Alexander Megos sale Hubble

Il video del climber tedesco Alexander Megos su Hubble a Raven Tor, Regno Unito, narrato dal climber britannico Jerry Moffat.

Hubble non è una via qualsiasi, Hubble è un mito. Fino ad oggi è stata ripetuta solo cinque volte, e sicuramente si ha un grande rispetto per questa via.” Come riportato alla fine di maggio, il climber tedesco Alexander Megos era riuscito in una rara ripetizione del capolavoro di Ben Moon, datato 1990 e situato a Raven Tor. All’epoca era considerata la via sportiva più dura al mondo. Ora è uscito il video della ripetizione, narrato nientemeno che da Jerry Moffat.

03/06/2016 – Alexander Megos ripete Hubble a Raven Tor. L’intervista.
Intervista al climber tedesco Alexander Megos che il 31/05/2016 ha ripetuto Hubble, la prima via d’arrampicata sportiva gradata 8c+, liberata da Ben Moon nel 1990 a Raven Tor, Regno Unito.

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Lo Spigolo della Sardegna: Punta Cusidore

Francesco Lamo presenta la via d’arrampicata Legione Reale Truppe Leggere, un itinerario classico e capolavoro di logicità non solo del Supramonte che supera lo spigolo nord-ovest della Punta Cusidore in Sardegna.

Mollemente sdraiato su una spiaggia della Gallura, tra un bagno e una buona lettura, fantasie e sogni volano a dolomitiche pareti o occidentali speroni, che forse mai potrò salire. Le mie bambine giocano con la sabbia e mi reclamano: “Papà, ti abbiamo preparato il gelato gusto puffo e quello amarena. Quale preferisci?” Ed io, senza esitazioni, rispondo “Ma certamente gusto puffo, ci mancherebbe altro!”

Coincidenza vuole che da Venezia arrivi Enrico, con la vitalità che lo contraddistingue, e che mia moglie sappia riconoscere tutte le mie debolezze e decida, come fa sempre, di venire in mio soccorso. Da tempo covo l’interesse di salire lo spigolo nord-ovest della Punta Cusidore, un itinerario classico e capolavoro di logicità non solo del Supramonte, ma della Sardegna intera, e l’occasione si rivela propizia.

Il giorno successivo Enrico passa a prelevarmi alle 2.30 di notte, non tanto per la distanza chilometrica che separa Badesi da Oliena (circa 200 km), ma per la struttura fortemente curvilinea delle strade sarde. Il navigatore riporta un tempo previsto di 3 ore e 21 minuti, ma -complice la guida di Enrico- alle 5.00 già brancoliamo per Oliena alla ricerca di un caffè, ovviamente senza successo. A Enrico riconosco una guida che definire aggressiva appare un eufemismo: in questo “attributo” lo valuto secondo solo al Walter dei tempi migliori.

Saliamo in auto verso il nostro spigolo, di un evidenza a dir poco sorprendente se osservata dalla piana del Rio d’Oliena, e ci mettiamo nei panni dei finanzieri di Predazzo quando – oltre quarant’anni fa – si trovarono di fronte queste pareti intonse dalle caratteristiche dolomitiche.

Alle 6.00 siamo in cammino con in vista la parete orientale della Pedra Mugrònes già incendiata dal sole; le temperature e l’umidità -già molto elevate in relazione all’orario- mi spossano e riesco a raggiungere l’attacco completamente intriso dal sudore, praticamente lesso. Il sassarese Marco Marrosu, esploratore delle fessure più segrete della Gallura, ci aveva avvertiti: “mi raccomando, cercate di essere all’attacco entro le 7.30”. Marco sostiene infatti che “scalare in piena estate in Sardegna è esattamente come fare un’invernale in Dolomiti, visto che in Sardegna è l’estate la stagione estrema!”

La giustificazione per raffreddare la temperatura corporea viene tuttavia dallo scoprire prima e dal togliere poi alcune zecche che girovagano indisturbate sotto ai pantaloni e alla maglietta; zecche enormi, almeno dimensionalmente il triplo di quelle che conosciamo.

L’arrampicata si dimostra da subito molto piacevole e di soddisfazione, spesso di ricerca (del facile nel difficile), su una roccia che non trova eguali nemmeno nella migliore croda delle Pale di San Martino: compatta e allo stesso tempo rugosa e aderente, di un colore grigio intenso, quasi senza detrito. Enrico corre come un treno e sembra abbia l’obiettivo di rientrare dalla sua famiglia per l’ora di pranzo e allora io decido che mi godrò il panorama e farò il turista. Per fortuna lo spigolo rimane molto in ombra, ma il caldo resta in ogni caso smisurato: che bello però salire su una grande parete solo in maglietta a mezze maniche e niente altro nello zaino. A metà parete Enrico disgaggia un enorme blocco precario che esplode lungo la via e si trascina poi dietro un povero leccio. Nessuno in parete, nessuno sui sentieri. E’ un deserto! Anche le creste che collegano i pilastri, particolarmente aeree, si dimostrano intriganti da percorrere. Centelliniamo le riserve d’acqua e, per fortuna, alle 14.00 siamo in cima.

Se all’attacco ero lesso, ora sono mezzo moribondo. Senza acqua scendiamo per la via normale fino alla forcella di Sòvana, accecati dal sole. Uno splendido cuile, posto sotto la parete occidentale del Cusidore, ci offre ospitalità: al suo interno però niente acqua, solo del limoncello e altre prelibatezze alcoliche che per il momento non è il caso di degustare. Scendiamo ancora fino al blocco denominato Preda ‘e Littu dove inizio ad avere le allucinazioni: a intermittenza avverto dell’acqua scrosciare (ma anche Enrico mi comunica di averla sentita; è forse realtà?). Lungo la mulattiera che scende a Funtana Iscàndula (dove è parcheggiata l’auto con l’acqua!), abbandonato ormai anche da Enrico, devo fermarmi e distendermi più volte sotto a qualche quercia. La testa mi scoppia, mi sembra di avere la febbre e mi chiedo, ormai in preda ad un principio di squilibrio, se – di fronte a una possibilità di scelta – darei la preferenza alla bevuta di una Radler ghiacciata (rigorosamente quella del Caffè Trentino di Arco, la migliore in assoluto) o ad entrare in un congelatore: decido per il congelatore. A 200 metri dal parcheggio vedo Enrico che mi viene incontro con l’auto in retromarcia. Dopo avermi raggiunto svuoto due litri d’acqua d’un fiato, con il climatizzatore dell’auto a pieno regime.

Cosa suggerire? Se siete in Sardegna, andate senz’altro a ripetere lo spigolo del Cusidore, ma non cimentatevi a farlo in piena estate e con zero termico a 4400 metri, pena il rischio di dover espiare tutti i vostri peccati in un solo colpo!
Buona estate a tutti.

Francesco Lamo CAAI

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Patrouille des Glaciers 2016, si corre da Zermatt a Verbier

E’ iniziata ieri il Patrouille des Glaciers 2016, la classica gara di scialpinismo che va in scena ogni due anni e alla quale quest’anno sono iscritti 4700 atleti.

Sono partiti alle 22:00, proprio sul far della notte e puntuali come un orologio svizzero, i primi atleti del Patrouille des Glaciers 2016. A partecipare alla 20° edizione di questa leggendaria competizione di scialpinismo da Zermatt a Verbier sono oltre 2000 atleti, un numero talmente alto che per motivi di sicurezza l’organizzazione ha diviso il “plotone” in due gruppi: il primo gruppo di cordate composte da 3 scialpinisti è partito appunto ieri notte, mentre il secondo partirà (sempre da Zermatt e seguendo lo stesso tracciato) venerdì sera. I più forti sono inseriti in questo secondo gruppo, e da loro ci si attendono dei tempi davvero strabilianti lungo il percorso di 53km che affronta un dislivello positivo di quasi 4000m.

Nata nel 1943 per addestrare i reparti dell’esercito elvetico, nel corso degli anni questa gara ha attirato sempre più concorrenti e moltissimi scelgono di partecipare nella “Petite Patrouille des Glaciers”, un percorso meno estenuante che da Arolla porta a Verbier. Qui sono 26 i chilometri da affrontare, con circa 1880 metri di dislivello positivo e 2340m di dislivello negativo, e anche in questo caso gli oltre 2000 atleti sono divisi in due gruppi, con partenze questa mattina e sabato mattina.

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I primi atleti sono arrivati alle 8:56 questa mattina dopo il viaggio notturno di circa 7 ore e mezza, ma per conoscere i verdetti finali bisognerà aspettare sabato mattina con l’arrivo dei più forti. Intanto è possibile seguire tutta la gara live sul sito www.pdg.ch e my5.raceresult.com

La partenza del Patrouille des Glaciers 19/04/2016

Inaugurata l’ottava edizione di Cortina InCroda

Giovedì 14 luglio 2016 il presidente dell’associazione culturale Cortina InCroda, Federico Michielli, e il presidente degli Scoiattoli, Alberto Gaspari, hanno sganciato il moschettone simbolo di Cortina InCroda, la rassegna che sino all’8 settembre proporrà appuntamenti dedicati alla montagna. Ospite della serata, la guida alpina Marcello Cominetti.

Cortina InCroda e gli Scoiattoli sono uniti da sempre. La rassegna è nata nel 2009, tinta di rosso a festeggiare il settantesimo compleanno degli uomini dal maglione rosso. Federico Michielli e Alberto Gaspari hanno ricordato questo stretto rapporto inaugurando un’edizione che vede nuovamente Cortina InCroda e Scoiattoli collaborare per far conoscere la montagna e i suoi protagonisti al grande pubblico.

Sul palco, chiamato dal presentatore Pier Paolo Rossi, è poi salito Marcello Cominetti il protagonista della serata. Guida alpina e sciatore, viaggiatore e organizzatore di spedizioni, alpinista eclettico, fotografo, scrittore e musicista. Comietti ha raccontato al pubblico la sua vita da girovago, il suo approccio alla montagna, il mestiere affascinante e complesso della guida. "Fin da piccolo ho sempre girato il mondo", ha detto Cominetti, "in ogni luogo sono un "foresto". Il posto dove ho vissuto di più, per 22 anni, è Corvara, ma il fatto di non sentirmi legato ad un posto in particolare non mi ha mai creato problemi. Ci sono luoghi dove sto bene, mi sento a casa. La Patagonia è uno di questi luoghi". In Patagonia Cominetti ci è stato fin da giovane, e nel 1992 ha guidato un cliente sul Fitz Roy come prima guida al mondo e nel 2014 è riuscito nella stessa impresa sul Cerro Torre, coadiuvato da un secondo professionista: Franz Salvaterra.

"L’alpinismo mi è sempre e così tanto piaciuto", ha detto, "da farmi diventare guida di montagna e da farmi credere che avrei perfino potuto viverci. Ancora oggi mi piacciono le grandi avventure, l’incertezza e l’isolamento e se devo privilegiare un aspetto in quello che mi propongo di fare, è la qualità dell’emozione che provo. L’alpinismo per me è sempre stato divertimento. Anche se si fa fatica, a volte si soffre, ho sempre cercato di privilegiare l’aspetto ludico".

Applaudito il docu-film "Il Cerro Torre secondo me" nel quale Cominetti ha mostrato al pubblico di Cortina InCroda non tanto la complicatezza dell’ascensione, quanto dell’impegno totale che questa richiede a un professionista che voglia praticare il mestiere di guida su queste cime. Dalla Patagonia alle Tofane, Cominetti ha riportato il pubblico indietro nel tempo, fino al 1916, quando le Dolomiti erano teatro della Grande Guerra. Cominetti ha ripercorso l’incredibile storia della Quota Gaspard alla Tofana di Rozes in Dolomiti, salita per la prima volta dalla guida alpina del Cervino Joseph Gaspard ed dal conte fiorentino Ugo di Vallepiana durante la Prima Guerra Mondiale. L’epica salita di 16 giorni per battere le forze armate austro-ungariche aveva affascinato Cominetti a tal punto che ha effettuato una delle rare ripetizioni del Camino di Vallepiana, anche per dare risalto a questa via che non è per nulla facile come si potrebbe credere.

Le falesie di Rio Gere e di Crepo Longo sono state protagonista del video, realizzato da Alessandro Manaigo. Cortina In Croda continua il suo viaggio attraverso le falesie ampezzane che verranno raccontate dagli Scoiattoli nella loro guida in fase di stampa. Le guide alpine Bruno Sartorelli e Mauro Devich hanno spiegato al pubblico le particolarità delle falesie di Rio Gere e Faloria, con immagini spettacolari.

A dieci anni dalla scomparsa di Giovanni Cenacchi, documentarista scrittore di montagna molto apprezzato, amico degli Scoiattoli, Cortina InCroda ha voluto dedicare un tributo al giornalista. Ogni serata vengono letti alcuni passi del libro "Escursionista per caso" e proiettate le fotografie di Stefano Zardini. Cenacchi e i suoi libri saranno anche protagonisti degli appuntamenti organizzati dall’associazione GenerAzioni. Un ricco calendario per grandi e piccini che è stato presentato sul palco di Cortina InCroda da Marzia Del Favero.

Cortina InCroda prosegue con ampio spazio dedicato ai giovani protagonisti del mondo verticale. Giovedì 21 luglio, alle 20.45 all’Alexander Girardi Hall, sul palco ci sarà Jacopo Larcher. Classe 1989, racconterà a Cortina InCroda la sua "evoluzione" come arrampicatore e persona. Dal trad climbing, al bouldering, alla spedizione in Siberia alle competizioni: Larcher è uno degli atleti polivalenti più forti ed eclettici del panorama internazionale.

Info: www.cortinaincroda.org

CORTINA IN CRODA
Una manifestazione realizzata con il contributo del Comune di Cortina d’Ampezzo in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura.
Organizzazione: Associazione Culturale Cortina InCroda.

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Cortina InCroda
Presidente:
 Federico Michielli
Vice Presidente: Alessandro Manaigo
Curatori: Federico Michielli, Alessandra Segafreddo, Diana Gaspari
Videomaker: Alessandro Manaigo.
Ufficio Stampa: Alessandra Segafreddo.
Web Editor: Mauro De Biasi.
Scenografie Allestimenti: Alessandro Menardi, Gabriele Dallago,
Staff organizzativo: Paolo Tassi, Christian Ghedina, Bruno Sartorelli, Giorgio Constantini, Gianfranco Rezzadore, Aldo Da Vià.
Consulenza tecnica: Luca Zardini Canon.
MAIN SPONSOR: La Sportiva
SPONSOR: Cooperativa di Cortina, Itas Assicurazioni, Lagazuoi 5 Torri, Cortina Cube, Cassa Rurale e Artigiana di Cortina d’Ampezzo e delle Dolomiti, Sci Club Drusciè, Top Store, Studio Geometra Diego Ghedina, Park Hotel Franceschi, Nord Hotel, Hotel Olimpia, Hotel Montana, Pasticceria Alverà, Fioriera Zara.
MEDIA & WEB PARTNER: Radio Cortina, Corriere delle Alpi, PlanetMountain, Affaritaliani.it, Il Notiziario di Cortina.
FRIENDS: Scoiattoli di Cortina, Trento Film Festival, Guide Alpine Cortina, Pizzeria Vienna, Libreria Sovilla, GenerAzioni.

Cortina InCroda chiude l’ottava edizione con il Cinema di Montagna

L’ottava edizione di Cortina InCroda, che dal 14 luglio ha portato nella Regina delle Dolomiti grandi climber ed esploratori, si chiude oggi con una serata dedicata al cinema di montagna, in collaborazione con il Trento Film Festival. I film proiettati saranno Langtang di Sébastien Montaz-Rosset con Kilian Jornet Burgada, e Citadel di Alastair Lee con Matt Helliker e Jon Bracey.

Giovedì 8 settembre Cortina InCroda propone un nuovo appuntamento promosso in collaborazione con il Trento Film Festival, il primo e più antico festival internazionale di cinema dedicato alla montagna, all’esplorazione e all’avventura. Alle 21 al cinema Eden saranno proiettati Langtang di Sébastien Montaz-Rosset e Citadel di Alastair Charles Lee.

Langtang è un film francese che racconta la rinascita del popolo nepalese dopo il terremoto del 2015. Dopo essere stati costretti ad annullare la spedizione sul Monte Everest in seguito al catastrofico terremoto del 2015, Kilian Jornet Burgada e la sua squadra decidono di proseguire nel loro viaggio ma cambiando in modo sostanziale il loro obiettivo: diventeranno testimoni diretti di come la forza della natura si sia abbattuta violentemente sugli abitanti di quell’area, ma soprattutto documenteranno la forza di un popolo che ha saputo aggrapparsi alla speranza per cercare di rimettersi in piedi dopo la distruzione. Il film ha vinto il Premio Solidarietà Cassa Rurale di Trento al Trento Film Festival.

Citadel è un film inglese, ambientato nella Catena dell’Alaska, dove esistono ancora degli angoli che non sono mai stai raggiunti dall’uomo: uno di questi è la remota cima Citadel, che per la sua bellezza è stata ribattezzata “la montagna di Dio”. Cima Citadel è però tanto incantevole da osservare quanto pericolosa da scalare a causa delle tremende condizioni atmosferiche che spesso provocano improvvise valanghe. Ai due compagni di scalate Matt Helliker e Jon Bracey, profondamente diversi tra di loro ma intimamente complementari, toccherà confrontarsi con la salita di una cresta lunga 1200 metri. La spettacolarità dell’impresa è garantita dalle riprese in 4k, utilizzate per la prima volta in un film di alpinismo. Il film ha vinto il Premio International Climbing and Mountaineering Federation, come miglior film di arrampicata su ghiaccio, roccia o artificiale al Trento film Festival.

All’ingresso del cinema Eden verrà regalato al pubblico il libro “L’avventura dell’altezza” che raccoglie i racconti inviati dia giovani scrittori al Premio Itas. Un premio letterario che da sempre collabora con il Trento Film Festival. Un riconoscimento per i giovani autori, un incitamento a tutti per scrivere ancora.

L’appuntamento con Cortina InCroda è per giovedì 8 settembre alle 21 al cinema Eden. Ingresso a pagamento.

Info:www.cortinaincroda.org

Langtang

Citadel

CORTINA IN CRODA
Una manifestazione realizzata con il contributo del Comune di Cortina d’Ampezzo in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura. Organizzazione: Associazione Culturale Cortina InCroda.

Cortina InCroda
Presidente:
Federico Michielli
Vice Presidente:Alessandro Manaigo
Curatori:Federico Michielli, Alessandra Segafreddo, Diana Gaspari
Videomaker:Alessandro Manaigo.
Ufficio Stampa:Alessandra Segafreddo.
Web Editor:Mauro De Biasi.
Scenografie Allestimenti: Alessandro Menardi, Gabriele Dallago,
Staff organizzativo:Paolo Tassi, Christian Ghedina, Bruno Sartorelli, Giorgio Constantini, Gianfranco Rezzadore, Aldo Da Vià.
Consulenza tecnica:Luca Zardini Canon.
MAIN SPONSOR:La Sportiva
SPONSOR:Cooperativa di Cortina, Itas Assicurazioni, Lagazuoi 5 Torri, Cortina Cube, Cassa Rurale e Artigiana di Cortina d’Ampezzo e delle Dolomiti, Sci Club Drusciè, Top Store, Studio Geometra Diego Ghedina, Park Hotel Franceschi, Nord Hotel, Hotel Olimpia, Hotel Montana, Pasticceria Alverà, Fioriera Zara.
MEDIA & WEB PARTNER:Radio Cortina, Corriere delle Alpi, PlanetMountain, Affaritaliani.it, Il Notiziario di Cortina.
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Cerro Torre – David Lama e Peter Ortner in È la Natura a Dettare le Regole

Il film È la Natura a Dettare le Regole che con gli alpinisti austriaci David Lama e Peter Ortner documenta la prima libera della via del Compressore sul Cerro Torre in Patagonia nel gennaio 2012

Dopo un controverso primo tentativo nel 2009 ed un tentativo fallito nel 2011, nell’inverno del 2012 una finestra di bel tempo come rarissimamente si era visto ha regalato agli alpinisti David Lama e Peter Ortner l’opportunità di effettuare l’ambita prima salita in libera della famosa Via del Compressore, la via di Cesare Maestri sul Cerro Torre in Patagonia.

Come molti si ricorderanno, Lama e Ortner sono riusciti nel loro capolavoro pochi giorni dopo la salita di Jason Kruk e Hayden Kennedy, durante la quale il canadese e lo statunitense avevano rimosso oltre un centinaio di chiodi a pressioni dalla via di Cesare Maestri. Per molti versi questa schiodatura e la conseguente polemica hanno oscurato il successo degli austriaci, spingendo la loro straordinaria impresa fuori dalla ribalta internazionale.

I tentativi, le polemiche e la salita di Lama e Ortner sono stati documentati nel bel film È la Natura a Dettare le Regole che ora è stato reso visibile online. Ricordiamo che la seconda salita in libera dello Spigolo Sud-Est – o Via del Compressore – è stato effettuato da Mikey Schaefer, Andrew Rothner e Josh Wharton dal 4 al 6 febbraio 2016.

>> VAI AL VIDEO SU www.redbull.tv

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Tom Randall: ossessione

Il ritratto video del climber inglese Tom Randall.

Tom Randall è uno degli arrampicatori trad più forti ed eclettici del Regno Unito, famoso soprattutto per le sue prime salite di difficile fessure offwidth. Ma questa insaziabile, continua ricerca è iniziata solo da poco tempo dopo i primi anni passati nella City of London. In questo sorprendentemente ritratto Randall parla di questo periodo formativo trascorso in un mondo completamente diverso da quello al quale lo associamo, e di come se la cava con le diverse priorità che, pur essendo in conflitto, sono fondamentali per la sua felicità e per le sue ambizioni.

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Tre Cime di Lavaredo, alla Cima Grande Simon Gietl e Vittorio Messini aprono Das Erbe der Väter

Intervista all’alpinista Simon Gietl che insieme a Vittorio Messini ha aperto ‘Das Erbe der Väter’ sulla parete nord della Cima Grande di Lavaredo in Dolomiti. Dopo una partenza in comune con la Via Comici, la nuova via corre subito a destra, affronta difficoltà fino al IX-, è stata aperta dal basso senza utilizzare spit.

Sulla celeberrima parete nord della Cima Grande di Lavaredo è stata aperta una nuova via che senz’altro merita un approfondimento. La nuova via Das Erbe der Väter – l’eredità degli antenati – di Simon Gietl e Vittorio Messini ha in comune lo zoccolo iniziale con la famosa Comici – Dimai, la via “simbolo” dell’arrampicata in Dolomiti aperta tra il 12 e 14 agosto 1933 da Emilio Comici e i fratelli Giovanni e Angelo Dimai. Poi però corre autonoma e parallela fino in cima. La nuova linea è stata aperta senza spit e, incredibilmente per l’affollata Cima Grande, non incrocia nessuna altra via. Gietl e Messini hanno iniziato a salire la via dal basso nell’autunno del 2015 e la prima libera è arrivata a fine luglio 2016, dopo aver superato difficoltà fino all’ IX-.

Simon, ci parli di come è nata la nuova via sulla Nord della Cima Grande di Lavaredo?
Ogni volta che da guida alpina portavo un cliente a ripetere la famosa Via Comici, guardavo verso destra e mi chiedevo: “Che vie passano di lì? Alla fine la mia curiosità è diventata così grande che ho voluto andare a vedere di persona. Pochi giorni dopo ho incontrato il mio amico Vittorio Messini. Di fronte ad una birra gli ho parlato della mia idea e lui si è messo a ridere: “Avevo in mente la stessa identica cosa” mi ha risposto. Così un paio di giorni più tardi eravamo insieme sulla parete nord.

Vista dalla foto la linea sembra molto logica. Perché non era stata salita fino ad ora?
È una buona domanda, ce lo siamo chiesti anche noi 🙂 La nostra linea è indipendente, e il punto più vicino alla Via Comici dista circa 10, 15 metri.

Andiamo dunque dritti al sodo: qual è la particolarità di questa via?
Il nostro obiettivo era quello di realizzare una linea naturale, senza l’utilizzo di spit e senza incrociare un’altra via. Ci siamo riusciti.

Come?
Abbiamo iniziato nell’autunno del 2015. In quattro giorni, molto freddi, abbiamo aperto i primi quattro tiri e abbiamo lasciato una corda fissa. Nella primavera 2016 siamo tornati e in altri quattro giorni, il 28 giugno, siamo arrivati fino alla cengia, arrampicando sia in libera, sia in artificiale. Il nostro obiettivo era come ho già detto quello di non utilizzare degli spit, e se fossimo arrivati ad un punto dove non fossimo riusciti a salire senza spit, allora ci saremmo calati.

Qual è stata la cosa più difficile?
Sicuramente il tiro chiave, il quinto, abbiamo impiegato moltissime ore a salire quei 40m. Lì la roccia è molto compatta, è difficile piantare dei chiodi. In più, non era facile valutare quanto fossero solide alcune lame, se potevamo prenderle in mano senza che si staccassero. Poi nel settimo tiro volevamo salire un diedro giallo ma in alto abbiamo trovato della roccia friabile, non riuscivamo a passare. Così ci siamo calati per 6 metri e abbiamo traversato verso destra per altri 10 metri per raggiungere un altro diedro, che si è rivelato quello giusto.

Dopo l’apertura, mancava la prima libera
Sì, e quindi dopo altri 2 giorni di pulizia e di tentativi ero pronto per la prima libera. Il 25 luglio, insieme a Martin Niederkofler, ho iniziato il mio primo tentativo, ma dopo 5 tiri siamo stati costretti a ritirarci a causa della pioggia. Il 27 sono tornato con il mio buon amico Andrea Oberbacher e ho salito in giornata tutta la via in libera.

È andata bene?
Anche il 27 ha cominciato a piovere, dopo il sesto tiro. A volte un po’ di più, a volte un po’ di meno. Ma ci volevo provare a tutti i costi. Ho messo tutte le protezioni mobili mentre salivo e verso le 16:00 siamo sbucati in cengia. Stanchi ma felicissimi.

La via si chiama Das Erbe der Väter, l’eredità degli antenati…
Siamo riusciti ad aprire una nuova via sulla più famosa parete nord delle Dolomiti, siamo felici ed orgogliosi di esserci riusciti senza spit. Ma non possiamo non pensare a Comici, ai fratelli Dimai, a Cassin, a Ratti… alle loro enormi prestazioni, con il materiale dell’epoca! Abbiamo un enorme rispetto ed ammirazione per quello che hanno fatto in stile classico sulle ripide pareti gialle delle Tre Cime. Pensare ad un nome per la nostra via è stato semplice. Volevamo onorare con la nostra creazione chi in questo stile è riuscito ad aprire delle vie all’inizio del 20° secolo. Così è nata Das Erbe der Väter.

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Ricapitolando: una nuova via, del tutto indipendente e senza spit sulla parete Nord della Cima Grande di Lavaredo, alle Tre Cime… cosa significa?
Beh significa molto per me. È qui che ho iniziato ad arrampicare e ovviamente mi piace sempre tornare. Poter lasciare le proprie impronte sulla nord della Cima Grande è qualcosa di speciale e ancora adesso fatico a crederci che siamo riusciti ad aprire questa splendida linea, è come un sogno che si è avverato!

Simon Gietl ringrazia: Salewa, Neolit, Grivel, Komperdell, Evolv, Keaxl-Board, Hotel Schwarzenstein, Julbo, Lyo-Foot

Markus Eder: My Playground e lo sci in Südtirolo

Il film ‘My Playground’ del fortissimo sudtirolese Markus Eder che scia sui pendii attorno alla baita Fadner Alm in Valle Aurina, Südtirolo.

“Fino ad alcuni anni fa, ero convinto che fosse necessario andare in Canada o in Alaska per trovare i posti migliori per sciare nella polvere, adesso però credo che qui da noi basta semplicemente tenere aperti gli occhi bene aperti, e magari trovi qualcosa di ancora migliore!” A dire queste parole è Markus Eder, atleta del team The North Face nato a Brunico che in questo breve film presenta il suo “parco giochi” preferito: i pendi attorno alla baita Fadner Alm, recentemente ristrutturata da suo padre sopra la Valle Aurina in Südtirolo.

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Monarch Mountain parete sudovest, prima salita di Simon Richardson e Michael Rinn

Alpinismo in Canada: il report di Simon Richardson che, dal 4 al 6 agosto 2017 insieme a Michael Rinn, ha effettuato la prima salita di Game of Thrones (ED2, 1250m), la prima via sulla parete sudovest di Monarch Mountain (3572m) nel massiccio delle Coast Mountains, British Columbia.

Le Montagne Costiere canadesi si estendono per 1600 km sulla costa del Pacifico della Columbia Britannica da Vancouver fino all’Alaska. La montagna più alta e famosa è il Monte Waddington (4019 m), una cima impegnativa che ogni anno conta solo una manciata di salite. Monarch Mountain (3572m) si trova 70 km a nord di Waddington e viene salita di rado, forse una volta ogni tre o quattro anni. Monarch è la seconda montagna più alta del massiccio e non c’è cima che la superi in altezza fino al Mount Fairweather sul confine dell’Alaska, 1000 km a nord.

Ho visto Monarch per la prima volta all’orizzonte quando salivo nel gruppo del Waddington 20 anni fa, e in quel momento ho deciso che un giorno l’avrei salita. Avevo sentito parlare di un enorme parete vergine, la sud-ovest, ma normalmente la montagna viene salita da est (attraverso la via della prima salita del 1936) e poche persone avevano mai visto questo versante della montagna. Poi nell’aprile 2007, il pilota e fotografo di montagna John Scurlock ha scattato una notevole serie di fotografie aeree della montagna che ha pubblicato su Internet. Questi hanno rivelato la parete sud-ovest in tutti i suoi dettagli, evidenziando una bella linea su una serie di pilastri gemelli che conduceva direttamente in cima. Alta 1250m, era una della parete più grandi ancora inviolate di tutto il massiccio.

Negli ultimi dieci anni alcune cordate hanno puntato a questo obiettivo, ma senza successo a causa del brutto tempo e delle difficoltà. Quindi quest’estate, il tedesco Micha Rinn ed io abbiamo deciso di fare un tentativo. Il 28 luglio siamo volati in elicottero (al giorno d’oggi il modo normale di avvicinarsi alle montagne costiere) e abbiamo salito la via dal 4 al 6 agosto. L’arrampicata è principalmente su roccia, con 42 tiri fino al 5.10a con 400m saliti in conserva su terreno più facile. A differenza del Waddington Range che è prevalentemente costituito da granito eccellente, Monarch è formato da una roccia vulcanica metamorfica. Ciò si traduce in una roccia molto solida nella seconda metà della via, d’altro canto proprio per questo le protezioni risultano difficili da trovare e quindi abbiamo dovuto affrontare molte sezioni con protezioni lontane fra loro. Siamo scesi per la parete Ovest, lungo la via salita nel 1953 durante la seconda ascensione della montagna.

bbiamo chiamato la nostra via Game of Thrones e l’abbiamo gradata ED2. Nel complesso, per la lunghezza e le difficoltà, è paragonabile allo Sperone Walker alle Grandes Jorasses, ma la nostra via è più seria. Da metà in poi non saremmo stati in grado di tornare indietro perché le protezioni erano difficili da trovare e non avevamo sufficiente materiale per una ritirata.

di Simon Richardson

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