L’arrampicata trad a Balmanolesca

Maurizo Oviglia presenta come imparare ad arrampicare in fessure proteggendosi a Balmanolesca (VB).

Come anticipato, ecco il secondo dei due articoli che ho voluto dedicare a chi cerca una falesia dove imparare la crack climbing proteggendosi, senza incappare in gradi estremi. Nel primo articolo avevo presentato una serie di fessure “facili” nel settore Crack Party di Cadarese. Non si trattava, come detto, di vie molto semplici, ma comunque ideali per un primo contatto con le tecniche ad incastro. Purtroppo non si trovano itinerari molto più semplici nel Nord Italia e Cadarese è senz’altro considerato uno dei santuari dell’arrampicata in fessura del nostro paese, quindi perché non provarci? Se però guardiamo il trad da un punto di vista propedeutico e non prestazionale, forse possiamo far rientrare nelle vie adatte ad imparare a mettere le protezioni anche quelle linee delle nostre falesie che in passato sono state attrezzate a spit. Percorrendo una di queste vie senza utilizzare gli spit per proteggerci ma usando invece le protezioni mobili da noi piazzate, avremo salito la via in stile “greenpoint”.

Questo stile si è definito solo negli ultimi anni, e questo termine è stato coniato da quegli arrampicatori che per semplice sfida volevano provare a ripetere con le protezioni trad una via sportiva, senza però alterarla, cioè senza poi togliere gli spit una volta salita in trad. Uno dei più celebri esempi di greenpoint è senz’altro la salita di Black Bean a Ceuse da parte di Arnaud Petit, documentata in uno splendido video. Anche se, per ovvi motivi, il greenpoint non convince i trad climbers più radicali (ripetere una via con gli spit, anche senza usarli, non costituisce la stessa sfida per tutti, e anche psicologicamente si arrampica più rilassati, quindi l’impegno sarà comunque minore), questo stile può essere molto utile per chi desidera iniziare a mettere le protezioni avendo a portata un salvagente (lo spit) qualora non si sentisse del tutto sicuro di come ha piazzato le protezioni.

Una delle falesie più adatte al greenpoint è certamente Balmanolesca, conosciuta anche come Balma 1, a poca distanza da Domodossola. Si tratta di una falesia storica, dove quasi tutte le vie furono spittate negli anni 80 e 90. Un buon numero di itinerari si svolgono su fessure nette, ideali per apprendere le varie tecniche ad incastro, soprattutto di mano e pugno. Fino a poco tempo fa, nessuno aveva pensato seriamente a salire in greenpoint queste fessure, ma nel 2011 la incredibile realizzazione di Yuji Hirayama su Profondo Rosso (8a+), salita al secondo tentativo con soli 7 friend, impressionò profondamente i locali, che addirittura piazzarono una targhetta (oggi rimossa)alla base della via per ricordare questa bella performance.

Successivamente l’inglese James Pearson salì in questo medesimo stile la vicina A denti Stretti (8b+). A differenza di Cadarese, a Balma non vi sono state guerre etiche e le vie salite greenpoint non son state successivamente schiodate. Tuttavia, negli ultimi anni, dopo il passaggio di Hirayama, sono nati alcuni tiri solo trad, che convivono pacificamente con quelli spittati.

Balma è una falesia molto comoda (si parcheggia la macchina in un prato alla base) posta ad una quota di soli 600m. Purtroppo in inverno non prende mai il sole e rimane piuttosto umida, il che la rende agibile soprattutto nelle mezze stagioni. Per contro, si può arrampicare su un buon numero di vie anche se piove (non troppo forte). E’ comunque una falesia ideale dove fare pratica, anche se le vie non sono mai semplici. La presenza degli spit sulla gran parte di esse, tuttavia, dà sempre la possibilità di utilizzarli qualora non ci si senta sicuri.

Qui di seguito, per completezza e per meglio orizzontarsi, ho elencato tutte le vie possibili in trad della falesia, anche quelle difficili. Certamente ce n’è qualcuna che ho dimenticato, ma ho voluto indicare solo quelle salibili con un minimo di sicurezza, senza che diventino delle pericolose scalate hard grit (uno sviluppo in questo senso rimane pur sempre possibile). Le vie sono elencate da sinistra a destra, i nomi sono scritti alla base. Per ogni altra informazione rimando alla guida Ossola Rock (ultima edizione settembre 2014) edita da Versante Sud. Buon divertimento!

di Maurizio Oviglia (CAAI, CAI INAL, IA)

1 – ONLY TRAD
6b, 6c, 5c (via trad)
Via di tre tiri non spittata all’estrema sinistra della falesia.
Portare friend medi

2 – VARIANTE AL DIEDRO
6a – 25m (via spittata)
Bella via propedeutica su fessurine e diedri.
Doppia serie di friend sino al 4bd, compresi micro

3 – IL SENTIERO DEGLI GNOMI
6a – 25m (via spittata)
Fessura, lama e camino. Non banale da proteggere.
Doppia serie di friend sino al 3bd, un 4 BD

4 – LA VIA DEL PISELLO
6b+ – 20m (via spittata)
Dulfer ed incastro finale. Molto bella e atletica
Doppia serie di friend sino al 4bd

5 – MOBY DICK
6c – 20m (via spittata)
Bella via storica, fessura larga in opposizione
Doppia serie di friend sino al 5BD

6 – INCASTRO VIOLENTO
6c+ – 20m (via trad)
Incastro di mano intenso nei primi 5 metri
Doppia serie di friend sino al 2bd, un 3 BD

7 – CANNE D’ORGANO
6a+ – 25m (via spittata)
Belle fessure continue
Doppia serie di friend sino al 3BD

8 – VARIANTE DEL SUCCUBE
6a+ – 20m (via spittata)
Fessure di varia misura.
Doppia serie di friend sino al 2BD

9 – SUPERCANNE
6b – 20m (via spittata)
Fessura di mano
Doppia serie di friend sino al 2BD

10 – INCASTRO ANATOMICO
6c – 20m (via spittata)
Camino e fessura rovescia larga.
Doppia serie di friend sino al 6BD

11 – BANANA NOSTRANA
7b – 15m (via spittata)
Violenta fessura ad incastro iniziale.
Doppia serie di friend sino al 3BD

12 – PROFONDO ROSSO
7a – 15m (via spittata)
Incastri ed opposizioni molto fisiche in strapiombo. La seconda lunghezza è 8a+
1 serie di friend sino al 5BD

13 – A DENTI STRETTI
8b+ – 15m (via spittata)
Tiro estremo salito greenpoint da James pearson

14 – VECCHIO SCARPONE
6c – 25m (via spittata)
Bella fessura diedro.
Doppia serie di friend sino al 3BD

15 – NEMICO PUBBLICO
8a – 15m (via trad)
via trad di alta difficoltà, 1 chiodo.

16 – VARIANTE ASCIUTTA
6b – 20m (via spittata)
Difficili metri iniziali poi spaccate.
Doppia serie di friend sino al 3BD

17 – LA SECCHIONA
6b – 15m (via spittata)
Fessura difficile iniziale.
1 serie di friend sino al 4BD

Crollo sulla sud del Sass Pordoi in Dolomiti

Le Guide Alpine Alta Val di Fassa informano del crollo di una porzione della sud del Sass Pordoi in Dolomiti e sconsigliano di salire le vie d’arrampicata nelle vicinanze della zona interessata nell’area sotto la croce di vetta. 

Le Guide Alpine Val di Fassa comunicano il crollo di una porzione della parete sud del Sass Pordoi , Gruppo del Sella, nelle vicinanze della croce di vetta.

Di conseguenza, rilevato il pericolo di possibili ulteriori crolli della parete, si sconsiglia , fino alla messa in sicurezza nei giorni a seguire della zona interessata, il transito sulla cengia in uscita o in entrata dalle varie vie di arrampicata (Dibona, Fedele, ecc) verso la Forcella Pordoi o Passo Pordoi attraverso la cengia. 

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Si sconsiglia inoltre la salita delle vie di arrampicata nelle vicinanze della zona interessata ai crolli.  In particolare si sconsiglia l’arrampicata sulla Via della Galleria, nonchè l’arrampicata sotto la zona del Finestrone ad Arco e Via Piaz. Sulle vie Maria, Gross e De Franceschi non si sono rilevati crolli ne problemi particolari.

Guide Alpine Val di Fassa

Rondò Veneziano alla Torre Venezia, difficile resistere alla bellezza

Il 23 dicembre 2015 Nicola Tondini ed Emanuele Pellizzari hanno compiuto una bella on sight (e anche la prima invernale) di Rondò veneziano (470m, IX-) la via aperta da Christoph Hainz e Kurt Astner sulla parete Sud della Torre Venezia (Civetta, Dolomiti). Il report di Nicola Tondini.

Dicembre 2015: mentre la pianura è costantemente avvolta nella triste e grigia nebbia, la montagna sembra non conoscere né le nuvole né il freddo. Il sole, là, splende giorno dopo giorno nel cielo terso e se non fosse per le ombre lunghe che caratterizzano le giornate più corte dell’anno, sembrerebbe di essere in estate. Come resistere a tanta bellezza? Inoltre ormai è iniziato ufficialmente l’inverno e la scatta la voglia di fare qualcosa di stimolante e allo stesso tempo di sicuro piacere, visto il clima.

Con Emanuele (Pellizzari ndr) ci sentiamo e lanciamo varie ipotesi: a tutti e due piace molto l’idea di mettere le mani sulla bella via di Christoph Hainz e Kurt Astner alla Torre Venezia: Rondò Veneziano (470m, IX-). Parete Sud, quindi sicuro piacere. Via che pare tosta, dai commenti sui forum, e che non permette una ritirata in corda doppia dopo l’8° tiro a causa dei traversi fra aggettanti strapiombi che caratterizzano la parte centrale della via. Quindi uno bello stimolo visto che i tempi di percorrenza sono dati in 10h e le ore di luce, il 23 Dicembre, sono di meno (all’incirca 9). In più, visto le condizioni climatiche ottimali, vorremmo portare a casa la salita in libera o ancora meglio “a vista”. Fino all’ultimo, però, non siamo sicuri della scelta.

23 Dicembre: alle 2,20 mi sveglio (con mezz’ora di ritardo… la sveglia non l’ho sentita) e mi precipito in auto. Ho appuntamento con Emanuele a Busche alle 4,15. La nebbia fitta della mattina non mi aiuta a recuperare i minuti di ritardo. Alle 5,45 comunque siamo pronti a partire da Capanna Trieste e poco prima delle 8,00 siamo pronti ad attaccare la via.

Siamo ancora un po’ perplessi: la mezz’oretta di ritardo sulla tabella di marcia potrebbe compromettere la riuscita. Prendo dietro 2 frontali per sicurezza e partiamo, curiosi di vedere come finirà questa piccola avventura che ci siamo costruiti per questo Natale.

Alle 16,00 siamo in cima, contenti per l’on sight e soprattutto per l’inedita e magnifica giornata che ci ha regalato questo inizio d’inverno.

Complimenti ancora per la linea agli apritori.

Nicola Tondini

Nicola Tondini ringrazia: Marmot, Wild Climb, Edelrid, Ferrino, Dolomite

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Biographie a Céüse per Jon Cardwell

A Ceuse in Francia Jon Cardwell ha ripetuto Biographie, la famosa via d’arrampicata sportiva gradata 9a+ liberata da Chris Sharma nel 2001.

Il 27enne climber statunitense Jon Cardwell si è aggiudicato la ripetizione di Biographie, probabilmente la via di 9a+ più famosa al mondo. Situata nella falesia di Céüse in Francia, la “king line” dell’arrampicata sportiva era stata liberata dopo tre anni di tentativi da Chris Sharma nel 2001.

Spittata dal fuoriclasse francese Jean-Cristophe Lafaille, la prima sezione gradata 8c+ era stata salita fino ad un buco a metà altezza da Arnaud Petit nel 1996, mentre nel 2001 Sharma era riuscito a concatenare anche i successivi 20 metri, molto intensi, senza riposi e con un passaggio attorno al 7C boulder, che consentirono di abbattere un nuovo limite di difficoltà.

Cardwell aveva iniziato a mettere le mani sulla linea durante la sua prima visita in Europa nel 2007 – l’anno in cui entrambi i suoi connazionali Dave Graham e Ethan Pringle l’hanno ripetuta – ma ben presto Cardwell si era reso conto che quella sessantina di movimenti per lui erano troppo difficili. Nel 2008ha salito il suo primo 9a, KinematiX a Les Gorges du Loup, mentre nel 2009, sono iniziati i tentativi seri ma senza esito positivo. Poi, dopo alcuni anni d’assenza, l’estate scorsa è tornato, riuscendo a fare dei buoni tentativi, spesso insieme a Stefano Ghisolfi.

La settimana scorsa è finalmente arrivata la rotpunkt, dopo circa 75 tentativi in totale; il successo ripaga la grande determinazione, perseveranza e pazienza dello statunitense che racconta “È grandissimo chiudere finalmente questo progetto dopo anni di sforzi, a prescindere dal grado che rappresenta. La cosa più importante che possiamo apprendere sono le lezioni che questi progetti ci insegnano ed apprezzare i luoghi dove sono – che dobbiamo rispettare!”

Biographie – o Realization per usare il nome suggerito inizialmente da Sharma – ha catturato l’immaginazione di tutti i più forti climber del mondo e nei suoi 15 anni d’esistenza, questa linea blu è stata salita 13 volte, da 5 statunitensi, due francesi, due spagnoli, un giapponese, un italiano, un tedesco ed un ceco. Vale la pena ricordare che nel 2012 Adam Ondra l’aveva tentata senza successo in stile flash (fino ad ora nessuno è riuscito a salire un 9a+ flash), che Alexander Megos l’aveva salito in giornata, e che manca ancora l’ambita prima femminile.

BIOGRAPHIE
Spittata da Jean-Cristophe Lafaille, salita fino a metà da Arnaud Petit nel 1996. Il prolungamento è stato liberato da Chris Sharma nel 2001 e chiamato Realization.
Chris Sharma, USA, 2001
Sylvain Millet, Francia, 2004
Patxi Usobiaga, Spagna, 2004
Dave Graham, USA, 2007
Ethan Pringle, USA, 2007
Ramón Julián Puigblanque, Spagna, 2008
Enzo Oddo, Francia, 2010
Jonathan Siegrist, USA, 2014
Alexander Megos, Germania, 2014
Adam Ondra, Repubblica Ceca, 2014
Sachi Amma, Giappone, 2014
Stefano Ghisolfi, Italia, 2015
Jon Cardwell, USA, 2016

SCHEDA: la falesia Ceuse

JON CARDWELL TOP VIE SPORTIVE
Biographie 9a+, Céüse, Francia
Garbage Planet 9a (5.14d) Rifle, Colorado, USA
Bad Girls Club 9a (5.14d), Rifle, Colorado, USA
KinematiX 9a (5.14d) Les Gorges du Loup, Francia
Southern Smoke Direct 9a (5.14d) Red River Gorge, Kentucky, USA
Pure Imagination 8c+/9a (5.14c/d) Red River Gorge, Kentucky, USA
Mission Impossible 8c+/9a (5.14c/d), Clear Creek, Colorado, USA
Mourning Glory 8c+/9a (5.14c/d), Clear Creek, Colorado, USA

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Difficili vie trad ripetute a Dyer’s Lookout, UK

La difficile via d’arrampicata trad Walk of Life è stata ripetuta a Dyer’s Lookout da James McHaffie, che è poi riuscito insieme a Madeleine Cope e Emma Twyford a ripetere Once Upon a Time in the South West. Gradate E9, sono tra le più belle e temute vie trad in Gran Bretagna.

L’imponente Dyer’s Lookout nel North Devon ospita alcune delle vie di placca più belle e difficili della Gran Bretagna. raramente visitata, per ovvi motivi, recentemente il forte trio composto da James McHaffie, Madeleine Cope e Emma Twyford si è recato lì per effettuare delle ripetizioni di alto livello.

McHaffie ha fatto una bella ripetizione della lunghissima Walk of Life, la via liberata da James Pearson nel settembre 2008, ripetuta all’inizio del 2009 dallo scozzese Dave Macleod e nel 2010 da Dave Birkett. La via si attesta attorno al E9 6c, traducendolo in arrampicata di “8a+/facile 8b” ma ovviamente tutto da proteggere con una raffica di piccoli e precari nuts e friends. La ripetizione di McHaffie è stata fatta in stile headpoint, vale a dire dopo aver provato la via con corda dall’alto.

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Emma Twyford e Madeleine Cope hanno adottato la stessa tattica per ripetere Once Upon a Time in the South West, salita per la prima volta in novembre 2010 da Birkett sul lato sinistro della placca. Gradata E9 6c, le salite di Twyford e Cope si aggiungono a soltanto una manciata di altri E9 femminili.

Marzo è ancora Inverno

Ivo Ferrari e le invernali ai nostri tempi, una breve riflessione che spinge ad andare in montagna anche in questo ultimo mese d’inverno perché l’inverno… esiste ancora.

Fuori piove, gli scarponi e lo zaino sono pronti, oggi pomeriggio si pesta un po’ di neve sopra casa, la Grignetta è anche quello… Rovistando nei cassetti trovo un vecchio scritto, due meravigliose pagine di storia pubblicate su Famiglia Cristiana tanto, molto tempo fa! La foto che mi colpisce è la tenda rossa, giù in basso, su di un esile cengia stracolma di neve e gli scarponi, quelli ai piedi di Renato Casarotto intento a salire la ciclopica parete Est delle Grandes Jorasses. Un pezzo di storia che tutti, forse, conoscono. Non so perché mi soffermo su questa foto, tra le didascalie c’è scritto: “l’inverno più freddo del secolo”.

E questo povero inverno, preso di mira dai “giudici” di turno, capaci di convalidare o annullare salite stando dietro ad un pc, o davanti ad una tazza di cioccolata calda… meglio se tiepida!? Quanto tempo è passato dall’inverno più freddo del secolo, quanti inverni e quante salite. Sei tentativi, rinunce, bufere, dislivelli pazzeschi con lo zaino pesante, Amici disposti ad aiutare… altri tempi?

“Improvvisamente, la sera del 14 marzo, mi accorgo di essere finalmente fuori dalle difficoltà. Però sta diventando buio e la tendina con il sacco piuma è 50 metri più in basso. Sono costretto a ridiscendere fino al terrazzino per passare la notte. L’uscita in vetta sarà per domani. La mattina seguente risalgo lentamente le placche gelate e finalmente, alle 12, arrivo sulla cresta che mi condurrà in vetta. Dopo quattro ore arrivo in cima alle Grandes Jorasses.” (Renato Casarotto)

Marzo, ultimo mese d’inverno, ultimi giorni a disposizione per realizzare un sogno… e la zampata di un Leone, determinato e preparato.
Marzo, ultimo mese d’inverno, ultimi giorni a disposizione per salire, provare, soffrire e divertirsi con il gioco preferito.

Oggi piove e sulle cime cade la neve, la tanto desiderata neve, capace di cancellare tutti i passaggi e tutte le inutile polemiche di questo povero inverno, Lui che non centra niente, Lui che si è impegnato, rispettando regole non scritte…
“Le invernali si fanno a dicembre e a gennaio, poi le giornate si allungano e la neve si assesta” queste parole ascoltate da chi la cioccolata la beve caldissima, mi lasciano stranito, quasi incredulo.

Scendo le scale, prendo zaino e scarponi e mi avvio verso la “bassa” cima della Grignetta, in silenzio, con mille pensieri in testa e la fotografia di una tenda rossa, scattata da un immenso Alpinista, nel mese di marzo, proprio quando i “golosi” o gli invidiosi dicono: “le invernali non contano perché… c’è più luce!”.

Avanti Amici, che l’inverno esiste ancora!

di Ivo Ferrari

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Il fuoco dell’anima di Andrea di Bari e Luisa Mandrino

Il fuoco dell’anima di Andrea di Bari e Luisa Mandrino (Corbaccio Edizioni): dalla borgata romana anni ’60 all’arrampicata, la storia di un ragazzo che è riuscito a realizzare il sogno della sua vita. Recensione di Francesca Colesanti.

Fin dalle prime righe questo libro ci immerge in un’atmosfera tutta particolare, che non è l’aria rarefatta dell’alta quota, bensì la polvere pesante della borgata romana anni Sessanta. Ma questa polvere a poco a poco si dissolve per lasciare spazio ai sogni di un ragazzo, che li persegue con tenacia e una buona dose di disincanto: “Una cosa ci tengo a dire: l’essenza di questo libro è che un adolescente di 14 anni è riuscito alla fine a realizzare il sogno della sua vita”.

Questo è Andrea di Bari: senza cedere alla prospettiva di una brillante carriera da rappresentante di semipreziosi, Andrea arrampica, arrampica e arrampica ancora. Con gli amici. Alcuni dei quali lo accompagnano dall’infanzia sui campi di pallone dell’oratorio fino alle pareti calcaree del Gran Sasso, poi sulle rocce assolate di Sperlonga fino alla scoperta di Ferentillo e dell’eldorado di Kalymnos. Andrea diventa uno dei più forti climber italiani negli anni Ottanta, per poi ritirarsi nella sua patria d’adozione, l’Umbria, e dedicarsi anche all’attività di sceneggiatore.

Fuoco dell’Anima racconta la prima parte del suo percorso di vita, dal ’75 alla fine degli anni ’90, quando Andrea, fra un 7c+ al Moneta e una solitaria al Gran Sasso, scopre l’amore, la rivalità, gli incidenti, ma anche Mozart e la psicoanalisi. Partecipa alle prime competizioni internazionali, conosce e scala con tutti i big dell’epoca Mariacher, Iovane, Glowacz, Destivelle, Edlinger. Ospita Berhault a Roma (“che dorme nel mio letto, sotto i poster che lo ritraevano!”) e lo porta a scoprire la palestra de ‘noantri, la Cava di Ciampino.

Sfida i pregiudizi e gli sguardi altezzosi della vecchia guardia del Cai romano e ottiene le prime sponsorizzazioni, “si sforza di rimanere con i piedi per terra” (sic!) quando, dopo anni di duro impegno, riesce finalmente ad approdare al professionismo: “l’alternativa, in caso di fallimento, era tornare in cantiere”. Racconti, aneddoti, dialoghi, brividi si susseguono a ritmo veloce, corredati da una buona dose di fotografe d’epoca. Peccato davvero troppe poche.

Recensione di Francesca Colesanti

Pubblicato su Il Manifesto In Movimento marzo 2017

info Andrea di Bari

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James McHaffie aggiunge una nuova difficile via di arrampicata trad a Dinas Cromlech

Il climber britannico James McHaffie ha aperto House of Talons, una difficile e pericolosa nuova via d’arrampicata trad gradata E9 6c nella falesia di Dinas Cromlech, Llanberis Pass, Galles.

Per certi versi Dinas Cromlech è per l’arrampicata britannica l’equivalente di Wimbledon per il tennis d’oltremanica. Quindi, se giocare al All-England Club è l’apoteosi per qualsiasi giocatore di tennis, è facile capire perché una nuova via d’arrampicata nella valle di Llanberis è da considerarsi qualcosa di importante, soprattutto se la via offre difficoltà che si avvicinano al massimo del trad climbing britannico. La nuova via si chiama House of Talons e affronta un muro strapiombante, relativamente breve ma “feroce”, sopra la parete principale del Cromlech, superando difficoltà stimate attorno a E9 6c. Con il tipico understatement britannico il primo salitore James McHaffie minimizza l’importanza della via, ma è chiaro che questa non è un salita qualsiasi. Anche perché quello che la distingue è il fatto che la pericolosa arrampicata viene protetta da poco di più che 12 cliff.

James, che cosa ci puoi dire della via
È alta circa 18 metri, sale la parete a sinistra della via Rumblefish, è leggermente strapiombante. Anche se ci sono 2 sezioni chiave, l’arrampicata è principalmente sostenuta, molto precaria. Tutte le azioni chiave sono protette soltanto da cliff. C’è un nut piccolissimo in un blocco instabile a 2/3 d’altezza, ma credo possa tenere soltanto il peso di una persona che si cala. Sopra ho messo 3 cliff per non dover testare la tenuta del nut se fossi caduto.

L’uso soltanto dei cliff è un po’ estremoe
Avevo già un po’ usato i cliff in passato e ci sono anche caduto. Domenica scorsa sono sceso in corda doppia lungo la linea, l’ho fatto anche lunedì sera, sapevo che era l’unica maniera per giustificare la salita, altrimenti non mi sarei nemmeno preso la briga di provare. Ho salito i primi 5 metri, mi sono allungato per piazzare 2 cliff e con uno spezzone di di corda li ho bloccati verso il basso, per fermali. Proteggono la prima parte della via.

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Poi c’è il piccolo nut
Sì, e ho messo qualche altro cliff sopra il tetto per proteggere un ribaltamento verso sinistra prima di ritornare precariamente verso destra. Lì ho piazzato 3 cliff e altri non tanto buoni sopra, dato che potevano sollevarsi e cadere giù mentre salivo. Ragionavo con l’idea di “sicurezza attraverso la quantità.” Numeri…

Nessun chiodo?
Non ho proprio pensato a chiodi. Forse si potrebbe piantare qualcosa vicino al tetto, ma cerco di non lasciare “merda” nella roccia.

Tanto per avere un’idea di cosa stiamo parlando: se fosse una via sportiva, che grado sarebbe?
Se fosse spittata non sarebbe tecnicamente troppo difficile, direi 7c+ 8a, ma così come si presenta, l’arrampicata è spaventosa e precaria, mentalmente è impegnativo fare tutti quei movimenti con soltanto dei cliff come protezioni. Il posto dove si posiziona il secondo “nido” di cliff non è ideale, è abbastanza fisico, ti ghisa e dopo devi affrontare i movimenti più difficili.

Quanto l’avevi preparata?
Come ho detto, mi sono calato due domeniche fa per vedere se si potesse salire e per togliere la roccia marcia, poi lunedì sera mi sono calato un’altra volta per vedere se i cliff avrebbero funzionato e per decidere se il rischio valesse la pena. Poi sabato mi sono calato un’altra volta e per provare i movimenti con il grigri e per capire esattamente dove piazzare le protezioni.

Quindi non l’avevi salita con la corda dall’alto prima della tua libera?
Cerco di non salire tutto di fila per lasciare qualcosa alla fantasia. Sono salito con Calum Muskett. Fare sicura su una via di questo genere è sempre un momento di tensione.

Come giudichi questa via?
Ad essere onesto, la via in sé non è una cosa enorme, ma è bello aggiungere una via a Dinas Cromlech, una delle falesia più importanti in Galles. Ha un sacco di grandi vie trad: Spiral Stairs, Flying Buttress, Cenotaph Corner, Cemetary Gates, Left Wall, Right Wall, Lord of the Flies, Overlord. In passato ho arrampicato un sacco qui, soprattutto in free solo, e spesso avevo osservato questa parete chiedendomi come sarebbe stato salirla.

Arrampicate in Galles – falesie scelte
– Dinas Cromlech– alcune delle vie trad in assoluto tra le più belle e importanti.
– Cloggy – Clogwyn Du’r Arddu– considerato il “tempio dell’arrampicata” britannica.
– Vivian Quarry– la più popolare falesia nelle miniere di lavagna del Galles.
– Rainbow Slab– la più bella falesia di questa miniera abbandonata e dimenticata da tutti.
– Gogarth– una delle più belle scogliere della Gran Bretagna. Punto.
– Lower Pen Trwyn– semplicemente la più bella falesie di arrampicata sportiva.
– Huntsman’s Leap– una delle scogliere più ambite nella zona del Pembroke.

Pico Pirineos in Messico, nuova via a Monterrey per Giupponi, Oviglia e Larcher

Rolando Larcher, Maurizio Oviglia e Luca Giupponi hanno aperto El lobo del desierto, una nuova via sulla parete est e nord del Pico Pirineos, sulle guglie che fiancheggiano a sud-ovest la metropoli di Monterrey in Messico. La via, aperta in 5 giorni e liberata dagli stessi apritori, si sviluppa per 12 tiri (470m) con difficoltà sino al 7c (5.12d). La big wall è stata aperta dal basso senza uso di artificiale tra un punto e l’altro, nonostante la roccia necessitasse di parecchia pulizia.

Con la situazione politica attuale, ci ripetiamo spesso con i nostri abituali compagni di viaggio, il posto più sicuro rimane l’America Latina… Così, scartato l’iniziale proposito di andare in Oman, ci eravamo indirizzati verso il Cile. Ma Rolando Larcher, che aveva sentito Simone Pedeferri, che riguardo l’America del Sud rimane un gran bel riferimento per esperienze ed informazioni, cominciò a considerare l’ipotesi di recarci in Messico, consigliatogli proprio da Simone. Fatto un rapido giro in rete, Rolando è stato attratto da una parete dall’estetica imbattibile nel Canyon della Huasteca e, senza niente sapere su che vie ci fossero, l’ha indicata come obiettivo principale della nostra spedizione ai suoi sponsor. Ma, oltre al motore di ricerca Google, un’altra persona che ci sentiamo di ringraziare è Paolo Marazzi, che ci ha dato i contatti di Alex Catlin, un americano trapiantato in Messico che è una vera leggenda oltreoceano in materia di apertura di vie. Ma non solo, Alex è anche un ottimo climber, avendo ripetuto in passato addirittura Macumba ad Orgon, 8c+. Ora dedito soprattutto alla chiodatura di monotiri, vive con la moglie Connie e i suoi due figli proprio a Monterrey. Perché, come ci dice Connie, “è decisamente meglio che vivere in Texas!”.

Dopo essere stati completamente radiografati all’aereoporto di Miami, appuntamento allo Starbucks di Monterrey con Alex: nonostante l’incipiente crisi d’astinenza da espresso e croissant, tamponata alla meglio con un muffin, non perdiamo tempo e il giorno stesso giriamo tutte le pareti (o quasi) della zona per valutare il nostro obiettivo. L’indomani la temperatura precipita di quasi 30 gradi e nevica: non ci fermiamo per così poco e continuiamo ad esplorare i canyon rimasti imbottiti in giacca a vento e piumino. Ma il Messico non era un posto caldo? Avevo messo nello zaino pure il costume da bagno! Dopo soli due giorni di esplorazione concludiamo che la parete che ha trovato Rolando su internet appare non solo la più estetica, ma anche la più interessante, sebbene non troppo lontana dalla città. Sarebbe bello aprire una via lì, ma ci sarà su qualcosa? Nessun problema, Alex telefona a Carlos, il massimo esperto locale del Pico Indipendencia e del gemello Pico Pirineos: da quello che captiamo dalla loro conversazione in spagnolo pare di capire che la linea che abbiamo individuato sia vergine! Incredibile, anche considerando che qui si scala dagli anni ‘60 ed è la zona con più storia alpinistica del Messico! Non vogliamo assolutamente intralciare vie classiche, dunque è necessario essere sicuri prima di far danni!

Si comincia con il solito tran tran a cui ci siamo abituati nelle nostre spedizioni: sveglia di notte (colazione – per me disgustosa – in un orrendo Seven Eleven aperto 24 ore su 24) ed in parete dalle prime luci alle 8 di sera, quindi ben oltre il tramonto. Poi sfatti in qualche ristorante (quasi sempre lo stesso) di Monterrey a cercare di reintegrare le proteine. Non c’è tempo per alcool e movida, e nemmeno per il turismo o qualche monotiro in falesia, prima l’obiettivo principale e poi si vedrà. Sarà per questo che non siamo ancora rientrati da una spedizione senza nulla di fatto?

Come consueto apriamo con il nostro stile: rigorosamente dal basso ripartendoci equamente i tiri (per questo tre è il numero perfetto), fermandoci sui cliff per piazzare lo spit successivo, solo dopo un tratto fatto in libera. Anche se la roccia si rivela sin da subito bisognosa di disgaggio, dunque non è stato affatto facile lanciarsi in obbligatori rilevanti! Preciso queste cose, ormai per molti scontate perché, parlando con Alex, ci rendiamo conto che in materia di vie sportive, o meglio multipitches, gli americani in genere considerano normale calarsi dall’alto o, in apertura dal basso, usare i removable bolts! Per loro, una volta che si usano i bolts, non fa molta differenza lo stile che si adotta! Addirittura qualche giorno fa un climber anglosassone mi ha scritto se fosse possibile aggiungere spit tra un punto e l’altro ad alcune mie vie storiche aperte dal basso in Sicilia! E’ incredibile quanto gli anglosassoni possano essere intransigenti in materia di vie trad ma, nello stesso tempo, non riconoscere nessun valore alpinistico alle vie che fanno uso di bolts, sebbene aperte dal basso!

Dopo tre giorni di fatiche abbiamo aperto soli 5 tiri sulla spettacolare parete est, a volte con una piacevole brezza ma a tratti con un caldo infernale. La pulizia ci porta via molto tempo ed energie, ma vogliamo lasciare ai ripetitori una via bella e sicura, all’altezza della reputazione che hanno le altre vie che abbiamo tracciato in giro per il mondo. Così mentre uno di noi apre il tiro e l’altro lo assicura anche per 3 o 4 ore, il terzo sulle jumar si occupa di ripulire bene il tiro precedente. Per continuare la via nella parte alta della parete, senza salire per il facile spigolo (già percorso da una via classica) è necessario calarsi per 60 m dalla parte opposta e continuare per la parete nord, una muraglia di quasi 300 m perfettamente verticale. Decidiamo di prendere il muro triangolare di petto, ovvero al centro.  Solo che, complice un drastico abbassamento delle temperature, ciò ci costa due giorni al gelo. Altro che Messico, qui sembra di stare in Patagonia! Dopo un po’ siamo alle prese con un muro di roccia marrone di cui non sappiamo bene la consistenza, il cui contorno sembra da lontano quello di un lupo che ulula (da qui il nome della via). Luca stringe i denti e, quando sta per mollare completamente congelato dal vento freddo, trova le energie per finire il tiro, a due passi dalla cima. La “cumbre” questa volta tocca a lui! Ci accoglie un sole tiepido a scaldarci le membra intirizzite, mentre aspettiamo che Rolando come di consueto disgaggi.

Due giorni di riposo e poi il consueto appuntamento con la rotpunkt, ognuno sui tiri che ha aperto. Probabilmente per i miei due super-amici salire del 7c non è che una formalità, ma per me reduce da un anno passato per metà a casa con la gamba rotta è un’impresa e già il primo tiro della via, che ho aperto, 50m di 7a+ con sulle prese la polvere dei disgaggi dei tiri sopra, mi impegna non poco. Data la lunghezza della via, ognuno comunque spende le proprie energie mentali e fisiche e alla fine non ne avanza molto per nessuno! Riconquistata la vetta per la seconda volta completiamo gli ultimi ritocchi alla via calandoci, come al solito con le frontali. Missione compiuta in meno di 15 giorni compresi i rest day! Rimangono altri 6 giorni. Che si fa? Non nascondo che avrei sperato di fare qualche altra bella salita al Potrero Chico o a El Gigante ma i miei due compagni di viaggio, stanchi di big wall e di prender freddo, hanno optato per andare a tirar tacche e” tufas” nelle belle falesie di El Salto, dove il Gippo (così tutti chiamano Luca Giupponi) si porta via due 5.13b (8a) a-vista. Così, mi han detto i compagni, la prossima volta sarai un po’ più allenato e non ti lamenterai troppo come tuo solito!

Desideriamo ringraziare innanzi tutto Alex Catlin e sua moglie Connie per l’ospitalità. Poi Simone Pedeferri e Paolo Marazzi per le informazioni ed i contatti. Infine i nostri sponsor La Sportiva, Petzl, Montura, Mammut, E9, Totem Cams

di
Maurizio Oviglia (CAAI)

SCHEDA: El lobo del desierto, Pico Pirineos, Messico

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Coppa del Mondo Boulder 2017: Jongwon Chon e Shauna Coxsey vittoriosi in Vail

La quinta tappa della Coppa del Mondo di arrampicata Boulder 2017 conclusasi ieri a Vail, Colorado, USA, è stata vinta dal sud coreano Jongwon Chon e Shauna Coxsey.

Grande boulder a Vail, Colorado, dove 59 atleti e 55 atlete si sono dati appuntamento per la quinta di sette tappe della Coppa del Mondo Boulder 2017. Una tappa spartiacque quindi, fondamentale per guadagnare punti preziosi per la classifica generale, e questo lo sapevano soprattutto la slovena Janja Garnbret e la britannica Shauna Coxsey che sin da inizio stagione stanno duellando per la Coppa.

Prima di Vail infatti le due erano separate da soltanto 8 punti – niente praticamente – e nella prima fase di gara la Garnbret ha dominato chiudendo tutti e 5 i blocchi. In Semifinale una defiance sul primo blocco è costato caro alla Garnbret ​che​ si è vista ​la ​prima esclusa della Finale (per la prima volta nell​a​ sua carriera) per soltanto due tentativi in più per raggiungere una zona bonus. La Coxsey, finalmente libera dallo stress, è letteralmente volata e con tre top ha vinto la sua 10° medaglia d’oro, ai danni delle due giapponesi in finale, Akiyo Noguchi e Miho Nonaka, seconda e terza rispettivamente. L’atleta di casa Alex Puccio ha deliziato il pubblico e si è piazzata quarta davanti ad un’altra giovane slovena Katja Kadic e ​al​la Campionessa del Mondo in carica, la svizzera Petra Klingler.

In gara maschile c’è da segnalare la preponderanza giapponese​ ​infatti​,​ dopo la prima fase di gara,​ 9 dei primi 10 atleti erano giappones​i​ mentre​,​ nell’ultimo round​,​ ben 4 dei 6 finalisti venivano dalla terra del Sole nascente. Un dato che con ​le​ ​O​limpiadi di Tokyo 2020 dietro l’angolo fa riflettere ma che non ha intimidito il vincitore della Coppa del Mondo 2015 Jongwon Chon che​,​ con quattro top​,​ ha dominato la gara. Con tre top​,​ Meichi Narasaki (da non confondere con il suo fratello più grande, Tomoa Narasaki, l’attuale leader della Coppa del Mondo 2017) e Yoshiyuki Ogata si sono piazzati secondo e terzo rispettivamente, davanti al russo Aleksei Rubstov e gli altri due giapponesi Kokoro Fujii e Keita Watabe.

Per quanto riguarda gli azzurri in gara, Gabriele Moroni è riuscito a passare il primo turno come uno dei migliori atleti europei, ma poi ha concluso la trasferta in 20° posizione. Riccardo Piazza si è piazzato 59°, Andrea Ebner 31°.

1 Jongwon Chon KOR 4t9
2 Meichi Narasaki JPN 3t6
3 Yoshiyuki Ogata JPN 3t11
4 Aleksei Rubtsov RUS 2t5
5 Kokoro Fujii JPN 2t6
6 Keita Watabe JPN 1t3

7 Tsukuru Hori JPN
8 Jernej Kruder SLO
9 Tomoa Narasaki JPN
10 Rei Sugimoto JPN
11 Sean Bailey USA
12 Jorg Verhoeven NED
13 Sebastien Lazure CAN
14 Kevin Heiniger SUI
15 Yuji Fujiwaki JPN
16 Jan Hojer GER
17 Tyler Landman GBR
18 Alex Khazanov ISR
19 Kai Harada JPN
20 Gabriele Moroni ITA
21 Jeldrik Schröter Thilo NOR
21 Kaito Watanabe JPN
23 Alfons Dornauer AUT
23 Michael O’rourke USA
25 Shawn Raboutou USA
25 Simon Unger GER
27 Jason Holowach CAN
27 Georg Parma AUT
29 Nathaniel Coleman USA
29 Domen Skofic SLO
31 Kai Lightner USA
31 Baptiste Ometz SUI
33 Solomon Barth USA
33 Jesse Taplin CAN
35 Peter Dixon USA
35 Hannes Puman SWE
35 Kyle Struthers USA
38 Benjamin Hanna USA
39 Lukas Geukens BEL
39 Sean Mccoll CAN
39 Haibin Qu CHN
42 Palmer Larsen USA
43 Brian Antheunisse USA
43 Jj Mah CAN
43 Jakob Schubert AUT
46 Ka-Chun Yau HKG
47 Bjørn Arnel Iisager DEN
47 Chi-Fung Au HKG
49 Brendan Mitchell USA
49 Charlie Schreiber USA
51 Yufei Pan CHN
51 Riccardo Piazza ITA
53 Ryan Copeland USA
53 Andrew Lamb USA
55 Kim Marschner GER
55 Nicholas Picarella USA
57 Julien Bourassa- Moreau CAN
57 Tristan Chen USA
59 Joel Zerr USA

1 Shauna Coxsey GBR 3t4
2 Akiyo Noguchi JPN 3t6
3 Miho Nonaka JPN 3t7
4 Alex Puccio USA 3t10
5 Katja Kadic SLO 1t3
6 Petra Klingler SUI 0t

7 Janja Garnbret SLO
8 Sol Sa KOR
9 Brooke Raboutou USA
10 Michaela Tracy GBR
11 Aya Onoe JPN
12 Katharina Saurwein AUT
13 Mei Kotake JPN
14 Berit Schwaiger AUT
15 Alma Bestvater GER
15 Megan Mascarenas USA
15 Chloe Caulier BEL
18 Meagan Martin USA
18 Lily Canavan USA
18 Leah Crane GBR
21 Johanna Holfeld GER
21 Monika Retschy GER
23 Carroll Chauncey USA
23 Kyra Condie USA
25 Bronwen Karnis CAN
25 Grace Mckeehan USA
27 Stasa Gejo SRB
27 Maya Madere USA
29 Lilli Kiesgen GER
29 Eva Thompson CAN
31 Andrea Ebner ITA
31 Franziska Sterrer AUT
33 Ying Lee Hung TPE
33 Alannah Yip CAN
35 Victoria Perkins USA
35 Lamu Renqing CHN
37 Sierra Blair-Coyle USA
37 Hannah Midtboe NOR
39 Lisa Chulich USA
39 Alexis Mascarenas USA
39 Allison Vest CAN
42 Molly Rennie USA
43 Rong Jiang CHN
43 Lila Neahring USA
43 Ann Stirling Lucinda AUS
46 Elise Sethna CAN
47 Johanna Färber AUT
47 Julianna Jimreivat USA
49 Natalia Grossman USA
49 Audrey Miller USA
51 Isabel Gifford USA
51 Zoe Steinberg USA
53 Heeyeon Park KOR
53 Tan Shi Hui SGP
55 Emilie Pellerin CAN

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