qualche minuto dopo di che cominciamo la discesa illuminati dalla luce fredda delle nostre lampade frontali.
Ore 19.20: Arriviamo alla macchina dove 14h e 20 min. dalla partenza.
 
“Kiss or Kill” rappresenta uno stile di salita, una specie di filosofia. Leggendo l’omonimo libro di Mark Twight ho trovato molte affinità con il mio modo di interpretare la montagna e questo genere di salite in particolare: uno stile veloce, pulito, di ricerca. A mio parere è così che andrebbe considerato l’alpinismo: non è il grado, la difficoltà pura, ma qualcosa che va oltre al passaggio.

di Luca Vuerich

SCHEDA
Cima Castrein 2502m, Gruppo dello Jof Fuart
Via: Kiss or Kill
Salitori: Luca Vuerich, Michele Martina (26/12/06)
Lunghezza: 500m + 300m di canale nevoso
Difficoltà: Neve pressata a 85°-90° – M 6
Esposizione: Nord
Avvicinamento: 3 ore circa. Partenza dal fondo della val Saisera direzione Bivacco Mazzeni e poi seguire per la Forcella Mosè. Canale ben visibile a destra.
Discesa: seguire verso Est la cresta con sali scendi e poi scendere verso la forcella Mosè, direzione Nord, prima lungo un crinale e dove termina per canali di neve. Dalla forcella scendere il canale fino al canale (1h). Possibile anche atrezzare la discesa in doppia dalla fine delle difficoltà. 4 soste già pronte.


Portfolio


Nelle foto: alcuni momenti della salita di Kiss or Kill (arch. L. Vuerich)

Premio Riccardo Cassin

La Fondazione Riccardo Cassin indice il “Premio Riccardo Cassin” aperto a tutti coloro che promuovono la cultura di montagna e l’alpinismo con un riconoscimento in denaro (dotato di un fondo di € 3.000,00).

La Fondazione Riccardo Cassin indice il "Premio Riccardo Cassin" aperto a tutti coloro che promuovono la cultura di montagna e l’alpinismo con un riconoscimento in denaro (dotato di un fondo di € 3.000,00) per le due categorie del premio: “Cultura di montagna” e ”Alpinismo”.

La partecipazione è aperta ai singoli, a gruppi, sezioni e sottosezioni del C.A.I., gruppi alpinistici, associazioni culturali, associazioni senza fini di lucro, gruppi di volontari, il cui lavoro è a favore della montagna e delle sue popolazioni.

I progetti culturali devono essere di recente attuazione / edizione o in fase di realizzo; i curricula alpinistici devono comprendere l’attività degli ultimi due anni.

La scheda di partecipazione deve pervenire alla sede della Fondazione Riccardo Cassin entro e non oltre il 10 novembre 2006 (fa fede il timbro postale). La premiazione si svolgerà in occasione della terza edizione di “Montagna e filosofia: antichi e nuovi sentieri” il 26 novembre* 2006 a Lecco.

Giuria del Premio:
Riccardo Cassin, Presidente della Fondazione
Guido Cassin, vicepresidente della Fondazione
Daniele Redaelli, giornalista
prof. Luigi Zanzi
Cesare Maestri, membro onorario della Fondazione
Luigino Airoldi, membro onorario della Fondazione.

INFO E SCHEDA ISCRIZIONE www.fondazionecassin.org

Premio Riccardo Cassin
Fondazione Riccardo Cassin
28/11/2006 – Lecco

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Concorso Giornalistico Internazionale ad Artogne

Per il quinto anno consecutivo il Comune di Artogne (Bs) in collaborazione con il Club Alpino Italiano promuove il Concorso Giornalistico Internazionale sul tema: “Salvaguardia e valorizzazione dell’ambiente, eventi sportivi e rapporto con la montagna”.

Per il quinto anno consecutivo il Comune di Artogne (Bs) in collaborazione con il Club Alpino Italiano promuove il Concorso Giornalistico Internazionale sul tema : “Salvaguardia e valorizzazione dell’ambiente, eventi sportivi e rapporto con la montagna”.

L’iniziativa è riservata a giornalisti professionisti e pubblicisti, fotografi e operatori di ripresa, collaboratori, e più generalmente a chi abbia realizzato e pubblicato inchieste, servizi e articoli dal 1° gennaio 2005 al 31 dicembre 2006.

Il concorso prevede anche sezioni speciali che riguardano: l’Alpinismo Giovanile; il doping nello sport; la sicurezza in montagna; i progetti per rendere fruibile la montagna ai diversamente abili; i progetti di rilancio turistico eco-compatibili. Alla stampa estera, che partecipa a tutte le sezioni del concorso, è riservata un’ulteriore sezione, relativa al rapporto tra ambiente e turismo.

Gli articoli verranno valutati da una giuria presieduta da Franco Abruzzo, presidente dell’Ordine dei Giornalisti e composta da giornalisti, professori, alpinisti e professionisti della montagna, storici, scrittori, medici ed altri docenti che sono presenti in qualità di esperti di per i temi speciali del concorso.

I primi classificati di ogni sezione riceveranno un premio di 700 euro, i secondi un soggiorno di una settimana per due persone in pensione completa più ski pass da effettuare a Montecampione, per i terzi premio ski pass stagionale 2007/2008 per il Comprensorio Montecampione.

Il concorso è organizzato nell’ambito del progetto “Montecampione. La Montagna della Valle Camonica verso l’Europa”, iniziativa volta a promuovere le peculiarità storiche, culturali e paesaggistiche della Valle Camonica e di Montecampione, tra le più giovani e moderne stazioni di villeggiatura di montagna, un borgo tutto da scoprire, punto di partenza ideale per escursioni verso le montagne sul confine con la Val del Caffaro e la Val Trompia, la Val Grigna Camuna e a Sud con la Val Palot, il Colle di San Zeno per poi raggiungere il Monte Guglielmo. Senza dimenticare gli oltre 40 chilometri di piste per gli amanti di sci e snowboard , che si sviluppano fra i 1.200 e i 2.000 metri di altitudine.

Il termine di iscrizione è fissato al 31/01/2007.

info concorso e iscrizioni www.eventionweb.com/artogne/programma.htm


Nella foto: Rosetta, Pale di San Martino, Dolomiti (ph V. Stefanello).

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Le Chemin des Phares tra l’Oceano e il cielo di Bretagna

Dopo i vertiginosi Fiordi norvegesi, Franco Voglino e Annalisa Porporato ci accompagnano tra i silenzi antichi della Bretagna, lungo il “Cammino dei fari”. Un trekk tra il cielo e il soffio dell’Oceano alla scoperta di una natura speciale, fatta di atmosfere mai scontate.

LE CHEMIN DES PHARES
Pays d’Iroise, Finisterre (Bretagna, Francia)
di Franco Voglino e Annalisa Porporato
Realizzare il percorso de “il cammino dei fari” nella capricciosa primavera bretone è stata un’esperienza affascinante. L’itinerario è lungo 95 km e segue il sentiero gr 34 che si snoda sulle coste della Bretagna del nord Finisterre al cospetto dei più bei fari della più bella costa francese.
Il percorso che inizia da Brest e termina a Portsall riserva il meglio della Bretagna agli escursionisti in cerca di serenità e di grandi spazi al soffio dell’oceano.La descrizione che accompagna il nostro trekking è stata realizzata “a caldo” a livello di diario, non rielaborata al nostro arrivo. Questo per dare più freschezza e genuinità alle impressioni incontrate sul percorso.
Buona Bretagna e buon cammino a tutti.
sabato 22 aprile 2006
Si parte. Tanto pensare, progettare, informarsi ogni volta si ha la sensazione di affidarsi comunque al caso. Farà bello? Ce la faremo? Ci saranno intoppi? Sveglia nel buio più totale. Viaggiare alle prime luci dell’alba, silenziosi. Pensieri che si rincorrono con i primi km. Poi il sole, la luce, scioglie le menti.
Torino Brest (1.370 chilometri) Viaggio senza storia, per fortuna. Il tempo, bello per tutta la Francia, diventa nebbioso. Piove. Basta. E’ più logorante restare tutto il giorno seduti in auto che camminare. Per la mente, per lo meno.
Abbiamo attraversato da Sud a Nord la Francia. La nebbia del Finisterre ci accoglie con la pioggia di scogliera. Benvenuti in Bretagna.
domenica 23
In cammino, finalmente! Via, via dalla città! E subito appare il primo dei fari, il Phare de Porzic. Appare di lontano, poi sparisce tra gli alberi. Gioca a nascondino e ti sorprende all’ultimo con il tetto rosso. Lo zaino pesa. Pesa sempre, all’inizio.
Da lontano appare già il secondo faro che ci guida passo dopo passo, il Phare de Petit Minou. Bello! E’ su uno sperone con ponti che saltabeccano di roccia in roccia. Quasi più fortezza che faro. Il sentiero è ben segnato, in molti tratti affiancato da siepi di biancospini fioriti.
Sulle spiagge della bassa marea gente che vaga alla ricerca di frutti di mare. Per oggi ci fermeremo a Le Trez Hir (in bretone = lunga spiaggia).
Il sentiero costiero si distende sulla linea di confine netta: Fine / Inizio Oceano. Inizio / Fine Terra. Dove cammineremo? Cosa stiamo percorrendo esattamente?
lunedì 24
Oggi nebbia, freddo. Il mondo si chiude su sé stesso e si limita ai pochi metri di sentiero davanti a noi. Mondo di fate che giocano tra le onde. Anche il Fort de Bertheaume è su uno sperone in mezzo al mare, collegato da due ponti. Cavi d’acciaio corrono dalla riva al forte. Un ragazzo si scarrucola su e giù con rumore di me-tallo che evoca cigolii di navi in preda alla tempesta.
Ma è il Phare de St. Mathieu, a conquistarci il cuore. Un tempo abba-zia benedettina, ora dalle rovine sorge il faro. Nulla è cambiato negli anni: un tempo guida spirituale, oggi guida materiale alla navigazione. Piove. Anche questa è Bretagna. Anzi: questa è Bretagna.
Nella nebbia cerchiamo d’indovinare l’orizzonte: il Phare de Le Pierre Noire, l’arcipelago di Molène, l’isola d’Ouessant. Inutilmente. Tutto sfuma nel biancore della nebbia.
Il vento è freddo. “Possa la strada sollevarsi per venirti incontro / Possa il vento soffiare sempre alle tue spalle.” Anche in Finisterre.
Il brutto tempo ci fa accelerare. Siamo già a Le Conquet. E mangiando avviene il miracolo bretone: esce il sole. Torniamo al faro? Sì. No.
A Le Conquet i pescatori tornano al porto con il lavoro della giornata. In fretta, in fretta. Si scaricano granchi e capesante. Allora andiamo alla Presqu’île de Kermorvan. Sperone roccioso domi-nato dal Phare de Kermorvan che accompagna in porto le barche. E poi scendiamo ai Blancs Sablons. Spiagge di sabbia fine che si appiccica ai piedi e acqua così fredda da non resistere. Scrivo il diario e calcolo km. Si sta bene.
Quando torna la luce l’orizzonte è blu oceano. Nessuno per mare, solo cormorani.
Nel movimento del peschereccio nel Porto guardiamo i gabbiani combattere per un pezzo di granchio.
Fumano i pescatori sul peschereccio arrivato al porto di Le Conquet. Non ne possono più di aria pura.
L’oceano si agita contro gli scogli affioranti. Il sentiero si guadagna pace verso una spiaggia di sabbia bianca in assenza di vento.
martedì 25
Isole abbandonate nel vento. L’Ile d’Ouessant e l’arcipelago di Molène si stagliano all’orizzonte già dalla costa. Fantasmi evanescenti nella nebbia, scogliere solide e scure nel sole. Phare de Stiff, bianco, tozzo e solido. Phare de La Jument, in mezzo al mare, estremo. Il Phare de Creac’h, a strisce bianche e nere, sede del Museo dei Fari. Il sole è accecante, l’aria fredda. Luce stupenda. Al ritorno non c’è bisogno di parlare: si torna al Phare de St. Mathieu. Le fate sono scomparse, ma la bellezza degli archi sospesi nel tempo risplende alla luce del tramonto. ‘
Brughiere di fari blu oceano l’isola di Ouessant.
La giornata era luminosa e colorata. L’isola ci aveva ben accolti. Noi, marinai di acqua dolce.
La luce filtra tra le arcate della rovina dell’abbazia di St. Mathieu. Il faro di Le Conquet di fronte cerca ad intermittenza di illuminare l’oceano. Senza speranze. Ma continua con coraggio.
mercoledì 26
Si riprende il cammino. Oggi siamo di nuovo nella Bretagna misteriosa delle nebbie. Spiaggioni immensi di Les Blancs Sablons. La marea bassa li scopre e lo sguardo si perde smarrito da queste distese percorse dai gabbiani. Freddo.
La Chapelle de Locmeven ci aspetta dietro una curva. Sorpresa. Bella. Angolo di spiritualità silenziosa abbandonata a sé stessa nella pace della nebbia. Un faro risuona a scadenze fisse da qualche parte. Al Pointe de Corsen si ripete il miracolo bretone: arriva il sole. La marea sale con ondate violente e s’infrange contro gli scogli indifferenti.
Il Phare de Trezien, finora nascosto, appare, grigio e bianco. Non sulla costa. All’interno. A Porspaul ci attendono i ‘four à goèmon’, vecchi forni per l’essiccatura delle alghe. Anche questa è sopravvivenza: raccogliere una cosa così informe come un’alga, farla seccare, imballarla, trasportarla… e viverci.

La nebbia attutisce il suono delle sirene del Faro di Trezien che si ripete ciclico. Il sentiero si riempie di lumache per la pioggia.
giovedì 27
Giornata pessima. Nebbia senza scampo. Non sempre i miracoli accadono. Porscav, piantato all’inizio dell’Aber Idult, un grosso fiordo che dovremo costeggiare del tutto. Mondo immerso nel silenzio. Anche i pescatori al lavoro sulle imbarcazioni arenate non fanno rumore. Freddo. Che penetra nelle ossa. Breles dalle case di pietra. Nessuno per strada. Dove vuoi andare? A Lanildut, dal porticciolo di pescatori, la nebbia si solleva appena per far indovinare la sponda di fronte. Eravamo là, questa mattina. Meglio consolarsi. Una birra bretone, magari. La Mor Braz si fa apprezzare. “Grande mare”, in bretone. Oceano… Non lo respirano solo, lo bevono pure.
Alla sera un bicchiere di Mor Braz (l’unica birra con acqua di mare) davanti a un caminetto scoppiettante di musica bretone: il tempo poteva anche essere peggiore…
Click Here: gold coast suns 2019 guernseyvenerdì 28
Il sole torna. Meno male. Ile de Melon, Porspoder dal porto minuscolo. La Presqu’île de St. Laurent è una tappa obbligata. Da qui appare in tutta la sua forza il Phare du Four. Isolato al largo. Grigio. Sembra roccia. Oggi è bello, ma negli occhi resta sempre la foto vista con l’ondata alta quanto il faro stesso. Un brivido.
La figura del guardiano del faro è storia. Ma resisterà ai satellitari? Più avanti, dal Pointe de Landunvez, il faro appare ancora, minuscolo, oltre la linea della colza coltivata. E poi appare la Chapelle St. Samson. Chiesetta affacciata sulle scogliere. Ultimo sole. Il tempo torna a chiudersi.
Le ondate si frangono nella nebbia di nuovo fitta. Colpi che fan tremare la terra e il cuore. L’energia è tanta. Molta gente che passeggia. E’ normale, qui, respirare l’oceano che si sgranchisce. Siamo alla fine. Portsall è appena dietro l’angolo. Ormai la nebbia è totale. Finale malinconico. Va bene così.
Il Faro di Four sembra faccia parte del paesaggio da sempre. L’occhio stanco di oceano si posa su di lui che resiste come roccia.
Rumore e schiuma. Tutto è in tumulto. Sea change / sea change rich and strange. Il mare cambia / il mare cambia ricco e strano. Shelley, il poeta, lo sapeva bene.
Onde di 3, 4, 5 metri scuotono le scogliere. Con la coda dell’occhio controlliamo le ondate. Non possono raggiungerci. Ma questo non è Borghetto S. Spirito. È Oceano.
La luce spazia nella luce del mattino freddo. Il blu è tagliato diagonalmente dalle onde di vento. Chi vorrebbe essere in mare adesso?
Le fioriture sulle scogliere hanno sempre un colore complementare al mare o al cielo. I colori sono sempre accostati con grande sapienza.
sabato 29
Ritorno a Brest sonnacchioso. La sensazione è di aver fatto tutto. Non è così. Si riparte. Con l»auto. Andiamo ancora al Phare de lle Vierge. Leggeri. Sembra di volare. Il faro è alto (il più alto d»Europa), bianco, accecante alla luce del sole. Sulla spiaggia, piccole conchiglie cat-turano il sole mentre i gabbiani cerca-no granchi. E’ finito il tempo. Adesso, possiamo dire di aver concluso.
domenica 30
Resta solo più il ritorno. Altri lunghi km da percorrere su strade veloci. Negli occhi, le immagini di grandi ondate, di spazi silenziosi. Nulla va perduto. Tutto resta nella nostra mente, nella nostra anima.
di Franco Voglino e Annalisa Porporato

Il diario di viaggio de Le Chemin des Phares

‘Sognando l’aurora’ e altre vie sulla Tofana di Rozes per Massimo Da Pozzo & C.

Tre nuove proposte di Massimo Da Pozzo sulla Tofana di Rozes: “Sognando l’aurora” (7b+; 7a obbl.) aperta sul gran Pilastro insieme a M. Menardi, e liberata lo scorso giugno dallo stesso Da Pozzo; “Aspettando la vetta” (6c; 6b obbl.) aperta con G. Meneghin e “Il vecchio leone e la giovane fifona” con N. Alexander sul Primo Spigolo.






Una nuova via di 600 metri che s’infila dritta – tra le classiche “Costantini – Appollonio” e la “Paolo VI” – fino in cima. Stiamo parlando, naturalmente, di una via sul grande (e mitico) paretone del Pilastro della Tofana di Rozes, un must di Cortina e delle Dolomiti. Stiamo parlando di “Sognando l’aurora” la via che Massimo Da Pozzo e Marcello Menardi hanno aperto dal basso (con uso parsimonioso di spit e qualche chiodo e in tre giorni di scalata) nel settembre del 2005. E che poi, Massimo Da Pozzo ha liberato lo scorso giugno superando difficoltà massime di 7b+ e difficoltà obbligatoria di 7a.

Chi conosce Massimo “Mox” Da Pozzo (cortinese, Scoiattolo DOC, figlio e fratello d’arte nella passione per la scalata) sa che è uno di poche parole, che scala per il piacere di farlo e che sale vie nuove (tantissime) giusto per appagare questa sua irrefrenabile e innato desiderio. Così, non c’è da stupirsi se Massimo, quando gli si chiede di questa sua nuova via si limita a dire che: “E’ molto bella, aerea ed estetica, e poi corre su una parete mitica…”. Noi aggiungiamo che, come ben sanno tutti quelli che hanno ripetuto le sue vie, questo basta e avanza per candidare “Sognando l’aurora” a diventare una delle classiche ad alta difficoltà della Rozes, e non solo. D’altra parte, solo per fare un esempio, vie come Spirit, aperta da Massimo Da Pozzo e Danilo Serafini (e liberata dallo stesso Mox) nel settembre 2003 sulla parete sud della Cima Orientale delle Cime D’Auta, sono lì a testimoniarlo ad ogni loro “rara” ripetizione.

E a proposito di bella arrampicata e di Tofana di Rozes, a un tiro di voce da “Sognando l’aurora”, e precisamente sullo scudo del Primo spigolo della Rozes, ci sonno altre due proposte firmate “Mox”. La prima è “Aspettando la vetta” (6c max; 6b obbl.), aperta insieme a Giammario Meneghin nel luglio 2004 nell’attesa della cima del K2 da parte del fratello Marco e degli altri Scoiattoli della spedizione del 50° anniversario della prima salita del colosso himalayano. La seconda, invece, è “Il vecchio leone e la giovane fifona” (6c max; 6b obbl.) aperta lo scorso luglio in compagnia della morosa, Natashia Alexander. “Sono vie divertenti, con difficoltà non altissime e con spittatura non eccessiva…”. Buon divertimento ai ripetitori dunque, con una raccomandazione: occhio alla spittatura “non eccessiva” di Massimo… Come sempre occorre avere il livello giusto per divertirsi 😉

Portfolio vie di Massimo Da Pozzo in Tofane su PlanetM

Tofana di Rozes
Pilastro, parete Sud
Via “Sognando l’aurora”
Massimo Da Pozzo, Marcello Menardi 09/2005: 1a libera Massimo Da Pozzo 06/2006
scheda via

Tofana di Rozes
Primo Spigolo, parete Sud
Via “Aspettando la vetta”
Massimo Da Pozzo, Giammario Meneghin, 07/2004
scheda via

Via “Il vecchio leone e la giovane fifona”
Massimo Da Pozzo, Natashia Alexander 07/2006
scheda via

In alto a sx Massimo Da Pozzo su Sognando l’aurora (ph arch. M. Da Pozzo. Sotto a sx: la Tofana di Rozes (ph R. Casanova. Dall’alto: Il tracciato di Sognando l’aurora e a sx la Via Paolo VI; i tracciati di Aspettando la vetta e Il Vecchio leone e la giovane fifona (arch. M Da Pozzo).

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Ryan Pasquill libera una nuova via a Ilkley, Inghilterra

Ryan Pasquill ha realizzato la prima salita dell’impressionante linea a sinistra di The New Statesman a Ilkley, Inghilterra. La via si chiama Gerty Berwick

Il 10 gennaio Ryan Pasquill è riuscito nella prima salita di una nuova linea a sinistra di The New Statesman, la via simbolo di Ilkley, in Inghilerra. La via, che attualmente non ha né grado né nome, consiste in un passaggio boulder gradato 8a Font, seguito da movimenti leggermente meno difficili e soltanto tre protezioni veloci.

La via salita da Ryan era da tempo considerata come l’ “ultimo grande problema” sul gritstone inglese, e l’esperto locale nonché uno dei più talentuosi climber brittanici negli anni ’80, John Dunne, ha testimoniato la salita e commentato su ukclimbing: “Ryan sembrava salire senza sforzo e come gli è abituale l’ha definita come niente di eccezionale. Ma con 30 anni di esperienza d’arrampicata, considero la sua salita come una delle più impressionanti a cui ho assistito.”

Il 25enne Ryan Pasquill ha lentamente ma inesorabilmente fatto parlare di sé il mondo verticale inglese. Nel 2002 ha salito in stile flash Countdown to Disaster E8 6b sempre ad Ilkley, mentre nel 2006 ha salito nello stesso stile End of The Affair (E8 6c) a Curbar. Nel settembre 2008 ha dimostrato il suo talento anche su calcare, salendo in velocità Baa Baa Black Sheep, F8c+, la via aperta da Dave Graham a Ceuse, in Francia.

Aggiornamento: la via si chiama Gerty Berwick

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Cho Oyu vette normali e vette eccezionali

Il 10/10 sei componenti della spedizione russa Seven Summits Club – Alpindustria expedition ha raggiunto la cima del Cho Oyu (8201m). Il 2/10 li aveva preceduti in vetta il 72enne russo nonché alpinista-fenomeno Boris Korshunov.

E’ stato un buon inizio di ottobre sulla sesta montagna per altezza della terra. Il 10 ottobre scorso sei componenti della team russo Seven Summits Club – Alpindustria expedition hanno raggiunto la vetta del Cho Oyu toccando gli 8.210 metri del top alle 9,00 (ora tibetana). Facevano parte del gruppo in vetta: Alex Abramov, Yuriy Beloyvan, Konstantin Zhelezov, Dmitry Moskalev, Alexander Chesnokov ed Evgeny Semenov. Bravi!

Ma, se dobbiamo essere sinceri, quella che fa impressione è un’altra salita avvenuta qualche giorno prima. Esattamente alle ore 16,00 del 2 ottobre, infatti, sulla cima del Cho Oyu era arrivato anche Boris Korshunov, eccezionale personaggio e alpinista nato (udite, udite) il 31 agosto 1935 a Mosca. Ebbene a 72 anni (si fa per dire) "suonati" Boris si è preso una doppia bella soddisfazione: la vetta e una salita degna di un… 30enne.

Questo, infatti, è il suo ruolino di marcia come riportato da www.everestnews.com: Boris è partito dai 7200m del campo 2 circa alle 9 del mattino con l’intenzione di raggiungere e poi passare la notte al campo 3, a 7500m. Alle 12,00 era già sul posto, ma della sua tenda nessuna traccia. E’ così che ha preso la decisione di puntare direttamente alla vetta, che ha raggiunto alle 4 del pomeriggio. Poi la discesa: prima al campo 2 e, il giorno dopo, al campo base avanzato.

Del resto che Boris fosse un tipo determinato si poteva capire anche dal messaggio che lo stesso capo spedizione della Seven Summits Club – Alpindustria expedition, Alex Abramov, ci aveva inviato il 3 ottobre dopo aver incontrato Korshunov al campo 2. "Boris Korshunov, che fa parte di una spedizione internazionale di Trekking" scrive Abramov "era al campo 2 con noi. Ha trascorso lì la notte, per poi andare l’indomani al campo 3 e il giorno dopo tentare la vetta. Boris era salito dal campo 1 al 2 in 2 ore e mezza. Gli ho detto che quello forse non è l’atteggiamento più ragionevole e che doveva essere più prudente… visto che 4 ore sono l’andatura più congeniale per non forzare. Ma Boris Korshunov non desidera compromessi!"

Già è così Boris Korshunov. D’altra lparte ui è un mito. Perchè, oltre ad aver fatto parte del team che ha spedito il primo uomo (vi ricordate di Yuri Gagarin) nello spazio, è uno che in montagna ha fatto di tutto. Per esempio, oltre all’Anapurna Central salito nel 2004, nel suo curriculum figurano più di 70 cime oltre i 7000 metri, comprese le sue 7 salite del Pic Pobeda… Boris, infatti, è l’unico ad aver fatto 7 volte il tour che dà diritto ad entrare nello Snow Leopard, il Club degli alpinisti che hanno salito tutte e cinque le montagne oltre i 7000m dell’ex U.R.S.S. Domandare a Simone Moro, Bruno tassi e Denis Urubko, che l’hanno conosciuto in occasione della loro via sulla parete nord del Baruntse, per credere.

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Ice World Cup 2009. Bendler e Angelika Rainer campioni del mondo a Saas Fee

Il 24/01/09 a Saas Fee (Svizzera) l’austriaco Markus Bendler e l’italiana Angelika Rainer hanno vinto la seconda tappa della Ice World Cup 2009 di Difficoltà e insieme il titolo di Campioni del mondo di arrampicata su ghiaccio. L’altoatesino Herbert Klammer è 2°. Maria Tolokonina e il russo Pavel Gulyaev vincono la gara di velocità bissando il successo di Daone.

Altra battaglia altra corsa per l’Ice World Cup. Dopo una settimana dalla partenza di Daone, da Saas Fee arrivano conferme ma anche (belle) novità, soprattutto per l’Italia. La prima super conferma è targata Markus Bendler. L’austriaco vincendo anche la prova Lead in Svizzera non solo è il nuovo campione del mondo di ice climbing, ma  ormai è anche il vincitore in pectore della Coppa 2009 Difficoltà, a completamento di un quadriennio eccezionale che l’ha visto conquistare il bronzo nel 2006 e l’argento sia nel 2007 che nel 2008. Una escalation che la dice lunga sulla sua forza, che nessuno ha mai messo in dubbio. Come nessuno ha mai messo in dubbio la forza degli altoatesini Angelika Rainer, vincitrice di questa seconda tappa Lead e nuova campionessa del mondo di ice climbing, e di Herbert Klammer, l’iron man italiano che è arrivato secondo ad un soffio da Bendler ed è quindi il vice campione del mondo.
E’ questa riscossa degli atleti italiani, rinforzata dal 4° posto di Jenny Lavarda e dal 9° di Barbara Zwerger, la novità più grande che arriva dall’importante e classica tappa nel “garage” di Saas Fee, trasformato nell’occasione in campo di gioco. Un’autentica arena dell’ice climbing dove, a proposito di conferme, la russa Maria Tolokonina e il connazionale Pavel hanno ribadito la loro leadership nella Velocità bissando la vittoria di Daone e mettendo una pesantissima ipoteca sulla vittoria finale. Senza contare che Maria Tolokonina, con il 3° posto nella Difficoltà, che si aggiunge alla vittoria nella prima tappa, è in piena corsa anche per la vittoria del Trofeo anche di questa specialità.
Certo che a Saas Fee la battaglia non è mancata, come puri i capovolgimenti. Soprattutto nella gara maschile di Difficoltà dove Herbert Klammer, riscattando l’opaca prova di Daone, è stato autore di una formidabile corsa che l’ha visto partire dall’ultimo posto dei qualificati per la finale per poi rimontare fino al 2° gradino del podio, a poca distanza da Bendler. Solo un errore di interpretazione ha fermato l’altoatesino che è riuscito però a distanziare di un soffio il russo Maxim Tomilov, altro escluso dalla finale di Daone, terminato al 3° posto. Al 4° posto, con lo stesso risultato in finale di Tomilov ma spareggiato per le precedenti prove, termina invece Simon Anthamatten che evidentemente, anche giocando in casa, non riesce a tornare sui livelli stellari che gli avevano regalato la vittoria del Trofeo 2008. Alle sue spalle, con il 5° posto, l’ucraino Evgeny Kryvosheytsev, un altro grande dell’ice climbing che si è riscattato dopo la “falsa” partenza di Daone. Mentre chiudono le fila degli altri finalisti l’altro Anthamatten, Samuel, seguito dallo slovacco Juraj Svingal (7°) e dallo svizzero Patrik Aufdenblatte.
Angelika Rainer dal canto suo ha davvero dominato la Difficoltà femminile senza concedere sconti. La 22enne bolzanina è stata impeccabile centrando l’unico top della finale e dimostrando ancora una volta di essere tra le più forti al mondo. Con questa vittoria (la sua seconda consecutiva a Saas Fee) che si aggiunge al buon 6° posto di Daone della scorsa settimana, Angelika si rimessa in corsa per la vittoria finale. Certo sarà un impresa difficile. Tutto si giocherà nell’ultima tappa di Busteni, dove le sue più dirette avversarie, la svizzera Petra Müller (argento a Saas Fee e 4a a Daone) e soprattutto Maria Tolokonina (3a a Saas Fee e 1a a Daone) punteranno sicuramente al top della finale. Un obiettivo che d’altra parte anche Angelika ha già ampiamente dimostrato di saper centrare. Ma anche un top a cui certamente cercherà di arrivare anche Jenny Lavarda che s’è riscatta dalla brutta gara di Daone con un 4° posto, ad un niente dal bronzo della Tolokonina. Come cercheranno di non star indietro le altre big come la francese Stéphanie Maureau (5a a Saas Fee e 2a Daone), la belga Chloe Graftiaux (6a a Saas Fee e 5a a daone) e la ceca Lucie Hrozova (7a a Saas Fee e 3a a Daone).
Insomma dopo l’intermezzo sloveno di Mojstrana dedicato solo alla Velocità, a Busteni ci sarà grande battaglia nella Difficoltà. Soprattutto nella gara femminile. La posta è importante lo dimostra l’episodio che ha portato all’esclusione della bolzanina Barbara Zwerger dalla finale di Saas Fee. Nelle qualifiche Barbara non aveva terminato al top a causa un errore di comunicazione dei giudici, poi nelle semifinali era terminata 8a pari merito con la francese Maureau che aveva però chiuso al top (vero) le qualifiche. I giudici avevano concesso la partecipazione di Barbara alle finali. Da qui la precisazione di Jenny Lavarda che ha sì escluso Barbara Zwerger, ma sopratutto ha restituito a Jenny il 4° posto che le spettava anziché il 7° della semifinale. Una precisazione ineccepibile a termini di regolamento che prevede, infatti, 8 finalisti e lo spareggio degli eventuali pari merito della semifinale con i risultati delle precedenti prove. Fatti analoghi sono già successi anche nella Coppa del mondo di arrampicata, e sicuramente sono il segno che la competizione c’è e anche molto forte e sentita!
CLASSIFICHE WORLD CUP 2009
SAAS FEE
difficoltà femminile
1 Angelika Rainer (Italy)
2 Petra Müller (Switzerland)
3 Maria Tolokonina (Russia)
4 Jenny Lavarda (Italy)
5 Stéphanie Maureau (France)
6 Chloe Graftiaux (Belgium)
7 Lucie Hrozova (Czech)
8 Seon Shin Woon (Korean)
Click Here: essendon bombers guernsey 2019difficoltà maschile
1 Markus Bendler (Austria)
2 Herbert Klammer (Italy)
3 Maxim Tomilov (Russia)
4 Simon Anthamatten (Switzerland)
5 Evgeny Kryvosheytsev (Ukrainev)
6 Samuel Anthamatten (Switzerland)
7 Juraj Svingal (Slovakiav)
8 Patrik Aufdenblatten (Switzerland)
velocità maschile
1 Gulyaev Pavel (Russia)
2 Batushev Pavel (Russia)
3 Dimitrov Tihomir (Bulgaria)
4 Dengin Alexey (Russia)
5 Kryvosheytsev Yevgen (Ukrainian)
6 Kolchegoshev Kirril (Russia)
7 Odermatt Urs (Switzerland)
8 Primerov Nikolay (Switzerland)

velocità femminile

1 Tolokonina Maria Russia
2 Shubina Nadezda Russia
3 Filippova Maryam Russia
4 Badalyan Liudmila Russia
5 Petkova Radka Bulgaria
6 Pleskacheva Ekaterina Russia
7 Launits Nadezda Russia