“Racchette da neve in Dolomiti” a Vicenza

Venerdì 28 novembre 2003 a Vicenza la presentazione del nuovo libro “Racchette da neve in Dolomiti” di Silvia Piardi e Francesco Tremolada.

Venerdì 28 novembre 2003 alle ore 18.30 presso la libreria Libravit di Vicenza, gli autori Silvia Piardi e Francesco Tremolada presenteranno il libro “Racchette da neve in Dolomiti”, una raccolta di itinerari nelle Dolomiti centrali.

I percorsi sono raggruppati in quattro capitoli distinti che spaziano dalla Marmolada a Cortina; un altro capitolo è dedicato invece alle “traversate” e raggruppa itinerari non inseriti in un’area specifica, ma uniti dalla comune caratteristica di “grandi” traversate.

Nella parte introduttiva del libro è contenuto inoltre un manuale tecnico sulla progressione con le racchette da neve, sui materiali e l’attrezzatura, e sulla conoscenza della neve. Il libro è corredato da numerose foto a colori dell’autore.

“Con le racchette ai piedi è possibile allontanarsi dalle strade e dai più comuni percorsi innevati e battuti che molto spesso si sviluppano e rimangono intorno ai centri abitati; è possibile scoprire zone selvagge, fuori dalla vista di piste ed impianti sciistici, così come d’estate ci si inoltra nel bosco ammirando e godendo del silenzio, della natura incontaminata e nascosta che in esso regnano. Ma gli stessi sentieri, che d’estate sono affollati di gente, una volta ricoperti di neve, diventano percorsi silenziosi, calpestati solo dagli animali e rimangono luoghi inesplorati ed affascinanti dove ritornare; è per questo che al piacere di una passeggiata, si aggiunge, in mezzo alla neve e lontani dal rumore, una sensazione di libertà inimmaginabile, l’emozione nel trovarsi immersi in luoghi solitari, potendo godere di splendidi paesaggi, di incontri e visioni inaspettate.”

Altre pubblicazioni dell’autore:
“Sci-avventura nelle Dolomiti”
Maurizio Gallo e Francesco Tremolada
ZetaBeta Editrice, 2003.
440 pagine. Fotografie a colori.

Portfolio

Racchette da neve in Dolomiti
Silvia Piardi e Francesco Tremolada
ZetaBeta Editrice; 2003.
Fotografie a colori.
Presentazione presso:
Libravit di Vicenza, zona centro storico, Contrà do Rode, 29
tel: 0444 235026
Per informazioni:
Associazione ProGuide

[email protected]

Itinerari con le racchette da neve su PlanetMountain.com Portfolio www.proguide.it

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Barracuda, Gole di Taghia, Marocco

Nel giugno 2004, in una zona remota dell’Alto Atlante, in Marocco, un piccolo team polacco composto da David Kaszlikowski, Eliza Kubarska e Borek Szybinski ha liberato una nuova big wall sul Monte Oujdad (2695m), nelle gole di Taghia.

Nel giugno 2004, in una zona remota dell’Alto Atlante, in Marocco, un piccolo team polacco composto da David Kaszlikowski, Eliza Kubarska e Borek Szybinski ha liberato una nuova big wall sul Monte Oujdad (2695m), nelle gole di Taghia. La nuova via, “Barracuda” (7c+ max. 7a+ obbligatorio), si aggiunge così alla vicina Sur le fil de la nuit, salita dagli italiani Rolando Larcher, Michele Paissan e Maurizio Oviglia, nell’ottobre 2003.

“Barracuda” sale per 600 metri di placche verticali o leggermente strapiombantii che hanno richiesto ai tre climber polacchi due settimane di arrampicata e l’utilizzo di una combinazione di arrampicata libera ed artificiale per piantare gli spit dal basso. La progressione è stata rallentata da nevicate, pioggia e… intossicazioni alimentari a causa dell’acqua sporca. Per evitare il lungo e pericoloso avvicinamento (200m sopra il Taghia canyon), i tre hanno dormito nel portaledge e una amaca. La salita in libera della via è stata effettuata verso la fine di giugno, arrampicando in alternata.

“Abbiamo iniziato la salita come ‘apprendisti sky hook’, in cima eravamo in grado di tenere corsi di perfezionamento solo per esperti” ricorda Kaszlikowski. “Anche se oggi il 7c+ non è più così “difficile”, su questa parete abbiamo dovuto affrontare e risolvere varie problematiche: la roccia è molto tagliente e distrugge la pelle. Liberare la via ‘a vista’ potrebbe essere molto doloroso… Dopo tutto, un Barracuda è un pesce molto duro e tagliente, no? :-)”

Taghia e l’Alto Atlante, a cura di David Kaszlikowski
Questa zona dell’Alto Atlante assomiglia più alle Alpi che ad altre zone nel deserto africano, come per esempio le Gole di Todra. Le cime circostanti raggiungono spesso i 3000m di quota, ed alcuni pareti sono alte fino a 800m. La seconda montagna più alta dell’Alto Atlante, il Jebel M’Goun, è vicinissima a questa zona.

Taghia è un paese bellissimo, lontano e difficile da raggiungere, a 1900m di altezza. Per arrivarci bisogna prendere una Land Rover fino al paese Zaouia Ahansal, dopo di che si cammina per due ore, con tutta l’attrezzatura trasportata a dorso d’asino. La zona del Taghia ospita i berberi, un popolo molto educato ed ospitale. Nel paese ci sono due gite d’etape.

I canyon profondi e le pareti di calcare rosso creano un scenario mozzafiato. Dal punto di vista esplorativo è ancora tutto da scoprire. Dopo due trek di un giorno abbiamo individuato almeno 5 grossi progetti di vie da fare in libera, fino a 600m in altezza. Ma noi non abbiamo visto neanche la metà di quello che c’è da vedere. Ci sembra che tra queste pareti negli ultimi anni l’arrampicata stia vivendo un piccolo boom: dopo anni di silenzio, qui si stanno avventurando varie forti spedizioni. I mesi migliori sono maggio, giugno, settembre ed ottobre, e alcuni vengono addirittura in estate per salire le pareti nord dei canyon.


Sur le fil de la nuit, Gole di Taghia Vie lunghe nelle Gole di Todra www.StudioWSpin.com

Portfolio


Eliza Kubarska su Barracuda. foto David Kaszlikowski

Monte Oujdad, 2695 m
BARRACUDA

Prima salita:
David Kaszlikowski, Eliza Kubarska e Borek Szybinski, giugno 2004
Difficoltà: 7c+ max; 7a+ obbligatorio.
Lunghezza 600 m
Materiale: bolted on lead, at times run-out

Borek Szybinski su Barracuda. foto David Kaszlikowski

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Memorial Francesco Plazzotta

Il 18/03 il S.A.G.F. (Soccorso Alpino Guardia di Finanza) di Tolmezzo (UD), organizza in località M.te Zoncolan (Sutrio – UD), il 1° ‘Memorial Vb. Francesco Plazzotta’, cronoscalata di sci alpinismo in notturna a livello amatoriale.

Venerdì 18 marzo 2005, il S.A.G.F. (Soccorso Alpino Guardia di Finanza) di Tolmezzo (UD), organizza in località M.te Zoncolan nel Comune di Sutrio (UD), il 1° ‘Memorial Vb. Francesco Plazzotta’, cronoscalata di sci alpinismo in notturna a livello amatoriale. La partenza in linea è fissata alle ore 20.00.

Il ‘Memorial’ intende riunire gli amanti dello sci alpinsmo e della montagna nel ricordo di Francesco, deceduto in un tragico incidente di servizio il 3 novembre 2004 lungo la cresta del M.te Piombada in Comune di Verzegnis (UD)

PROGRAMMA
17.00: Apertura ufficio gare, distribuzione pettorali.
20.00: Partenza del 1° Memorial Vb. Francesco Plazzotta.
21.30: ristoro c/o Self-service Monte Zoncolan.
22.30: Premiazioni.
Interverrà il Corpo Bandistico di Sutrio.

Percorso
la partenza in linea avverrà di fronte al self-service del Monte Zoncolan. La salita si snoderà lungo la strada estiva che porta alla sella del M.te Zoncolan e si concluderà nei pressi dell’arrivo della funivia.

iscrizioni on line: [email protected] info: tel. 320 4367147 – 0433 2141 Pieghevole manifestazione Chiusura iscrizioni 30 minuti prima della gara. Quota d’iscrizione 15,00 Euro (comprensiva di trasporto a monte dello zaino; assistenza medica e soccorso; ristoro c/o il self-service; berretto ricordo della manifestazione)

1° “MEMORIAL” Vb. Francesco Plazzotta Patrocinio: Regione Friuli Venezia Giulia, A.I.A.T. della Carnia, Comune di Sutrio, PROMOTUR. Accesso: arrivando dall’autostrada A23 Udine/Tarvisio uscire al casello Carnia per poi proseguire in direzione Tolmezzo-Sutrio-M.te Zoncolan.

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Festa da Pio per la nuova guida di Arco

Il 5/08 alle ore 20.30 ad Arco (Trentino) presso il Bar Conti d’Arco “da Pio” è in programma la presentazione della nuova guida di arrampicata di Arco curata da Michael Meisl e Martin Lochner.

Venerdì 5 agosto alle ore 20.30 ad Arco (Trentino) presso il Bar Conti d’Arco “da Pio” è in programma la presentazione della nuova guida di arrampicata di Arco.

L’attesa è finita o quasi, dunque… è uscita la nuova guida di Arco a cura di Michael Meisl e Martin Lochner! Per festeggiare l’evento venerdì sera alle 20.30 ci sarà la presentazione ufficiale (con una gran festa) in uno dei bar più amati dei climbers, da Pio ad Arco.

Per l’occasione sono stati invitati una serie di special guests, tra cui spiccano Stefan Glowacz (vincitore del Rock Master 3 volte), il local “storico” Rolando Larcher e il neo local Cristian Brenna.

Abbiamo detto che l’attesa è finita… o quasi: il libro è davvero bello, e presenta 55 falesie con quasi tutte le vie comentate. L’unico neo (per il momento, appunto) è che per ora esiste solo in tedesco. Ma per fine ottobre dovrebbe essere già pronto nella versione italiana. Giusto in tempo per un grande autunno sulle falesie del Lago 😉

Anteprima (PDF) Arco (2,1 MB)
Arrampicare a Massone Arrampicare a Nago Michael Meisl fotografo Expo Lost Arrow


ARCO
530 pagine, 100 foto, 55 falesie
a cura di Michael Meisl e Martin Lochner

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Baldoavventura a Ferrara Monte Baldo

Una settimana aperta a tutti con arrampicata, canyoning, orienteering, giochi e percorsi didatici nello splendido scenario di Ferrara Monte Baldo

Inizia questo weekend “Baldoavventura”, una settimana di sport e avventura nello splendido scenario di Ferrara Monte Baldo (VR), organizzato da X Mountain Guide Alpine Dolomiti.

La settimana è aperta a tutti e prevede arrampicata, canyoning, orienteering, giochi e percorsi didatici per i più piccoli. Finisce domenica 10 luglio con il primo X Mountain Extreme Contest, una gara a squadre con tre discipline diverse: corsa orientamento, canyoning ed arrampicata.

Per tutte le informazioni, regole ed iscrizioni, visitate www.xmountain.it

www.xmountain.it Come arrivare

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Arrampicata: Flavio Crespi e Angela Eiter vincono la World Cup 2005

20/11 Vittoria storica per l’arrampicata italiana a Kranj: Flavio Crespi è il primo italiano a conquistare la Coppa del mondo di arrampicata di difficoltà. La Coppa femminile è stata vinta dall’austriaca Angela Eiter.

Kranj 20 novembre 2005. Finale della Climbing World Cup Lead 2005. Flavio Crespi e Angela Eiter hanno vinto, entrambi con il top, (anche) la nona e ultima tappa della World Cup di Kranj, legittimando nel migliore dei modi la vittoria del Trofeo 2005. Alle spalle dell’italiano salgono sul podio di tappa la rivelazione della stagione, l’olandese Jorg Verhoeven (2°), e lo svizzero Cedric Lachat (3°). Verhoeven con questo risultato si aggiudica l’argento anche nella classifica generale della Coppa scavalcando lo spagnolo Ramon Julian Puigblanque (3°). In gara femminile le slovene Maja Vidmar e Natalija Gros sono rispettivamente seconda e terza nella classifica di tappa. Mentre il podio della Coppa 2005 vede confermata, dietro alla Eiter, sempre la Vidmar davanti alla francese Ciavaldini (4a a Kranj) terza.

Per Angela Eiter questa è la seconda Coppa del Mondo consecutiva. Una vittoria senza discussioni, conquistata con uno score da ‘plebiscito’ di 8 vittori e un 2° posto. Come è davvero stata una conquista senza alcuna discussione quella di Flavio Crespi, che con quattro vittorie, un 2°, un 3°, un 5°, un 6° e un 9° posto ha regalato un storica prima volta all’Italia. Una vittoria che, proprio a Kranj, ha avuto il suo suggello e che merita la dedica di una cronaca.

UNA FINALE DA NON DIMENTICARE

Ci siamo. Tocca a Flavio Crespi. E’ l’ultimo a scendere in campo della gara maschile. E ormai si sa: è già lui il vincitore di questa Coppa del Mondo. Lo spagnolo Puigblanque, l’unico che alla vigilia poteva insidiargli la leadership, è fuori gioco: non ha superato il turno di semifinale ed è solo 14°. Flavio, invece, con un percorso perfetto è stato l’unico ad aver raggiunto la catena sia nelle qualificazioni, sia in semifinale. Insomma, dopo nove estenuanti tappe è fatta: la Coppa è sua! Eppure, non sembra sorridere, Flavio. Dovrebbe esultare, la sua è un’impresa storica per l’arrampicata italiana: è il primo azzurro a vincere l’ambitissimo trofeo. Invece, ha la faccia di uno che deve ancora giocarsi la gara della vita. Ha ancora gli occhi di chi deve dimostrare tutto, Flavio. E’ teso, distaccato, quasi assente… Ai molti italiani arrivati a Kranj per festeggiare il sogno che pareva impossibile sembra quasi un controsenso. Ma per Flavio sembra esserci solo quest’ultima corsa. Una corsa che per lui sembra proprio valere tutto…

Fin qui è stato concesso poco allo spettacolo. Già dal secondo finalista la via ha svelato tutti i suoi segreti: lo svizzero Lachat, come al solito con mille tentennamenti e ‘vibrazioni’, ha subito centrato il top. Imitato, poco dopo, dall’olandese Jorg Verhoeven, che ha cacciato la catena come un siluro. Poi le ’emozioni’ delle ‘sorprese’ in negativo del campione del mondo Tomas Mrazec e del francese Alexandre Chabot, quello che ha il palmares più ricco di tutti: entrambi sono vittime del blocco di uscita, quello che porta ad un passo dal top. Nell’ordine anche Christian Bindhammer, Midtboe e Valjavec sono caduti più o meno da quelle parti. E’ una finale “sbagliata”, insomma. Una finale che permette ben tre riposi quasi completi e che, il grande (grandissimo!) pubblico di Kranj, ha subito battezzato come troppo “facile”… Cosa potrà mai riservare, allora, la corsa di Crespi? Ma non c’è tempo per domandarselo che lui è già partito. E, inesorabile, avanza presa su presa. Arriva al primo riposo: e non lo sfrutta. Arriva al secondo: e lo salta. Possibile? Sembra averne all’infinito. Ormai è sotto al boulder decisivo, ma è come se fosse alle prime prese: sempre la stessa forza, la stessa sicurezza. Così il boulder risolutivo vola via. E arriva la catena, il braccio alzato e la quarta vittoria stagionale.

Ora forse abbiamo capito, è anche questa la Coppa che cercava Crespi: quest’ultima corsa è stata la perfetta sintesi di una stagione e di una superiorità straordinarie. Una superiorità costruita con un lavoro costante, un impegno (anche psicologico) e una dedizione assolute, programmate. “Ancora è presto, capirò quello che ho fatto tra qualche giorno”, confessa Crespi subito dopo la gara. Oggi è come avesse voluto mostrarci quanto era alto il suo obiettivo e quanto in alto è arrivato per centrarlo. Domani si riparte da un’altra consapevolezza, dal gradino di una dimostrata superiorità che gli permetterà sicuramente di sorridere! Intanto, per questa prima Coppa esulta l’intera arrampicata italiana! Anzi no, per le due Coppe: infatti Flavio oltre alla Coppa del Mondo di difficoltà ha vinto anche la ‘nuovissima’ Coppa Combinata (Difficoltà più Boulder). Una ciliegina che rende il tutto ancora più gradito!

In coda, due annotazioni, ancora tutte dedicate agli azzurri, di sempre. Nel giorno del trionfo a complimentarsi con Flavio Crespi c’era anche Luca Zardini, suo compagno in nazionale per tutto questo splendido 2005. Per lui la stagione ha fruttato un ottavo posto che ha dell’incredibile. Basti pensare che nel lontano 1992 Zardini terminò al secondo posto nella classifica di Coppa del Mondo. E che, prima di questa vittoria di Crespi, il suo, insieme al 2° posto di Cristian Brenna del 1998, era il miglior piazzamento italiano in Coppa. Mentre Dino Lagni, ricordiamo, vinse il Campionato del Mondo nel 1999. In quel lontano 1992 Zardini arrivò dietro a Legrand, e davanti a Tribout e Hirayama. Ora, lui è l’unico ancora in campo, ed è ancora lì a lottare tra i primi! Per finire una nota anche per Jenny Lavarda: ieri a Kranj la sua è stata una prova davvero bella, incorraggiante. Il suo 6° posto di tappa (e il 7° nella classifica generale di Coppa) fa ben sperare, soprattutto per la maturità che ormai la vicentina sembra aver acquisito in gara.

A ben vedere sono tutte storie di una stessa storia. Crespi che raggiunge il sogno sportivo della sua vita. Zardini che quel sogno l’ha sfiorato ed è ancora lì a misurarsi incredulo di essere ancora tra i migliori. Lavarda che sta crescendo nella consapevolezza di quello che può ancora dare. Sono le storie dello sport. Come quella di Murtiel Sarkany, vincitrice di 4 Coppe del Mondo, solo nona ieri, ma ancora lì a lottare, applauditissima dal pubblico, fino alla fine. E’ lo sport, quello che ti fa sognare e soffrire e che vale per quanto lo ami!

di Vinicio Stefanello

Classifica maschile – Kranj (SLO)
1 Flavio CRESPI (ITA)
2 Jorg VERHOEVEN (NED)
3 Cédric LACHAT (SUI)
4 Tomas MRAZEK (CZE)
5 Alexandre CHABOT (FRA)
6 Christian BINDHAMMER (GER)
7 Magnus MIDTBOE (NOR)
8 TomaÏ VALJAVEC (SLO

Classifica femminile – Kranj (SLO)
1 Angela EITER (AUT)
2 Maja VIDMAR (SLO)
3 Natalija GROS (SLO)
4 Caroline CIAVALDINI (FRA)
5 Mina MARKOVI_ (SLO)
6 Jenny LAVARDA (ITA)
7 Katharina SAURWEIN (AUT)
8 Yuka KOBAYASHI (JPN)
9 Muriel SARKANY (BEL)


World Cup Leads 2005

nona prova

Kranj (SLO)
19-20 novembre

dall’alto: Flavio Crespi, Angela Eiter, Maja Vidmar, Jorg Verhoeven nella nona tappa della Coppa del Mondo difficoltà 2005.
ph Giulio Malfer

Portfolio Giulio Malfer Portfolio Portfolio archivio World Cup 2005 World Cup Lead news Flavio Crespi

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Rovereto: vincono Gérome Pouvreau e Juliette Danion

La terza tappa della Bouldering World Cup di Rovereto è stata vinta da Gérome Pouvreau davanti a Jérôme Meyer e da Juliette Danion che supera Olga Bibik. Tomás Mrázek e Angela Eiter. sono terzi.







Alla fine tutto è stato deciso da un soffio. Così come dev’essere nel boulder stellare. Perché a Rovereto s’è visto davvero grande boulder, e soprattutto una delle finali di Coppa del mondo più divertenti ed entusiasmanti che si ricordino. Di un soffio, dunque, per un tentativo in più su una zona, nella terza tappa della Bouldering World Cup di Rovereto ha vinto la caparbietà (e la forza guizzante) di uno scatenato Gérome Pouvreau davanti ad un esplosivo, incontenibile (e irascibile) Jérome Meyer. Mentre, con un percorso perfetto di 4 bouder risolti al primo tentativo, Juliette Danion ha superato di un’incollatura (un tentativo in meno) Olga Bibik, alla quale non è bastato chiudere tutti i blocchi per centrare la sua terza vittoria consecutiva stagionale.

A far da terzi sul podio, poi, tanto per ribadire che nulla è scontato (soprattutto nel boulder) sono saliti Tomas Mrazek e Angela Eiter. Ovvero due mostri della distanza lunga, quella che, fino a poco tempo fa, si diceva incompatibile con la ‘corta’ e intensa specialità dei blocchi. Ma tant’è, forse è il segno di una trasformazione che supera le canoniche divisioni di specialità. O, più semplicemente, che dà la caratura (immensa) di questi campioni.

Si diceva che è stata una finale divertente. E non a caso: lo può testimoniare l’entusiasmo del pubblico del Palasport di Rovereto letteralmente trascinato dalle invenzioni degli atleti. Delle autentiche prodezze che, occorre dirlo subito, sono state a bella posta provocate da un team di tracciatori (Laurent Laporte, Loris Manzana, Mario Prinoth e Riccardo Scarian) che nelle due giornate di gara hanno messo in primo piano la spettacolarità, senza mai tradire la bellezza e l’essenza del boulder. Così i ‘problemi’ di Rovereto sono risultati un mix quasi perfetto di placche e strapiombi in cui ogni respiro, ogni millimetro e ogni scelta (di equilibri, potenza ed esplosività) diventavano fondamentali per trovare il ritmo e la soluzione giusta.

A proposito di ritmo e soluzioni, la finale – come negli spettacoli pirotecnici che si rispettino – ha avuto un inizio ‘soft’, quasi un riscaldamento per annunciare i gran ‘botti’ successivi. Così la soluzione del boulder n° 1 maschile ha proposto la grande onda strapiombante in versione ‘elegante’ con un traverso che in poche bracciate ha portato al top tutti i finalisti: Oleksy, Meyer, Mrazek, Pouvreau e Fischhuber con l’eccezione di Matthieu Thomassin che, evidentemente, dava già i primi segni di non aver ben recuperato la sua grande performance in semifinale. Per le donne, invece, la Eiter inaugura con grande sicurezza la sua seconda finale (su due gare) di boulder risolvendo subito lo strapiombo centrale e l’uscita sui grandi crateri del satellite marziano che coronava la colorata struttura di gara. Un ostacolo che anche Bibik e Danion superano con relativa facilità sempre al primo tentativo, mentre la ‘rivelazione’ Bezhko ha dovuto spendere e spremere tutta la sua costanza e forza per trovare il top in tre tentativi. Una strada che né la Son (che non ama i problemi di potenza), né la Graftiaux (anche lei apparsa subito provata dalla sua perfetta semifinale) sono riuscite ad imboccare.

Il blocco 2 è quello della prima ‘esplosione’ che è tutta per la gara femminile. Si parte sotto il tetto di sinistra e con un gran lancio a due mani se ne piglia il bordo poi, rimontata la placca, viene il bello: due appoggi stretti, un verticale per la mano sinistra e le due prese del top… lontanissime. Eiter, dopo aver sprecato un tentativo per una partenza sbagliata, fa un capolavoro: raggiungere la posizione di lancio e, usando tutta la sua mobilità di anche, si molleggia e poi stende la ‘molla’ ed il gioco è fatto. Il pubblico, grato, non lesina applausi da standing ovation. Ovazioni che poi tributa anche alla Son che non spreca tentativi e va subito a risolvere il quesito da vera specialista del balletto e degli equilibri, davvero brava! Come sono state super, anche per eleganza, la Bibik e la Danion che in due tentativi, nonostante siano più alte della Eiter e della Son, hanno trovato il ‘loro’ equilibrio con un bilanciamento del braccio degno del Bolshoi. Cosa che non è riuscita alla Graftiaux e tanto meno alla Bezhko che però si è prodotta in uno spettacolare (quanto improbabile) lancio con conseguente ‘volo libero’ da record: davvero un ‘coraggio’ e una cosa mai visti. Da non ripetere!

In gara maschile invece la stazione due è stata proprio quella delle ripetizioni. Il menù prevedeva uno spigolo e quindi l’uscita su un volume verde (un enorme peperone) tanto viscido e intenibile da sembrare impossibile… Anche se in realtà (confidano i tracciatori) c’è una schiffezzuola di appiglio persa in quel limaccioso mare verde che consente, come per magia, di trovare il bandolo della matassa. Fatto sta che tutti, tenta e ritenta, si perdono in quel mare che è l’esatta copia del ‘Magistrato’ uno dei boulder di granito del Melloblocco 2006. Ma anche l’impossibile deve avere la sua parte. E il pubblico ha apprezzato e partecipato anche a questo gioco al ‘ciapa no’ che, per ultimo, ha colpito anche Fischhuber che pure sembrava aver trovato la chiave del problema ma che poi è stato costretto a rinunciare.

Non rinuncia invece a stupire la banda Bibik, Son e Danion che, alla grande, risale al primo tentativo il 3¡ blocco che in realtà è lo stesso ‘Magistrato’ dei maschi, ma rivisto e abbondantemente corretto con generosi appoggi. Anche la Eiter con una grande performance centra il top, però al secondo tentativo. Mentre non c’è nulla da fare per la Graftiaux e la Bezhko. Per i maschi, invece, il terzo piatto del menù riserva una bella (e velenosa) placca con partenza in un ‘diedro’ e poi una traversata dagli equilibri davvero al millimetro. Ci prova per primo ma senza costrutto Oleksy. Poi, il Mrazek che non ti aspetteresti mai, dopo due tentativi a vuoto, piglia la fuga (incredibile) per il top. Imitato, subito dopo, da uno straordinario Pouvreau che, senza errori, risolve al primo giro quella che (si saprà dopo) è la sua ipoteca sulla vittoria. Sì, perché sia Meyer (che, al solito, va in tranche agonistica scalciando la struttura e gettando per aria il sacchetto del magnesio beccandosi l’ammonizione dell’arbitro) sia lo specialista e tecnicissimo Fischhuber su quella, malefica, placca vanno a vuoto.

Centrano perfettamente il bersaglio, invece, sull’ultima stazione, la n° 4, la Eiter, la Son, la Bezhko e naturalmente, anche se con qualche tentennamento, la Bibik che in realtà soffre un po’ la pressione del momento. Questa per lei è l’ultima occasione e deve sfruttarla fino in fondo: è indietro di un tentativo rispetto alla Danion, quindi deve arrivare al top senza errori per poi sperare in qualche passo falso della francese. Ma la Danion di Rovereto e davvero bionica e risolve il suo problema passeggiando. In realtà si tratta di un boulder un po’ facile, come ammettono anche i tracciatori: succede, ma questo non toglie nulla al fantastico lavoro che hanno fatto. Morale: la vittoria è della francese Juliette Danion con il percorso netto di 4 top in 4 tentativi. Seconda è la russa Olga Bibik (4 top in 5 tentativi). Terza l’austriaca Angela Eiter (4 top in 5 tentativi). Quarta la francese Melanie Son (3 top in 3 tentativi). Quinta l’ucraina Olga Bezhko (2 top in 4 tentativi). Mentre sesta è la belga Chloé Graftiaux che resta a secco di top ma che dalla sua torna a casa con il ricordo di una semifinale davvero da ricordare.

Come è da incorniciare anche il 4° blocco maschile (uno dei più belli in assoluto) che ad una partenza ‘dinamica’ in strapiombo faceva seguire l’arrivo ad un volume (naturalmente liscio) che, rimontato, permetteva di scalare il top della grande luna rossa. Un programma (difficilissimo) per un finale di partita davvero spettacolare. Il clou inizia con Gérome Pouvreau che dopo una battaglia epica arriva ad un pelo dall’uscita, infiammando il pubblico. Giusto una premessa per l’exploit di Jérome Meyer che, in due straordinari tentativi, trova il grimaldello giusto per la cima di Marte e per il tripudio dello stadio. Ma non è ancora finita perché manca ancora Fischhuber, l’ultimo a scendere in campo: se il leader della classifica di Coppa, ce la fa a chiudere il blocco al primo tentativo la gara è sua. Il miracolo sembra proprio che possa succedere quando l’austriaco cade… 1, 2, 3 volte. Ora è fuori dal podio, ma il pubblico reclama la sua parte e Fischhuber lo ripaga: un altro tentativo a vuoto e poi al 5° giro il fantastico top. Grande! E il pubblico lo ringrazia da par suo.

Finisce così una grande gara con il francese Gérome Pouvreau che con 2 top in 3 tentativi precede il connazionale Jérome Meyer per un tentativo di zona in meno. Il ceco Tomas Mrazek è 3° (con due top in 4 tentativi) mentre l’austriaco Kilian Fischhuber è 4¡ (con due top in 6 tentativi). Chiudono la classifica della finale il polacco Tomasz Oleksy con il 5° posto e il francese Matthieu Thomassin al 5¡.

In questa specie di telecronaca non si può, infine, non citare anche la coda tradizionale di Rovereto: quella dell’Extra Bloc. Ovvero un supplemento di gara aperto a tutti sul boulder ‘non risolto’ che, in questo caso, ricorderete è stato il n° 2 della gara maschile, ovvero il ‘Magistrato’. Bene, in questo caso non c’è stata storia perché Gerome Meyer, ritornato in campo, ha salito il ‘blocco impossibile’ con una facilità impressionante lasciando di ‘sale’ tutti i presenti. E’ il caso di dire, come sempre, che anche in questo caso in ‘misteri del boulder’ sono infiniti. Oppure che l’incentivo dei 1000 euro in palio ha fatto un vero ‘miracolo’… Comunque sia, un piccolo miracolo Rovereto l’ha fatto: ha regalato una grande serata a tutti gli appassionati. E, se vi state chiedendo il perché di questa eterna telecronaca che non potrà mai dare conto di una finale davvero piacevole ed entusiasmante, avete già trovato la risposta: gare come queste bisogna andarle a vedere! All’anno prossimo allora!

Classifica finale maschile
1 Pouvreau Gérome FRA
2 Meyer Jérome FRA
3 Mrazek Tomas CZE
4 Fischhuber Kilian AUT
5 Oleksy Tomasz POL
6 Thomassin Matthieu FRA
click per le classifiche complete

Classifica finale femminile
1 Danion Juliette FRA
2 Bibik Olga RUS
3 Eiter Angela AUT
4 Son Mélanie FRA
5 Bezhko Olga UKR
6 Graftiaux Chloé BEL
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PORTFOLIO by G. Malfer VIDEO FINALI semifinali qualificazione maschile qualificazione femminile presentazione tutte le news Rovereto 2006
foto di Giulio Malfer

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Josune Bereziartu 8b on-sight

Josune Bereziartu ha salito a vista Fuente de Energia, 8b at Vadiello, Huesca, Spagna. Inoltre, la basca ha salito rotpunkt ‘Narco’, 8b+ nella falesia di Bentue de Rasal.

Josune Bereziartu a-vista e in grande forma! Durante un viaggio “esplorativo” alle nuove falesie attorno a Huesca, vicino a Rodellar, Josune si è portata a casa una bella serie di vie attorno all’ 8a/8a+, prima di salire rotpunkt Narco, 8b+ nella falesia di Bentue de Rasal.

Le vie in queste falesie, dice Josune, tendono ad essere “abbastanza corte, tra i 12-15m” lasciando quindi poco spazio agli errori. Che comunque la Bereziartu non ha commesso su ‘Fuente de Energia’, l’8b salito a-vista pochi giorni fa. Ci potevano stare altri due 8b a vista ma “come sapete anche il minimo errore risulta in una caduta…”

On-sight
Por Bulerias, 8a (San Martin de la Val De Onsera, Huesca)
Sesion Loskot, 8a (Bentue de Rasal, Huesca)
Al mal tiempo buena farra, 8a (Bentue de Rasal, Huesca)
El Chiniprio , 7c+/8a (Bentue de Rasal, Huesca)
El Rocainomano, 8a+ (Bentue de Rasal, Huesca)
Marea Blanca, 8a/8a+ (Bentue de Rasal, Huesca)
Tres Panolis, 8a (Bentue de Rasal, Huesca)
El conformao, 8a+ (Bentue de Rasal, Huesca)
Jacky-Rouhling, 8a (Bentue de Rasal, Huesca)
Fuente de Energia, 8b (Vadiello, Huesca)
Causa sui, 8a (Vadiello, Huesca)

Rotpunkt
Narco, 8b+ (Bentue de Rasal, Huesca).

Archivio news Bereziartu Intervista Josune Bereziartu (2001) Arrampicare a Rodellar www.josunebereziartu.com

Foto: Josune Bereziartu a-vista su Fuente de Energia 8b, Vadiello, Huesca
photo Bereziartu collection

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Kangchenjunga per Alan Hinkes, è il suo 14° ottmila

Il 30/05, alle 19.00, l’inglese Alan Hinkes ha raggiunto la cima del Kangchenjunga (8586m) diventando così il primo alpinista britannico a salire tutte le 14 cime più alte del mondo.



Alle 19.00 del 30 maggio l’inglese Alan Hinkes ha raggiunto la cima del Kangchenjunga (8586m) diventando così il primo alpinista britannico a salire tutte le 14 cime più alte del mondo.

La vetta della terza montagna più alta della terra non è stata per niente facile a causa del cattivo tempo e dell’alto rischio di valanghe. Hinkes è partito dal Campo Base a circa 6000m il 26 maggio, assieme al suo compagno Pasang Gelu. Abbondante nevicate hanno rallentato i due, impedendogli di raggiungere Campo 3 e costringendoli a bivaccare a 7400m. Il 29 maggio Hinkes e Pasang Gelu hanno fatto un primo tentativo alla cima, ma le cattive condizioni li hanno costretti al rientro.

Hinkes, pochi giorni fa, comunicando via satellite dal Campo Base, ha raccontato com’è andata: “un secondo tentativo ci ha visti partire all’una della notte del 30 maggio. Aveva nevicato ancora ma siamo riusciti a salire bene. Il mio partner Psang ha dovuto fermarsi a circa 15 minuti dalla cima perchè era esausto. Ho raggiunto la vetta il 30 maggio alle 19.00 circa, con forti nevicate e vento. Erano le peggiori condizioni che riesco a ricordarmi su una cima. Ho scattato le foto d’obbligo e sono rimasto per circa 10 minuti prima di iniziare la discesa.”

“Questa salita è senz’altro stata la più dura della mia vita… Il tempo non è mai stato buono il che significa che c’era da battere la traccia in tantissima neve fresca. Il rischio valanghe era altissimo e ogni passo è stato un test di resistenza fisica e mentale… Il ritorno al campo base è stato uno dei momenti migliori della mia vita. Mi sono sdraiato in tenda e ho pensato: l’ho fatto finalmente!”

Complimenti Alan!

I 14 8000m di Alan Hinkes
1987 Shisha Pangma
1988 Manaslu
1990 Cho Oyu
1991 Broad Peak
1995 K2
1996 Everest
1996 Gasherbrum I (Hidden Peak)
1996 Gasherbrum II
1997 Lhotse
1998 Nanga Parbat
1999 Makalu
2002 Annapurna
2004 Dhaulagiri
2005 Kangchenjunga


Expo Berghaus


Foto: Alan Hinkes sulla cima dell’Annapurna nel 2002 (ph. archivio Hinkes)

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Via Alpina – Discover the Alps!

La Via Alpina, un’iniziativa e un’opportunità per conoscere, attraversare e vivere tutte le Alpi. Cinque sentieri internazionali attraverso gli 8 Paesi dell’Europa alpina, da Trieste a Montecarlo: in tutto oltre 340 tappe percorribili dal grande pubblico, per oltre 5.000 chilometri di escursioni, dal livello del mare ai tremila metri di quota.






La Via Alpina: un’iniziativa e un’opportunità per conoscere, attraversare e vivere tutte le Alpi.

Un anno di cammino sulle Alpi. Cinque sentieri internazionali attraverso gli 8 Paesi dell’Europa alpina, da Trieste a Montecarlo: in tutto oltre 340 tappe percorribili dal grande pubblico, per oltre 5.000 chilometri di escursioni, dal livello del mare ai tremila metri di quota. Via Alpina è stata concepita per creare, attorno al primo itinerario escursionistico identificato che attraversi tutti gli Stati alpini d’Europa, un portale internazionale di accesso alla rete dei sentieri delle Alpi.

Una montagna di sentieri fra natura e cultura. Camminare tra vallate e foreste, pascoli e alpeggi, alla scoperta di saperi e sapori diversi, scoprendo antichi mestieri e prodotti dell’enogastronomia locale, artigiani e suggestioni artistiche, piccole capitali di montagna, siti storici, architettura, musei da visitare, feste e tradizioni antiche e moderni eventi e manifestazioni, e il grande patrimonio naturalistico alpino. I cinque percorsi escursionistici attraversano infatti quasi 40 aree naturali protette, tra parchi nazionali e regionali sfiorano i principali massicci e le vette più alte e più belle d’Europa.

Una Via alla portata di tutti. Gli itinerari di Via Alpina non presentano difficoltà alpinistiche e sono guidati da una segnaletica uniforme e discreta. I percorsi sono serviti già oggi da un sistema di rifugi, posti tappa, alberghetti, in grado di accogliere il pubblico, con possibilità di pernottamento e ristoro. Numerosi punti d’accesso serviti dal trasporto pubblico consentono di scegliere tra un’escursione giornaliera, un soggiorno breve, una vacanza di qualche settimana, o una lunga avventura suggestiva sulle tracce dei grandi viaggiatori ed esploratori dei secoli passati.

Un progetto con obiettivi concreti. Il progetto Via Alpina (Interreg IIIB cofinanziato dalla Unione Europea nel programma Alpine Space) ha avuto il riconoscimento della Convenzione delle Alpi e ha l’obiettivo di diventare uno spazio comune di valorizzazione sostenibile del territorio alpino per sviluppare ulteriori progetti, sperimentare le nuove tecnologie, pensare oltre, superando dopo le barriere di confine, quelle del tempo, per guardare avanti, pensando nuovi servizi rivolti ai moderni “viaggiatori” alpini.

Camminare per le terre alte
E’ un po’ questa la filosofia di Via Alpina, un “sentiero per l’Europa”, in realtà una rete di sentieri, ben articolata su tutti i versanti di un unico spazio naturale e di culture, le Alpi, che nonostante una storia che ne ha fatto sovente teatro di guerra, è stato da sempre luogo, affatto marginale, di scambi, incontri, fra le genti delle pianure, fra il Mediterraneo e l’Europa del nord. La sua sfida sta nell’andare oltre lo sviluppo dell’itinerario che supera i 5000 chilometri di per¬correnza e conta un dislivello complessivo enorme, ma che non deve essere visto come una prova erculea per superatleti. Via Alpina vuole invece creare, attorno ad un itinerario percorribile, la possibilità di far conoscere al pubblico delle città e delle pianure, tutte le valli attraversate; vuole essere una suggestione attorno alla quale gli attori locali possano cogliere l’occasione di mettere in una vetrina internazionale i propri “gioielli di famiglia”, facendone un asse portante e promozionale di ciascun territorio.

TUTTO VIA ALPINA
www.via-alpina.org è il sito Internet che contiene un ricco patrimonio di informazioni su Via Alpina: gli itinerari, le tappe, con descrizioni tecniche e turistiche, mappe, punti di sosta e di ristoro, immagini.

Portfolio Via Alpina www.via-alpina.org

Foto dall’alto: Passo di Monscera; Pizzo Andolla; Pizzo Moro (arch. Via Alpina)

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