Via Phoenix in Val Orsera, nuova via in Lagorai

La relazione della via Phoenix (VI+, 200m) sul Secondo Campanile di Val Orsera (gruppo Lagorai, Rava Cima d’Asta), aperta da Marco Sandri e Omar Ropelato il 19 agosto 2013.

Dopo aver ripetuto tutte le vie storiche della Val Orsera e provveduto a sistemare le soste di alcune (per esempio la Via capitano Renato Tomaselli), il primo weekend libero Marco Sandri e Omar Ropelato sono partiti armati di sacchi a pelo, fornelletto, corde, chiodi e un trapanino a batteria per la Val Orsera.

La Via Phoenix (via della Fenice) è stata aperta dal basso, in due giorni, con bivacco alla base della parete. Percorre il Secondo Campanile di Val Orsera, diventando quindi la prima e unica che lo percorre, con  6 tiri di corda su 200 metri.

La partenza è veramente evidente, è il tiro chiave e l’abbiamo chiamata la pinna dello squalo, chi vorrà ripeterla capirà poi il motivo. Le soste sono miste fix e chiodi, alcuni fix sui passaggi chiave.

SCHEDA: Via Phoenix, Secondo Campanile di Val Orsera, Lagorai

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Coppa Italia Lead 2016: a Biella vincono Stefano Carnati e Claudia Ghisolfi

Sabato 21 maggio a Biella Stefano Carnati e Claudia Ghisolfi hanno vinto la seconda tappa della Coppa Italia Lead 2016. Il report di Giovanni Canton

Si è disputata sabato ad Occhieppo, frazione di Biella, la seconda delle cinque tappe della Coppa Italia Lead organizzata dalla Run Out asd, inserita all’interno della manifestazione Rock Out, una due giorni che ha unito la tappa di Coppa Italia ad una maratona di arrampicata amatoriale tenutasi il giorno seguente.

I tracciatori Leonardo di Marino e Alberto Gnerro hanno impegnato gli atleti durante le varie fasi di gara, in finale Stefano Carnati primeggia confermando il risultato positivo già ottenuto a Brunico all’inizio di aprile, quando aveva vinto davanti a Francesco Bosco e Giorgio Bendazzoli.

A Biella il giovane climber di Lecco è stato spettacolare, con un impressionante cambio di velocità sulle ultime prese, prima di cadere sulla placca finale. Francesco Vettorata è stato distaccato di pochissimo, in recupero da un infortunio che lo aveva tenuto a terra a Brunico, mentre Stefano Ghisolfi e Fabio de Cesero sono entrambi stati beffati dall’aderenza sul passo chiave della via, e spareggiati per risultato in semifinale.

La gara femminile è stata vinta da Claudia Ghisolfi, seconda a Brunico davanti alla Asja Gollo che a Biella invece ha primeggiato. Terza Silvia Cassol che realizza cosi – se non erriamo – il suo primo podio in Coppa Italia.

Maschile
1. Stefano Carnati
2. Francesco Vettorata
3. Stefano Ghisolfi
4. Fabio De Cesero
5. Giorgio Bendazzoli
6. Alberto Grotta
7. Francesco Bosco
8. Andrea Zanone
9. Claudio Arigoni
10. Alessandro Zeni

Femminile
1. Claudia Ghisolfi
2. Asja Gollo
3. Silvia Cassol
4. Lisa De Martini
5. Manuela Valsecchi
6. Ilaria Maria Scolaris
7. Eva Scroccaro
8. Giada Zampa
9. Martina Blanchet
10. Sofia Castellani

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Catherine Destivelle affascina a Cortina InCroda

È partita con una protagonista d’eccezione la settima edizione di Cortina InCroda: giovedì sera Catherine Destivelle tra aneddoti sulle avventure verticali, video, immagini, si è raccontata con semplicità e ha fatto emergere una visione dell’alpinismo pura, legata a doppia cordata allo stile e non tanto al grado.

Il presidente dell’associazione culturale Cortina InCroda, lo Scoiattolo Federico Michielli ed il sindaco Andrea Franceschi hanno sganciato il moschettone simbolo della rassegna che sino al 10 settembre proporrà appuntamenti dedicati alla montagna.

“Diamo il via a questa settima edizione con una nuova protagonista internazionale del mondo verticale”, ha detto Michielli, “in questi sette anni abbiamo ospitato a Cortina InCroda e fatto conoscere al pubblico 34 alpinisti di fama internazionale, provenienti da 10 nazioni diverse, con sette grandi donne. Ogni anno cerchiamo di proporre qualcosa di nuovo e quest’anno ad ogni serata in teatro presenteremo tramite un video le falesie di Cortina, in vista dell’uscita della guida sulle falesie che stanno realizzando gli Scoiattoli”.

Parole di incoraggiamento per continuare nel lavoro svolto fin qui ha pronunciato il sindaco Franceschi. “In questi sette anni”, ha detto, “Cortina InCroda ci ha regalato la possibilità di vivere tante emozioni. Il supporto che il Comune dà alla manifestazione è un supporto che lo staff si è guadagnato sul campo. La nostra amministrazione ha voluto puntare su eventi realizzati dal paese, dai nostri volontari, e questo premia. Vediamo tramite la vostra rassegna un mondo vero, genuino, autentico. Cortina è soprattutto montagna, sport e natura e anche grazie a Cortina InCroda siamo riusciti a dare all’esterno un’immagine della nostra meravigliosa conca che è meno mondana, e più genuina: un’immagine della vera Cortina”.

Sul palco, Pier Paolo Rossi, il presentatore di Cortina InCroda, ha dialogato con la Destivelle, con il supporto per la traduzione di Chiara Costa, facendo emergere la straordinarietà delle imprese dell’alpinista francese.

Una donna ironica, affascinante, con una forza sia fisica che morale invidiabile. E’ partito con un’immagine di Heidi il racconto della vita in verticale della Destivelle. “Era il mio modello”, ha detto, “perché stava sempre in montagna e amava la montagna. A 12 anni sull’esempio di Heidi ho iniziato a vivere la montagna intensamente anche io e non ho mai smesso. Ho fatto anche attività agonistica ma per me il gesto atletico, l’eleganza nella scalata, è sempre stato il vero scopo. Non era fondamentale la prestazione, ma il gesto atletico. Ho avuto tanti incidenti nel corso della mia carriera, ma non mi sono mai fermata, perché ho sempre dato la colpa della caduta a me stessa. Se sono caduta era per una mia mancanza di attenzione. Non ho mai pensato di mollare. Ho avuto la fortuna di poter vivere la mia passione”. La Destivelle è stata considerata per anni la più forte scalatrice la mondo. Si è cimentata con la scalata in solitaria, nella quale ha saputo eccellere compiendo imprese incredibili: negli anni ’90, tra le altre, realizzò le ascensioni delle tre più mitiche pareti delle Alpi: l’Eiger, Les Grandes Jorasses e il Cervino. Storica fu l’apertura invernale e in solitaria di una nuova via sul Petit Dru, impresa che le costò 11 giorni di bivacco in parete. Nel giugno 1999 Catherine Destivelle compì l’ascensione in solitaria della via Brandler-Hasse sulla parete nord della Cima Grande sulle Dolomiti. Attualmente è l’unica donna ad aver vinto in solitaria Les Grandes Jorasses, il Cervino e la parete Nord dell’Eiger.

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Ai giovani la Destivelle ha consigliato di inseguire i propri sogni. “Bisogna avere il coraggio di credere nei propri sogni”, ha detto, “la passione, quella vera, quella che ti prende tutto, anima e corpo, va inseguita, va coltivata, non va mai abbandonata. Avere una passione e alimentarla è il vero motore del vivere bene. L’unico rimpianto che posso avere adesso è quello di non avere abbastanza tempo, ma è una condizione comune a tutti”.

In cantiere per il futuro la Destivelle ha ancora tanti progetti con la sua casa editrice e con l’attività di filmografia. Sta preparando una Fiction e la pubblicizzazione di alcuni libri di montagna.

Il prossimo appuntamento con Cortina InCroda è per giovedì 16 luglio alle 21 al Cinema Eden. La collaborazione tra Cortina InCroda ed il Trento Film Festival si apre con la proiezione di una pellicola premiata a Trento. La Genziana d’Oro della Città di Bolzano per il miglior film di esplorazione e avventura è andata all’epico Valley Uprising di Nick Rosen, Peter Mortimer, Josh Lowell che celebra, attraverso straordinari materiali d’archivio e aneddoti, l’epopea della valle di Yosemite, scoperta dai pionieri del climbing negli anni ’60 e recentemente scenario dell’impresa di Tommy Caldwell e Kevin Jorgeson.

CORTINA IN CRODA
Una manifestazione realizzata con il contributo del Comune di Cortina d’Ampezzo in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura.
Organizzazione: Associazione Culturale Cortina InCroda.
Partner: Cortina Turismo.

Cortina InCroda:
Presidente: Federico Michielli
Vice Presidente: Alessandro Manaigo
Curatori: Federico Michielli, Marco Ghedina, Alessandra Segafreddo.
Videomaker: Alessandro Manaigo.
Ufficio Stampa: Alessandra Segafreddo.
Web Editor: Mauro De Biasi.
Scenografie Allestimenti: Alessandro Menardi, Gabriele Dallago,
Staff organizzativo: Diana Gaspari, Paolo Tassi, Christian Ghedina, Bruno Sartorelli, Giorgio Constantini, Gianfranco Rezzadore.
Consulenza tecnica: Luca Zardini Canon.
SPONSOR: Cooperativa di Cortina, Itas Assicurazioni, Lagazuoi 5 Torri, Cortina Cube, Cassa Rurale e Artigiana di Cortina d’Ampezzo e delle Dolomiti, Top Store, Studio Geometra Diego Ghedina, Studio Amormino, Sci Club Drusciè, Park Hotel Franceschi, Nord Hotel, Hotel Olimpia, Hotel Montana, Pasticceria Alverà, Fioriera Zara.
MEDIA and WEB PARTNER: Radio Cortina, Corriere delle Alpi, PlanetMountain, Cortina TOPic, Affaritaliani.it, Il Notiziario di Cortina.
FRIENDS: Scoiattoli di Cortina, Trento Film Festival, Cortina Turismo, Guide Alpine Cortina, Pizzeria Vienna, Libreria Sovilla.

A hard act to follow

Actor Brendan O’Hea is returning to Beijing to direct two Shakespearean classics, where his troupe will be treading the boards at the Tianqiao Performing Arts Center, Chen Nan reports.

In 2014, when the renowned theater company, Shakespeare’s Globe, staged William Shakespeare’s comedy, A Midsummer Night’s Dream, at the National Center for the Performing Arts in Beijing, one of the actors, Brendan O’Hea, who played the role of Quince, noticed a girl, about 5 years old, laughing with the crowds throughout the show.

Later, he found out that the young girl didn’t understand the language but enjoyed the show.

“It made me believe that Shakespeare’s language crosses time and culture,” O’Hea says in Beijing.

In 2015 and 2016, the company returned to the capital with two Shakespearean plays, The Merchant of Venice and Hamlet.

As director, O’Hea returns to Beijing and will bring two comedies of Shakespeare: Twelfth Night and The Comedy of Errors, to Tianqiao Performing Arts Center from Sept 19 to 21.

These shows are the last leg of Shakespeare’s Globe’s world tour, which kicked off in March and visited Australia, Norway, Singapore and other countries.

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At least 13 arrested at Portland protests

Police seize weapons including chemical spray, knives, shields and a stun gun

Six people were injured and at least 13 were arrested after far-right protesters and opposing demonstrators clashed on Saturday in the largest city of Oregon in the western United States.

There were approximately 1,200 demonstrators in downtown Portland at the peak of the protests. The city called in its entire force of 1,000 police officers in response to what the Portland Police Bureau called “civil disturbance”, which has attracted national attention.

Video footage posted on social media shows that protesters with red “Make America Great Again” caps and counterprotesters in black fighting with each other, and police in riot gear trying to keep the two sides of demonstrators from separate.

Over the course of the daylong demonstration, police seized weapons including chemical spray, metal and wooden poles, knives, shields and a stun gun, Portland Police Chief Danielle Outlaw told reporters on Saturday evening.

The protests clogged the streets of Portland and disrupted public transit. The arrested individuals face a range of charges, including disorderly conduct, interfering with police, resisting arrest and unlawful use of a weapon, said Outlaw.

The rally was organized by the Proud Boys, a US-based all-male far-right group, founded in 2016, which promotes white nationalism, gun rights and “Western Chauvinism” on its website. The Southern Poverty Law Center, which advocates against bigotry, has designated the Proud Boys as a hate group.

The Proud Boys said the goal of the rally was to oppose anti-fascist demonstrators, collectively called “Antifa” and known for wearing masks and all-black clothing. They want Antifa to be declared a domestic terrorist organization.

New battleground

Before the demonstration started, US President Donald Trump tweeted that “Major consideration is being given to naming ANTIFA an ‘ORGANIZATION OF TERROR.’ Portland is being watched very closely. Hopefully the Mayor will be able to properly do his job!”

In response to Trump’s tweet, Portland Mayor Ted Wheeler told CNN that the president was not “helpful” in addressing a “potentially dangerous and volatile situation”. “Adding to that noise doesn’t do anything to support or help the efforts that are going on here in Portland,” he said.

Portland has become a new battleground for far-right and far-left extremists. Almost two months ago, clashes between another far-right group, Patriot Prayer, and counterprotesters led to four arrests and four injuries, according to Portland Police Bureau.

In 2017, thousands of people skirmished in fights between pro-Trump groups and counterprotesters at a rally in Portland, following a stabbing on public transit train after a man reportedly harassed a woman wearing a hijab.

The debate on white supremacy has recently been fueled in the US after a shooter killed 22 people in El Paso, Texas, early this month. Before going on the killing spree, the suspect posted a manifesto online, which is filled with white supremacist language and racist hatred aimed at immigrants.

Clint Watts, a senior fellow at the Foreign Policy Research Institute and a former FBI counterterrorism expert, has said that the country doesn’t take white nationalism seriously enough and suggested legislation to designate white supremacy as domestic terrorism.

On the other hand, Republican Senators Ted Cruz and Bill Cassidy have introduced a congressional resolution calling for anti-fascists to be declared domestic terrorists.

But experts said it’s difficult to determine whether Antifa is a terrorist group. “Antifa is not a highly organized entity and has not persisted over time,” said Gary LaFree, chair of the Department of Criminology and Criminal Justice at the University of Maryland, in an article for the NBC News website on Saturday.

“Terrorism is a method, not a group or an individual” and “measuring the motives of individuals is complicated”, he said.

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Chinese Mulan ballet to make US, Canada debut

Hua Mulan, the most recognizable folk heroine in Chinese culture, became known to Western audiences through Disney’s 1998 classic animation. Now, Mulan’s story is being recounted in a new form-ballet.

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Tiptoes, splits and long jumps…Yu Chuanya, 29, repeats the basic moves in a rehearsal room, trying to reenact the age-old story of the Chinese girl who disguises herself as a man so that she can go to war in place of her aged father.

As the principal dancer, Yu and dozens of other dancers from the Liaoning Ballet of China will take their original ballet Hua Mulan to the United States and Canada in late August, representing the troupe’s first performance of the classic outside of China.

Colodri: sopra Arco una nuova via di più tiri di Daniele Geremia e Diego Mabboni

Sul Monte Colodri ad Arco Daniele Geremia e Diego Mabboni hanno aperto la nuova via d’arrampicata Piccolo Diavolo (8a 7a obb., 300m).

Di primo acchito potrebbe sembrare improbabile che sul Monte Colodri, la storica parete di Arco osservata e salita da generazioni di climbers, ci sia ancora spazio per qualcosa di nuovo. Invece sì, se si guarda molto bene, esattamente come hanno fatto l’esperto climber di casa Diego Mabboni e Daniele Geremia che nel 2011 sono riusciti ad individuare una linea a sinistra della vecchia via White Crack. La loro nuova via Piccolo Diavolo, aperta dal basso, sale terreno vergine sempre a sinistra di White Crack, la via aperta nel 1979 da Roberto Bassi e Gigi Giacomelli con cui ha in comune la 2° e la 5° sosta su quei terrazzini sospesi sopra il fiume Sarca. Secondo Geremia la via di 300m è chiodata bene ma i gradi non sono per niente regalati, come dimostra anche il fatto che pur avendo liberato tutti i tiri, la via aspetta ancora la prima libera in giornata.


PICCOLO DIAVOLO AL MONTE COLODRI
di Daniele Geremia

Ero ad Arco a lavorare come guida tra canyoning e vie ferrate e nel tempo libero cercavo posti nuovi dove poter chiodare ed aprire nuove vie. Ad Arco il potenziale sembrava essere esaurito ma con Diego abbiamo notato una linea che si destreggia tra le vecchie vie del Colodri, partendo dalla seconda cengia che si ricollega al secondo tiro di White Crack. All’inizio ci sembrava impossibile che ci fosse spazio per una via, ma alla fine è risultata un’ottima intuizione.

La via è stata chiodata nel 2011 in tre giornate e si sviluppa su roccia ottima. Con sei lunghezze di corda percorre tutta l’altezza della parete sud del Colodri, di difficoltà fino all’8a con grado obbligatorio di 7a; i primi tiri partono con gradi poco sostenuti per poi arrivare ad un tiro su roccia grigia che cavalca una prua di non facile lettura.

Pochi giorni fa, dopo una giornata di falesia ad Arco ed un’allegra baldoria serale e dormendo poche ore, in compagnia di mio fratello Enrico, Luca Matteraglia e Claudio Migliorini abbiamo lanciato l’idea di ripetere la via; quando l’avevo aperta non mi sembrava molto sostenuta ma non avendo ripetizioni e senza impronte di magnesio la lettura dei passaggi è risultata non banale.

La chiodatura sicuramente non è estrema, ma da spit a spit ci si diverte ad “avvistare” le sequenze dei movimenti. In sei lunghi tiri di corda (circa 35-40 metri ciascuno) con due piccoli raccordi si percorre tutta la parete; si parte con un 7a e poi si alterna con un morbido tiro di 6a+ per poi rimanere sostenuta fino alla fine, con lunghezze di 7b in placca per poi un 8a su strapiombo di difficile lettura. un tiro tecnico di 7b+ ed un ultimo 7a a canne.

Si ringrazia Wild Climb e Red Point per il materiale ed attrezzatura.

SCHEDA: Piccolo Diavolo, Monte Colodri, Arco

02/11/2008 – Nuova via sul Monte Colodri per Antonini e Calzà
Massimo Antonini e Giampaolo ‘Trota’ Calzà hanno aperto la Via Giovanni Segantini (280m, 6c+ max) sulla parete est del Monte Colodri (Arco, Trentino).

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Stefano Ghisolfi libera Lapsus ad Andonno, il primo 9b in Italia

Oggi lunedì 2 novembre 2015 nella falesia di Andonno (CN) Stefano Ghisolfi ha liberato Lapsus, la prima via d’arrampicata sportiva gradata 9b in Italia.

Questo pomeriggio Stefano Ghisolfi ha riportato la storica falesia di Andonno a splendere sotto le luce della ribalta a cui era stata abituata nei primi anni novanta con la prima salita di Lapsus, una via che potrebbe avere tutte le carte in regola per essere il primo 9b in Italia e quindi la via più difficile di questo paese.

La nuova linea si trova nel famoso settore Anfiteatro che ospita dei “mostri sacri” dell’arrampicata sportiva italiana come Si, l’8a+ di Marzio Nardi, Noi, l’8b+ liberato da Andrea Gallo, l’8b di Cobra e l’8c di Anaconda di Matteo Gambaro. Nel 1993 Severino Scassa aveva collegato Noi e Cobra con un traverso in orizzontale per dare vita a Noia, il primo e probabilmente più famoso 8c+ d’Italia, mentre l’anno scorso Ghisolfi aveva collegato Cobra con Anaconda per creare l’8c+/9a di Cobra Reale.

Il nuovo viaggio proposto adesso dal climber torinese attraversa tutte le vie, partendo da Noi e finendo su Anaconda in un viaggio di oltre 70 movimenti. I passi chiavi si trovano alla fine, proprio su Anaconda, ed è lì che Ghisolfi era caduto in continuità due weekend fa, ad una manciata di movimenti dalla catena…

Oggi dopo un breve riscaldamento Ghisolfi non ha sbagliato niente e questo grandissimo successo arriva dopo le ripetizioni di tre 9a+, ovvero Biographie a Céüse quest’estate, Demencia Senil a Margalef a marzo e Le moustache qui fâche ad Entraygues in Francia nell’estate 2014. Secondo Ghisolfi la nuova connessione è ben più difficile. Inutile dire che si tratta di un momento storico per l’arrampicata sportiva italiana.

Stefano Ghisolfi tenta Lapsus, video di Enrico Veronese

Taghia, nuova via d’arrampicata in Marocco

Nel mese di novembre 2015 Carlo Cosi, Enrico Geremia e Nicolò Geremia hanno aperto Kif & Cliff, una nuova via d’arrampicata sulla parete nord dell’ Aganbou ‘n Tissoufra sulle nelle montagne di Taghia in Marocco. Il report di Enrico Geremia.

“….e questa parete?”
” ragazzi che ne dite?”
“Secondo me di li si passa…!!”

Indicavo, intanto, un tratto non ben definito della parete strapiombante sopra le nostre teste. Sapevo, certo, che era un azzardo ma… bisogna pur crederci, alle visioni, ogni tanto! La risposta è arrivata immediata ed incredula:
“Dove?!… Ma sei matto? No! È impossibile!… non passeremo mai di li… È troppo dura!” Il buon Carlo si era appena svegliato dopo 2 ore di avvicinamento e una dozzina di thè berberi aromatizzati al kif… e che risveglio! Bocciatura completa!

Restava una sola possibilità per la questa folle idea… Mi giro, guardo mio fratello Nicolò e – confidando nella genetica – cerco un qualche segno di speranza: lo trovo nei suoi occhi! Non parla, ma annuisce lentamente e alzando lo sguardo i suoi occhi incontrano la stessa, folle e fluida, linea che ho immaginato! O quasi…

Questo è stato l’inizio dell’avventura che ci ha portato a scegliere la linea della nuova via aperta nella parete Nord dell’Agnanbou’ n Tissoufra. Come sempre a spingerci in queste avventure sono la sana voglia di una vacanza arrampicatoria (simile a quella sulla Tranga Tower nell’ Ala Daglar in Turchia) e il desiderio di scoperta. Così, come già in passato, si parte alla ricerca di una terra verticale ed affascinante… dove affondare gli artigli. Ma come scegliere? Sia io che Nicolò ripensiamo ai racconti di mio fratello Daniele… ci avevano affascinato e la possibilità di aprire una nuova linea ci solleticava parecchio.

Che dire? In meno di due ore il piano era pronto, bisognava solo ricomporre il nostro gruppo di ventura: “Andreino?” (Andrea Simonini) “Carlo?” (Carlo Cosi). Le risposte arrivano pronte. Andreino: “Raga! Che voglia… purtroppo sono fuori gioco a causa dell’arrivo del pargolo! Mi dispiace tantissimo ma sta volta passo! Sarà per la prossima.. giuro!”

Invece Carlo è dei nostri ancora una volta, non vede l’ora di rilassarsi dopo il duro lavoro della stagione estiva… quindi non ci vuole molto a convincerlo – anzi – si esalta per questa nuova proposta di sana fatica, distruzione dei polpastrelli e voli acrobatici! Non rimane che preparare il materiale: sacconi, materiale alpinistico, trapano e un centinaio di metri di corda statica… non possiamo esagerare con il peso. L’unica cosa che manca sono gli spit, sento il mio amico Jerry (“Linea Verticale” di Feltre) anche nella speranza che si aggreghi alla spedizione, ma come al solito il troppo lavoro lo tiene legato al negozio… comunque non se lo fa ripetere due volte e ci elargisce 120 spit raccomandandomi di farne buon uso…. sa benissimo che non li sprecherò! E allora si parte!

Il volo è tranquillo e una volta atterrati ci aspetta (solo) un altro giorno di viaggio (in prima classe, categoria musso) e poi ci ritroviamo fra le gole di Taghia. Il paesaggio è intriso di colori stranissimi e la roccia sembra creata per l’arrampicata, gocce e tacche che si alternano a buchi svasi: uno spartito pronto per la nostra danza. Non vediamo l’ora di assaggiarne un po’.

Il lussuoso B&B da Ahmed (abusivo come solo noi italiani possiamo apprezzare) è situato nella parte più arroccata e alta del villaggio di Taghia (un dettaglio che poi diventerà rilevante in fase di apertura… un’ultima innocente rampetta che ci costerà non poca fatica!) i letti sono spartani e la cucina decisamente veggy, ma l’ospitalità è fantastica!

E così su consiglio di Ahmed già il primo giorno ci lanciamo dentro le gole e ci scaldiamo le dita con Zebda, una vietta corta circa 250 m fino al 7b. Immediatamente prendiamo confidenza con la tecnica di arrampicata e la roccia locale e con tranquillità ci portiamo fuori l’onsight. Un piccolo aperitivo. Infatti, non sazi, il secondo giorno andiamo a danzare su Les Rivier Porpure (600 m, fino al 7b+ del grande Arnaud Petit), arrampicata tecnica su placche a buchetti e liste seguita da tratti strapiombanti, la lunghezza e il susseguirsi di difficolta sostenute ci da il giusto risveglio delle dita: anche questa via non ci rifiuta la libera a vista. Adesso siamo pronti per affrontare la nuova apertura.

Il terzo giorno, finalmente, arriva il momento di cercare la linea della nuova via: la parte più importante e difficile di tutto il progetto. Non deve essere troppo facile, ma nemmeno troppo dura.. altrimenti non passa nemmeno il Sig. Carlo Cosi (soprannominato 8b a vista.. se non si può fare altro!). Sarebbe perfetto trovare un’alternanza di tiri fra il 6c e il 7c, ma… non deve essere eccessivamente lunga altrimenti non ci bastano gli spit! E poi… non a sud! I primi giorni del nostro viaggio sono stati molto caldi e per me come per Nicolò era impensabile arrampicare sotto quel sole impietoso. La scelta obbligata era, quindi, una parete a Nord. Ok siamo peggio di una donna che sceglie i vestiti per il primo appuntamento…. ma così è andata!

Armati di guida e relazioni di vie recentemente aperte ci dirigiamo verso il “Tadrarate” ovvero l’unica zona che poteva soddisfare tutte le nostre esigenze. Dalle foto sembra semplicemente fantastica: poteva essere la realizzazione del nostro sogno disegnarvi una nuova linea. Il sentiero per arrivare è lungo ma, pur con qualche difficoltà, superiamo le scale e i sentieri berberi e raggiungiamo la Cueva dei nomadi, che troviamo alle prese con la costruzione di una casa che dovrebbe diventare un B&B (forse fra qualche anno data la celerità lavorativa!).

Con grande gentilezza e sorrisi espansivi ci invitano a prendere un thè e ci fanno assaggiare un po’ di Kif dalla loro caratteristica pipetta lavorata a mano… dopo meno di un’ora siamo già sopraffatti dall’abbondante uso che ne fanno… temo che la nostra ricerca per quel giorno sia finita, ma con un ultimo, enorme, sforzo distolgo Nicolò dalle chiacchere in Francospagnolo. Convinco i miei compagni a lasciare i divertenti nomadi e dopo il kif della staffa cerchiamo, a fatica, di ritornare sui nostri passi.

Non so perché ma l’equilibrio (essenziale nei sentieri berberi) e la lucidità… più che altro aleggiano sopra di noi. Entriamo nella nuova gola che porta al Tadrarate e li vediamo la nostra parete. Una folgorazione! Sono a dir poco estasiato…ma subito dopo aver convinto gli altri un dubbio mi assale.. È possibile che sia ancora inesplorata? Sfogliamo concitatamente fra i fogli e le relazioni (ormai privi di significato) qualsiasi cosa che ci possa ricondurre al nome della parete e alle possibili vie presenti.

“Possibile che non ci siano nulla? Perchè? Sembra così allettante!”
“Magari abbiamo dimenticato le relazioni da Ahmed a Taghia..”.

Non totalmente sicuri della disponibilità della parete la ricerca continua… il futuro avvicinamento alla parete aumenta ad ogni passo. Troviamo altre 2 linee possibili su delle cime vicine fra cui anche il magico Tadrarate. Tornando verso Taghia continuiamo a discutere e a fantasticare sulle possibili linee che ci aspettano, ognuno di noi è stimolato e allo stesso tempo impaurito: non si sà mai guardando dal basso cosa ti riserva la parete… per pochi metri la via può diventare impossibile ed interrompere una arrampicata che fino a quel momento era perfetta e logica costringendoti ad un banale artificiale senza senso.

Rientrati a Taghia ci aspetta la solita Tagine e mentre ci godiamo questo appetitoso piatto discutiamo animatamente per scegliere “la linea”. Un’opzione viene scartata per l’avvicinamento troppo difficile e probabilmente da attrezzare, le ultime 2 sono esposte a SSO… il caldo ci ucciderebbe alla seconda presa e il lungo avvicinamento avrebbe fatto il resto lentamente! L’unica soluzione è aprire a nord e guarda caso rimane proprio la parete Nord dell’ “Aganbou’n Tissoufra”, che si rivela libera e disponibile.

L’indomani lasciati nel letto gli ultimi dubbi – e carichi come dei muli – ripercorriamo il sentiero berbero del giorno prima e portiamo la maggior parte del materiale alla base dalle parete dove troviamo il quarto compagno di cordata: “Wilson”, una mascella di osso di capra che tutte le mattine ci saluterà ed inciterà a risalire le statiche senza avere troppo pretese (non ne avevamo più di 100 metri). Data la logistica un po’ bizzarra che ci ha portati a fare ogni mattina 2 ore di avvicinamento non abbiamo avuto scampo ad un po’ di pazzia…. e Wilson ci ha solo confermato che forse lo eravamo già!

Allora a chi tocca? Nicolò sa che è il suo turno e con determinazione si prepara, prende dal materiale solo quello che gli serve e dopo aver dato una rapida occhiata alla linea che vuole percorrere, parte. Il primo tiro va via rapido ed indolore. Ora tocca a Carlo, la linea è ancora semplice, ma l’utilizzo dei cliff risulta complicato e ovviamente ciò pregiudica l’uso del trapano al punto che la lunghezza tra gli spit diventa davvero notevole: 3 spit in 35 metri!

Parto io e dopo appena 10 metri incontro una sezione boulder all’inizio della fascia di tetti strapiombanti. Dopo diversi voli vengo preso dall’ansia e credo che sia fuori dalla mia portata, con il timore di non riuscire a finire la via, preferisco passare azzerando. Arrivo in sosta e mi accorgo del danno fatto. Con un traversino più basso l’arrampicata sarebbe rimasta omogenea… poco male lo sistemeremo i giorni successivi spostando di poco gli spit.

Finito di attrezzare la sosta faccio appena in tempo a recuperare i miei compagni quando si scatena il diluvio: mai avrei pensato di prendere acqua in Marocco! Fradici ed infangati facciamo rientro a Taghia. Il giorno successivo il meteo è ancora pessimo e facciamo una pausa obbligata: constatiamo che le temperature sono scese vertiginosamente e ci complimentiamo con noi stessi per la decisione di aprire a Nord: proprio “fortunelli”!

I giorni successivi hanno temperature glaciali, ma non curanti di ciò riusciamo a vincere la parte più dura della parete con quattro tiri spettacolari: i voli sono ormai una consuetudine e la sicura dinamica è d’obbligo. Le statiche che abbiamo portato sono esaurite al quarto tiro e da quel punto in poi dobbiamo riarrampicare ogni lunghezza di corda. La fatica, chissà perché si fa sentire, e ogni giorno che passa arriviamo al tiro da aprire un’ora dopo.

Quando le difficoltà sembrano ormai finite ci buttiamo inconsapevoli su una durissima placca a microapplighi su un terreno leggermente appoggiato. Carlo, dopo una serie infinita di voli, mi cede il passo. Sconfortato scende e dichiara: ” Ho trovato l’8b e che non passeremo mai…!” Fatico ad immaginare una placca di 8b ma determinato risolvo il rebus e arrivo in sosta passando attraverso delle fantastiche rigole marmoladiane. Ad ogni tiro la via sembra quasi finita ma, consultando le foto la sera ci rendamo conto di essere ancora a metà parete. Sconforto e stanchezza… siamo sfiniti e Nicolò inizia ad avere dolori alla schiena e purtroppo ci abbandona.

Il 07/11/2015, quinto giorno di apertura, Carlo ed io riusciamo a dare il colpo finale: un paio di tiri attorno al 7a e qualche altro più semplice e siamo in vetta. Estasiati ammiriamo il panorama a 360°, è una delle cime più alte dell’altopiano, fantastico! OK, siamo in vetta, godiamoci il momento, ma non dimentichiamo i nostri doveri di chiodatori: dobbiamo attrezzare quasi tutte le doppie, aggiungere qualche cordino e spit in alcuni run-out e, infine, riaprire la parte finale del terzo tiro, in modo che l’arrampicata sia tutta bella e fluida.

Soddisfatti e contenti del capolavoro torniamo a Taghia dove ci aspetta Nicolò. Ci abbraccia contento e dispiaciuto di non aver raggiunto con noi la vetta; sicuramente era il componente del gruppo che se lo meritava di più, dato che ogni giorno eravamo stati spinti dalla sua determinazione goliardica e spiritosa. Ma come mi è già capitato di dire: ogni cosa nella vita vale la pena di essere fatta imperfettamente…
La soddisfazione del gruppo è comunque alle stelle ed abbiamo ancora parecchi giorni e ci sono moltissime vie da ripetere: Babel, Fantasia, Axe du mal ecc.

Un giorno di riposo e poi sicuramente ne facciamo un paio prima di dedicarci alla libera della nostra via. Stavo giusto pensando questo quando Carlo mi annuncia, con aria grave, una dissenteria fulminante. Questa non ci voleva! Fortunatamente dopo appena 48 ore Nicolò risorge e così mi porta su Fantasia: un nome un programma.. è proprio una via da favola con dei tiri sostenuti e una gradazione più alla polacca che alla Petit.

Il penultimo giorno non rimane che andare a liberare il nostro tiro! Questa volta partiamo Nicolò ed io mentre Carlo, sconsolato nella sua condizione di pancia, ci fotografa dal promontorio di fronte. I tiri sono tutti fantastici e fino al 7a parecchio psicologici, diciamo che bisogna pensare solo ad arrampicare. La modifica del terzo tiro, nonostante le paure sull’azzero iniziale, è perfetta: traversino in placca su microappoggi che tagliano le scarpette e una sezione strapiombante con allunghi su prese buone! Arriva, infine, il momento del tiro chiave: il quarto! Sono molto teso ma, con la certezza di avere sotto di me il migliore assicuratore per i miei voli, riesco a tranquillizzarmi: non devo preoccuparmi di nulla! Parto e praticamente mi sveglio quando arrivo in sosta: solo dopo riesco a ripensare ad ogni movimento ed alle urla di incitamento dei miei amici/fratelli: grazie ragazzi! Senza di voi nulla sarebbe stato possibile…

Conclusa la libera è arrivata anche l’ultima sera a Taghia nella quale il nostro amico Ahmed, dopo giorni di veganesimo forzato, ci regala un capretto cotto alla perfezione in una sorta di fornace di terra cotta: uno spettacolo della cucina locale. Soddisfatti e doloranti dalle fatiche sostenute ci dirigiamo, quindi, alla volta di Marrakech dove, come da tradizione, spendiamo i nostri ultimi diram in regali per le donne che (speriamo) ansiose ci aspettano a casa.

Dove ci porteranno i prossimi viaggi? Questo sarà tutto da scoprire…ma lo spirito di avventura e di amicizia è garantito!

Enrico Geremia

Si ringrazia: “Linea verticale” di Feltre, Wild Climb, Patagonia, Rock Experience, Saila, Farmacia alla Madonna, Sofar (Biomagen plus).

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'Should he chop his arm off and play without it?' – De Bruyne blasts new handball rules after Man City are sunk by VAR again

Gabriel Jesus’ late winner against Tottenham in the Premier League was chalked off for handball, but his team-mate thinks the ruling makes no sense

Kevin de Bruyne has blasted the new handball rules brought in this summer after Manchester City were yet again denied a last-minute winner against Tottenham by VAR on Saturday.

City thoroughly outplayed Spurs throughout the game and thought they had won it in injury time as Gabriel Jesus curled in a close-range finish after a scramble in the penalty area following a corner.

But the goal was eventually disallowed after Aymeric Laporte was shown to have handled in the build-up, leaving the game drawn at 2-2. Under the new rules, any handling in the lead-up to a goal means the goal cannot stand, whether it would be given as a handball in regular play or otherwise – but if the ball had also brushed a defender’s hand, a penalty would not have been given.

“They made this rule, it’s new,” De Bruyne told the Telegraph. “When I saw the video [of the incident], it’s impossible [for Laporte] to take his arm away. What can he do? Should he chop his arm off and play without it?

“There’s nothing he can do because Nico [Otamendi] is ten centimetres in front of him and trying to head the ball. You can’t react in that space and amount of time. So make it clear – handball both sides.”

While rival fans revelled in the drama on social media, City’s bewilderment was compounded by the realisation that the Spurs goal that put them out of last year’s Champions League would not have stood under the new rules.

Before City’s last-gasp ‘winner’ was shown to be offside by VAR, Fernando Llorente accidentally handled before scoring the vital away goal that eventually took Spurs through. It wasn’t enough to disallow the goal at the time, but would be if it happened in a game this season.

Pep Guardiola has expressed his exasperation at VAR’s perceived inconsistency, after record signing Rodri was floored inside the area in the first half. City were adamant it should have been a penalty, but the match referee didn’t look at the incident again.

The new handball rule, however, has been under closer scrutiny after this game and Bernardo Silva had similar thoughts to De Bruyne.

“It is never easy when you score a last-minute goal and it is disallowed, especially because last season we went out of the Champions League because of a situation exactly like this one but rules are rules and we have to accept it,” Silva said.

“It is true the ball hits his hand but come on, do you want to cut his arm [off]?”

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