Teenager Fati makes Barcelona history in debut La Liga game

The 16-year-old La Masia product became the youngest player to play for the club since 1941, needing permission from his parents

Teenage Barcelona forward Anssumane Fati became the youngest player to represent the Spanish giants in La Liga since 1941 when he made his debut off the bench in a win over Real Betis.

Fati is just 16 years and 298 days old. The youngest player ever to represent the Blaugrana is Vicenc Martinez, who was 16 years and 280 days old when he made his bow in 1941.

Fati replaced Carles Perez with around 15 minutes to go in Barca’s comfortable 5-2 win over Real Betis.

Fati needed parental permission to play in the game due to La Liga regulations.

Underage players are not allowed to feature in late-night games in Spain without consent from a parent. Fati’s debut kicked off 9pm local time, which is classified as late night.

The Guinea-Bissau born player appeared in nine UEFA Youth League games for Barcelona last season, notching four goals and laying on three assists for his team-mates.

He joined the famous Barcelona academy La Masia in 2013, when he was just 10.

He was not expected to make an impression so soon, but something of an injury crisis among first-team forwards at Camp Nou fast-tracked his involvement.

None of Lionel Messi, Luis Suarez or Ousmane Dembele were available due to injury and with Malcom and Philippe Coutinho having been moved on this summer, there was a thin look to the squad ahead of their second game in the Primera Division this season.

They started the game with Perez, Rafinha and Antoine Griezmann in attack, and the new-look front line had little trouble swatting aside the challenge of Betis.

Griezmann opened his account with a brace either side of half time, cancelling out Nabil Fekir’s opener for the visitors.

Perez, Jordi Alba and Arturo Vidal took Barca into a 5-1 lead before head coach Ernesto Valverde sent on Fati to make Barca history.

Loren Moron scored a consolation for Betis soon after the teen’s introduction, but his team picked up a vital win after they’d started the season with a defeat to Athletic Bilbao.

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Arrampicata: Hades 9a a Götterwand, una nuova via dei fratelli Bindhammer

Il 05/07/08 Andreas Bindhammer ha liberato Hades 9a a Götterwand, in Tirolo (Austria). 4 giorni più tardi suo fratello Christian ha effettuato la prima ripetizione.

Andreas Bindhammer continua a forgiare nuove vie. Quattro mesi dopo la prima salita di ‘St. Anger’ 8c+/9a ad Arco, il climber tedesco ha creato una nuova super via, questa volta al Götterwand nel tirolo austriaco. Dopo un anno di tentativi sporadici, il 5 luglio Andreas ha liberato Hades 9a in condizioni a dire poco non proprio ottimali (leggi tuoni e fulmini), mentre suo fratello Christian ha impiegato 4 giorni in più per la prima ripetizione.

Andreas dice che il successo su questa via è dovuto soprattutto all’intenso periodo di boulder praticato quest’anno dopo la scoperta di un nuovo posto nell’Allgäu, in Germania, chiamato NePaPla-Wand. Lì i fratelli hanno liberato, tra gli altri, boulder come "Firestarter" Fb8b/8b+ "Frontman" Fb8b, "Icebound" Fb8a+/8b e "Ristretto" Fb8a+.

Alcune top salite di Andreas Bindhammer

prime salite:

– ‘Vitamania’ 8c+, 1999,
– ‘Andiamo’ 8c+, 2000,
– ‘KinematiX’ 9a, 2001
– ‘St. Anger’ 8c+/9a, 2008

vie ‘lavorate’:
– ‘Shangri-La’ 8c+, 2001
– ‘Ground Zero’ 9a, 2002
– ‘Zauberfee’ 8c+, 2003
– ‘Sakrileg’ 8c+, 2005
– ‘Illuminati’ 8c+, 2006
– ‘TripTikTonik’ 8c+, 2006
– ‘Abysse’ 9a/a+, 2006′
– ‘L´Ideal Chimerique’ 8c/c+, 2006
– ‘En Depit du Bon Sens’ 8c/c+, 2006
– ‘La Rambla’ 9a+, 2007
– ‘Broadway’ 8c+/9a, 2007

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AlexAnna, nuova via per Larcher su P.ta Penia in Marmolada

Alla fine di agosto Rolando Larcher (C.A.A.I.) ha concluso AlexAnna (700m, 8a+/8b, 7b obbl.) nuova via sul Pilastro Lindo della parete sud-ovest della Punta Penia (Marmolada, Dolomiti).

Non poteva certo passare inosservata la nuova realizzazione che Rolando Larcher ha portato a termini negli ultimi giorni dell’agosto scorso. Sia per la ricerca di utilizzare il più possibile protezioni naturali, sia per la difficoltà proposte: 8a+/8b, con tratti di 7b obbligatorio, ma anche e forse soprattutto per il posto “mitico” dove è stata aperta: il bellissimo Pilastro Lindo sulla parete sud-ovest della Punta Penia in Marmolada.

AlexAnna, il nuovo itinerario che prende il nome dai figli di Rolando, come lui stesso spiega: “corre tra la classica Soldà e la Larcher-Vigiani (altra top via aperta da Rolando appunto con Roberto Vigiani nel 2000 ndr); ha uno sviluppo totale di 700m per 17 tiri, di cui i primi tre sono in comune con la storica Soldà – questo perché è praticamente impossibile salire in arrampicata libera lungo gli aggettanti strapiombi iniziali”.

“Per aprirla” prosegue Larcher “ho impiegato 6 giornate: 4 l’anno scorso e 2 in quest’estate tanto travagliata meteorologicamente. L’ho salita sempre da capocordata e per queste 6 uscite devo ringraziare Michele Cagol, Michele Paissan, Francesco Mich e Roberto Pedrotti, 4 volenterosi amici che pazientemente mi hanno assicurato al freddo dei 3000m. Ma un ringraziamento va anche ad Alex ed Andrea, rispettivamente gestori del rifugio Capanna Penia e del rifugio Contrin, per il loro supporto.”

Naturalmente un posto d’onore spetta all’idea che ha partorito il tutto e al modo in cui tutto si è concretizzato. “La linea che avevo progettato” spiega Rolando “era molto ambiziosa ed incerta: gran strapiombi alternati a placche compattissime, il tutto amplificato dalla scelta di affrontarla in stile tradizionale, deciso ad arrivare in cima solo in arrampicata libera. Per farlo ho cercato di utilizzare soprattutto protezioni veloci arrendendomi solo nei tratti dove ciò era impossibile. Infatti, sulla via ho utilizzato in totale 11 spit (piantati a mano) proprio dove la roccia non presentava altra possibilità. A questi vanno aggiunti due spit per ogni sosta. E alla fine posso dire che il progetto mi è riuscito: un’incredibile e miracolosa teoria di appigli ed appoggi, mi hanno condotto fino all’uscita in vetta…”

Sul versante delle difficoltà, Rolando precisa che “sono state notevoli, ma quella predominante è stata sicuramente il freddo, dovuto alla quota e all’esposizione. Nella prima metà della via sono riuscito a salire a-vista con difficoltà sino al 7a+. Mentre la seconda mi è riuscita sempre in libera ma con dei resting, per le altissime e continue difficoltà che a mio parere raggiungono il grado 8a+/8b, con tratti di 7b obbligatorio”.

Il progetto però non è ancora concluso definitivamente perché, com’è nel suo stile, Rolando vuole chiudere il cerchio ripetendo la via Rotpunkt. Anche se precisa che, vedendo le giornate accorciarsi e le pessime previsioni meteo, per quest’ultimo tassello mancante dovrà rassegnarsi a rimandare il tutto all’estate 2009…

Intanto però è nata AlexAnna una via che, ritornando a quella descrizione di “un’incredibile e miracolosa teoria di appigli ed appoggi…”, sembra già contenere nel DNA i requisiti per diventare un riferimento per quei climber che cercano grande impegno, bellezza e anche bel stile. A proposito di stile… Larcher ci ha accennato di una fila ravvicinata di spit che ha scoperto mentre saliva l’ultimo tiro della sua via. Ma questa ovviamente è un’altra storia e anche tutto un altro stile.

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Terni: Cultura di montagna ed etica dell’alpinismo per Stefano Zavka

Venerdì 14 marzo alle 17,30 si terrà presso il Cinema Fiamma di Terni una serata sul tema “Cultura di montagna ed etica dell’alpinismo”. L’iniziativa è dedicata a Stefano Zavka. Interverranno: Karl Unterkirker, Paolo Caruso, Roberto Iannilli e Simone La Terra.

Dopo la scomparsa dell’alpinista ternano Stefano Zavka, il 20 luglio scorso mentre scendeva dalla vetta del K2, è stata fondata un’Associazione a suo nome da parte di un gruppo di amici e dai familiari di Stefano per ricordarne la figura di uomo e di alpinista.

La prima iniziativa dell’associazione è l’organizzazione di una serata sull’etica dell’alpinismo che si svolgerà a Terni il 14 marzo prossimo e che avrà come ospiti personaggi dell’alpinismo quali: Karl Unterkirker, Paolo Caruso, Roberto Iannilli e Simone La Terra. La serata sarà condotta da Andrea Casalegno giornalista de “il Sole 24 Ore”.

Si tratta di un’importante iniziativa per pensare e riflettere sul ruolo e l’etica dell’alpinismo agli inizi del terzo millennio e soprattutto sul suo futuro.

Nel corso della serata saranno poiettati alcuni video inoltre sarà possible visitare una mostra fotografica con I lavori di fabiano Ventura.

Stefano Zavka nasce a Terni il 24 Giugno 1972 dedica la sua vita alla montagna. Grazie alla passione di entrambi i genitori, viene “trasportato” lungo i più bei sentieri dell’arco alpino ed appenninico. Fin da giovanissimo, pratica un escursionismo consapevole ed attento ai valori più genuini della montagna e del rispetto della natura. All’età di diciassette anni inizia ad arrampicare, dopo aver frequentato un corso di alpinismo, organizzato dal CAI di Terni. Da questo momento in poi si dedica a tempo pieno all’alpinismo, vissuto in ogni sua forma, su ghiaccio e su roccia, allo scialpinismo, al torrentismo, partecipando anche a delle competizioni di ciclismo. Fa dell’alpinismo la sua professione diventando guida alpina.

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L’Eternauta di Isili per Matteo Marini

Il 20/12 Matteo Marini ha ripetuto l’Eternauta (8b+) nella falesia di Urania, Isili (Sardegna)

Nell’isola del sole si continua senza sosta ad arrampicare anche d’inverno, anzi meglio ancora d’inverno. E’ così che il 20 dicembre, il 23enne Matteo Marini si è fatto un bel regalo di Natale con la ripetizione de L’Eternauta, via super strapiombante nella falesia di Urania ad Isili.
La via chiodata circa 15 anni fa da Maurizio Oviglia era stata liberata dal ceco Adam Ondra nell’Ottobre del 2007 e successivamente ripetuta dal forte arrampicatore polacco Lukas Dudek. E questa è con tutta probabilità la terza ripetizione.
L’Eternauta percorre 18/20m di puro tetto e, dopo due distinte sezioni boulder in partenza; di cui la seconda su tacca rovescia, offre grande continuità su grandissime e bellissime stalattiti per un 8b+ intenso e vario.
Per Matteo Marini, 8° ai recenti Campionati italiani Lead, L’Eternauta si aggiunge ad un palmares in cui figurano già 2 8c, 5 8b+ e 10 8b.
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Coppa del mondo arrampicata Boulder: a Dmitry Sharafutdinov e Akiyo Noguchi la tappa di Montauban

Il russo Dmitry Sharafutdinov e la giapponese Akiyo Noguchi, il campione e la vice campionessa del mondo di boulder, sono saliti sul gradino più alto del podio della penultima tappa della World Cup 2008 a Montauban (Fra). Al comando della Coppa restano gli austriaci Kilian Fischhuber e Anna Stöhr. Il novarese Gabriele Moroni è 3° in classica generale.

Grosse novità non erano previste e grosse novità non ci sono state a Montauban, almeno per la testa della corsa mondiale. Ad una tappa dal termine infatti sono sempre loro, Kilian Fischhuber e Anna Stöhr, a comandare il tour mondiale del boulder, anche se i due top climber austriaci per la prima volta (un po’ a sorpresa) sono rimasti fuori dalla finale portando a casa rispettivamente "solo" il 7° e 8° posto, ovvero il punteggio più basso toccato quest’anno da entrambi. Anche se va subito precisato che in pratica questi 43 e 40 punti che hanno strappato a Montauban sono assolutamente ininfluenti visto che con tutta probabilità saranno destinati ad essere "scartati" nel computo finale per la conquista del Trofeo.

Fischhuber, con 2 vittorie, 3 secondi e un 7° posto, dall’alto dei suoi 102 punti di vantaggio dal connazionale David Lama ha infatti un margine del tutto rassicurante per puntare alla sua terza Coppa. Come è sicuramente più che tranquillo il vantaggio della Stöhr sulla giapponese Noguchi: 4 vittorie, un 3° e un 8° posto che le fruttano un vantaggio di 165 punti dovrebbero dare alla campionessa del mondo boulder anche il suo primo Trofeo mondiale. Insomma, si pronostica all’orizzonte uno storico bis che, se anche Lama confermerà l’argento, metterà il sigillo sul climbing power della scuola austriaca.

Detto questo, non bisogna soffermarsi più di tanto sui tatticismi. In realtà il boulder, soprattutto questo boulder ad altissimo livello, gode di una indeterminatezza quasi assoluta. Quindi non bisogna pensare che in Francia non ci sia stata battaglia. Dmitry Sharafutdinov ha ancora una volta dimostrato di non essere secondo a nessuno anche per caparbietà e concretezza. Così questo straordinario 21enne russo, che in sole due partecipazione in questo 2008 aveva già centrato un 2° posto ad Hall e la vittoria di Grindelwald, con quest’ultimo oro di Montauban, raggiunto con una corsa tutta in salita, sale al 4° posto nella classifica generale

Ultimo a passare il turno sia nella sua batteria di qualificazione sia in semifinale, Sharafutdinov ha tirato fuori l’asso nell’ultimo turno centrando 3 top in 4 tentativi contro i 2 top in 2 tentativi del connazionale Rustam Gelmanov (altro 20enne da tenere d’occhio) che con quest’argento di tappa balza al 5° posto di Coppa. Alle loro spalle con 2 top in 4 tentativi, terzo è il sempre più presente David Lama ormai sicuro candidato al podio finale e sempre più atleta che sa spaziare dal boulder alle gare con la corda.

Per il 4° posto il canadese Sean McColl con 1 top al primo tentativo l’ha spuntata sul giapponese Tsukuru Hori che ha impiegato un tentativo in più di lui. Mentre l’azzurro Gabriele Moroni chiude al 6° posto rimanendo a secco di top, e forse di benzina, proprio nella finale, dopo una gara che l’aveva visto al comando della sua batteria di qualificazione e 5° nelle semifinali proprio davanti a Sharafutdinov. Chiaro che per Gabriele forse ha pesato un po’ di quell’emozione che attanaglia quando la meta (almeno il podio) è assolutamente alla tua portata. Ma è sicuro anche che ora Moroni è 3° in classifica generale e che il podio finale potrebbe ripagarlo con gli interessi delle varie sfortune che gli sono capitate in questo torneo (leggi due podi e una finale mancati per un niente). Va detto anche, sempre in tema di azzurri, che in Francia c’è da segnalare il bel 10° posto di Lucas Preti e il 14° di Michele Caminati. Ma anche la tracciatura di Alberto Gnerro, chef della squadra di tracciatori che comprendeva anche mister Godoffe.

La gara femminile dal canto suo ha visto la slovena Natalija Gros comandare il primo turno con 5 top in 5 tentativi. Seguita, sempre con 5 boulder saliti in vari tentativi, da un folto gruppetto delle migliori, tra cui figuravano sia la Noguchi (terza in qualifica) sia la Stöhr, decima. Nel secondo turno è ancora la Gros che tiene le redini della corsa con 4 top in 5 tentativi, seguita in finale nell’ordine dall’austriaca Katharina Saurwein, dalla russa Yulia Abramchuk, dalla giapponese Akiyo Noguchi, dalla svedese Angelica Lind e quindi dalla 22enne russa Anna Galliamova. Tutte hanno raggiunto il top dei 4 problemi della semifinale ma con diversi tentativi. Del resto sempre con 4 top la svizzera Nina Caprez non è entrata in finale per un tentativo in più, mentre "big" Stöhr per una volta s’è fermata a tre top e all’ottavo posto.

Poi la finale con la giapponese che ingrana la marcia alta e chiude gli ultimi 4 boulder della gara in 5 tentativi, giusto uno in meno della Abramchuk che è seconda davanti alla Gros che, con tre top, non solo deve accontentarsi del bronzo, pur avendo comandato i primi due turni, ma per poco (un tentativo) non perde anche il 3° posto a favore della Lind che alla fine è 4a. Chiudono le fila la Saurwein, 5a con 2 top, e la Galliamova con un boulder chiuso.

Ora non resta che attendere l’atto finale, un’ultima manche che arriverà dopo una lunghissima sosta il primo ottobre a Mosca. Come dicevamo all’inizio, i giochi per la vittoria sono (quasi) tutti scritti… vedremo se sarà così. A noi però preme quell’altra corsa per il podio, quella corsa tutta azzurra a cui per scaramanzia facciamo finta di non pensare.


Classifica maschile Montauban (FRA)
1 Dmitry Sharafutdinov RUS
2 Rustam Gelmanov RUS
3 David Lama AUT
4 Sean McColl CAN
5 Tsukuru Hori JPN
6 Gabriele Moroni ITA
7 Kilian Fischhuber AUT
8 Gérome Pouvreau FRA
9 Antoine Vandeputte FRA
10 Lucas Preti ITA
11 Klemen Becan SLO
12 Stephane Julien FRA
13 Jonas Baumann GER
14 Michele Caminati ITA
14 Tomasz Oleksy POL
16 Guillaume Glairon Mondet FRA
17 Ludovic Laurence FRA
18 Markus Hoppe GER
19 Jorg Verhoeven NED
20 Blaz Rant SLO
classifica completa

Classifica femminile Montauban (FRA)
1 Akiyo Noguchi JPN
2 Yulia Abramchuk RUS
3 Natalija Gros SLO
4 Angelica Lind SWE
5 Katharina Saurwein AUT
6 Anna Galliamova RUS
7 Nina Caprez SUI
8 Anna Stöhr AUT
9 Silvie Rajfova CZE
10 Marine Thévenet FRA
11 Katja Vidmar SLO
12 Emilie Abgrall FRA
13 Juliane Wurm GER
14 Vera Zijlstra NED
15 Maud Ansade FRA
16 Melissa Le Neve FRA
17 Chloé Graftiaux BEL
18 Audrey Seguy GBR
19 Mélanie Son FRA
20 Cecile Avezou FRA
21 Olga Bibik RUS
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Piolet d’Or, i vincitori e l’alpinismo del futuro

I Piolets d’or 2010 a Denis Urubko e Boris Dedechko per la via sul Cho Oyu e a Jed Brown, Kyle Dempster e Bruce Normand per lo Xuelian West. A Reinhold Messner il Piolet d’or alla carriera a Courmayeur, ospite d’eccezione anche Walter Bonatti.

Anche quest’anno è stato un Oscar plurimo. Sono due le Picozze d’oro assegnate – mentre l’anno scorso, nella prima edizione del “nuovo corso” del Premio, erano state tre. Così il 18° Piolet d’Or è andato ai kazaki Denis Urubko e Boris Dedechko per la nuova via sulla parete sud-est del Cho Oyu, uno dei 14 colossi himalayani. Ma anche agli americani Jed Brown e Kyle Dempster e allo scozzese Bruce Normand per la nuova via sulla sperduta parete Nord dello Xuelian West, in Cina. Indubbiamente è una scelta che trova molti d’accordo perchè è un riconoscimento che va a due grandi salite ma anche allo stile con cui sono state compiute. D’altra parte la Giuria presieduta dallo sloveno Andrej Stremfelj, un vero asso dell’alpinismo di tutti i tempi, era assolutamente autorevole. Ciò nonostante, anche questa scelta, non dirime quel dubbio che ha sempre accompagnato i riconoscimenti all’alpinismo e, a maggior ragione, il Piolet: è mai possibile stabilire se una salita è migliore dell’altra? Una domanda, e un dubbio, che per molti versi è oziosa, oltre che essere comune a tutti i Premi di ogni natura. Ma che soprattutto conferma e rivela negli alpinisti la continua ansia e ricerca sul “senso” e il “peso” della loro attività. Un senso che in quest’inizio di millennio è sempre più difficile da scoprire ma soprattutto da comunicare agli altri, al mondo.

Dunque è stato il Piolet d’Or che ci si aspettava quello che si è appena concluso, tra Courmayeur e Chamonix – non a caso all’ombra del Monte Bianco, la montagna che più di 200 anni fa ha dato i natali all’alpinismo moderno. Un Piolet che, come l’alpinismo, sta cercando la sua strada. Quella di una visione e, forse, anche di una definizione più attuale dell’alpinismo. Per questo non stupisce che le vere star di questa edizione siano stati Reinhold Messner e Walter Bonatti. Il primo, il re degli Ottomila e l’alpinista dalle 7 vite, ha ricevuto il Piolet d’Or alla carriera. Mentre il secondo, il mito vivente dell’alpinismo, e probabilmente quello che ha fatto più sognare le moderne generazioni di alpinisti, proprio l’anno scorso aveva inaugurato i Piolets alla carriera. Il loro abbraccio (non solo metaforico) e la loro presenza ha un forte significato simbolico. Indica una direzione, o meglio un atteggiamento. Come entrambi hanno detto è la conferma del valore dell’ “alpinismo tradizionale”. Che, va precisato, Messner ha identificato con quel leale “by fair means”, il motto coniato dall’alpinismo britannico, che lui interpreta come quell’arrivare con i propri mezzi “fin dove è possibile”, senza far uso di artifici tecnici o limitandoli al massimo. L’alpinismo per Messner è “esposizione”, cioè porsi coscientemente in condizioni al limite di fronte alla natura. Ma l’arte dell’alpinista è anche quella di saper tornare indietro, di rinunciare, e anche di sopravvivere. Appunto: di spingersi, lealmente, “fin dove è possibile”.

Messner e Bonatti come riferimenti, come senso di una scelta e di una direzione dell’alpinismo. Ma anche come esempi della necessità e di una capacità – che entrambi hanno avuto – di “uscire” dall’alpinismo, di vivere la loro vita e le loro esperienze oltre l’alpinismo aprendosi a nuovi orizzonti. Forse per questo Messner ha voluto ricordare, in un’affollattissima conferenza stampa, come attualmente stiamo vivendo un periodo nell’alpinismo che ha definito “del rischio”. A cui lui contrappone ancora l’alpinismo (suo e di Bonatti) della “rinuncia” della “sottrazione di mezzi tecnici e di infrastrutture” affiancato però anche dalla sensibilità per i temi ambientali e sociali che mai come di questi tempi interessano la montagna, le terre selvagge e la natura. E questa, dall’uomo che nell’ultima delle sue tante vite si sta impegnando per far conoscere la cultura delle montagne ma anche quello che c’è nella “psiche” dell’uomo-alpinista, è un’indicazione importante. E’ forse questa la strada per un alpinismo che si dimostri consapevole del suo tempo, di ciò che gli succede attorno. Un compito, quello di un alpinismo che guardi con altri occhi al mondo, che se volete sembra più un problema dell’alpinismo occidentale. E non solo perché tra le cinque salite nominate per quest’ultimo Piolet d’Or la maggioranza (tre) sono state compiute da team dell’est.

Tornando alle piccozze d’oro. Quella assegnata a Denis Urubko ci sembra quasi un meritatissimo atto dovuto. Era la terza volta che l’alpinista kazako era nominato al Piolet. Sempre per vie nuove su un Ottomila. Ma sempre aveva dovuto “cedere” la piccozza d’oro a qualche altro, visto che sulla sua strada aveva trovato i super team formati da Stevie House e Vincent Anderson (nel 2006) e Marko Prezelj e Boris Lorencic (nel 2007). Ora giustamente è arrivato il suo turno con un’altra via nuova, quella aperta con il connazionale Boris Dedechko sulla pochissimo frequentata parete nord-est del Cho Oyu con la quale – particolare non indifferente – ha concluso il suo tour dei 14 Ottomila. A proposito anche questo suo viaggio sulle più alte montagne della terra è da primato: tre vie nuove (Broad Peak, Manaslu, Cho Oyu), una prima invernale (Makalu, con Simone Moro) e uno stile sempre leggero, da vero “garibaldino” dell’est. Un palmares che senza dubbio lo pone ai primi posti dell’alpinismo himalayano dell’ultimo decennio. Immaginiamo la gioia di Urubko per questo premio – alla vigilia si dimostrava sinceramente scettico di vincerlo. E siamo sicuri che un pensiero, una dedica, sia andata anche al suo compagno delle altre due nominations, Serguey Samoilov, scomparso l’anno scorso nel tentativo di attraversata Lhotse – Everest.

Dell’altro Piolet d’or – quello andato al team formato dallo scozzese Bruce Normand e agli statunitensi Jed Brown e Kyle Dempster – colpisce l’avventura totale che hanno vissuto sulle sconosciute montagne del nord della Cina, sfociata nella bella e difficile salita della parete nord dello Xuelian West (6422m). Esposizione totale (per dirla con Messner), unita al fatto che tutti e tre fino ad ora erano praticamente sconosciuti, fanno di questo Piolet un bella sorpresa. Insomma, l’estro, il coraggio e lo spirito di avventura pagano ancora!

Resterebbe da dire del futuro dell’alpinismo, un tema che – come già detto all’inizio – permea il Piolet d’Or. Ma siccome il futuro, come si sa, è sulle ginocchia di Giove, a noi sembra più interessante citare un piccolo evento accaduto a Courmayeur giovedì 8, come prologo del Piolet d’Or. In programma c’era una serata dedicata alle nuove generazione di alpinisti, ed in particolare alle cordate “famigliari”: un chiaro omaggio alla cordata dei fratelli Reinhold e Günther Messner. Sul palco è salita la cordata, padre e figlio, formata da Marco ed Hervé Barmasse, reduce dalla difficile e bella via nuova sulla sud del Cervino. E poi quella dei fratelli Simon e Samuel Anthamatten, quella di Hansjörg Auer e Vitus Auer, e quella di Iker ed Eneko Pou.

E’ stata una bella serata, che ha mostrato il lato umano dell’alpinismo, oltre che grandi (e giovani) cordate. Ed è stata una serata impreziosita da un ospite a sorpresa, Walter Bonatti. Bene, vedere gli occhi dei protagonisti illuminarsi alla vista di Bonatti. Vedere il grande Walter sorridere felice alle loro risposte e ai loro ragionamenti sull’alpinismo. E poi – dopo che i fratelli Pou avevano definito il loro come un alpinismo con il quale volevano “divertirsi” lontani dalle sofferenza che molte volte “regalano” le salite da Piolet – sentire Bonatti commentare questa loro definizione come “Perfetta”, ci ha allargato il cuore. Ecco, una timida speranza c’è, se continua questo dialogo. Se c’è rispetto per le esperienze degli altri. Se anche l’alpinismo apre gli occhi sul mondo, e sulla realtà che viviamo ora. Per un alpinismo che vuole andare avanti!

PIOLET D’OR 2010 I VINCITORI
Dennis Urubko e Boris Dedechko – Cho Oyu 8201m, Nepal
Jed Brown, Kyle Dempster e Bruce Normand – Xuelian Ovest 6422m, Cina

LE ALTRE SPEDIZIONI NOMINATE
Vitaly Gorelik e Gleb Sokolov – Picco Pobeda, 7439m, Kirghizstan
Mikhail Mikhailov e Alexander Ruchkin – Gongga Peak, parete nord ovest 6134m, Cina
Nick Bullock e Andy Houseman, Chang Himal 6750m – Nepal

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Zhenja Kazbekova sale 8a+/8b a 12 anni

La 12enne ucraina Jenya Kazbekova ha liberato il suo primo 8a+/8b, New Kenigsberg nella falesia Red Stone in Crimea.

Giovani campioni crescono: è di ieri la notizia, riportata da www.mountain.ru, che la 12enne Zhenja Kazbekova ha liberato il suo primo 8a+/8b, New Kenigsberg nella falesia di Red Stone in Crimea, nel sud dell’ Ucraina. In realtà Zhenja non è un volto nuovo: è la figlia di due assi dell’arrampicata sportiva, Serik Kazbekov (uno degli atleti più rappresentativi del circuito mondiale delle gare nonché autore du un grande 8b+ a-vista al Covolo) e Natalia Perlova (vincitrice della Coppa del Mondo Boulder 2002).

Ogni anno Zhenja viene al Rock Junior di Arco per confrontarsi con gli altri ragazzi e l’anno scorso è riuscita a liberare il suo primo 8a. Mentre ora è arrivato il suo 8a+/8b. Aldilà di come evolverà la passione per l’arrampicata della giovanissima Zhenja, una cosa è già chiara: questo è un bellissimo risultato per tutta la sua famiglia!

A proposito poi di Crimea e arrampicata, pubblichiamo una brevissima presentazione a cura di mamma Natalia.

Arrampicare in Crimea
di Natalia Perlova

La penisola della Crimea è situata nella parte sud dell’ Ucraina. La sua costa sud è costituita da una stretta fascia di terra schiacciata tra le montagne e il Mare Nero e contornata da vigneti e falesie di calcare. Non a caso le più famose falesie dell’intera Ucraina si trovano proprio qui, e ogni anno vengono aggiunte nuove vie e nuovi boulder.

Le falesie più alla moda sono Krasny Kamen (tradotto letteralmente Sasso Rosso), Nikita, Simeiz, Foros, Laspi, Batiliman, Ohrch-Kaya, mentre Forossky Kant, Shahn-Kaya, Batiliman offrono vie di più tiri, comprese tra i 200 e i 350 metri lunghezza. Solitamente queste vie sono tutte da proteggere, ma ultimamente alcune sono state spittate.

Il mare della Crimea è un’attrazione incantevole e la speciale combinazione di roccia e mare la rende una vacanza ideale per i climber. Il mare è meno salato del Mediterraneo e i prezzi per gli alloggi e il cibo sono meno alti che in Europa. Poiché fa molto caldo in estate, i periodi migliori per un viaggio-arrampicata sono la primavera e l’autunno, ma naturalmente è comunque possibile arrampicare anche nella stagione più calda: alle prime ore del mattino (dalle 7 alle 11) o la sera (dalle 17 alle 21).

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Sonnie Trotter, prima salita trad di Prosthetics a Mill Creek, Utah

Il canadese Sonnie Trotter ha effettuato la prima salita in stile trad della via Prosthetics 5.13d (r/x) a Mill Creek, Utah, USA.

Il 30enne canadese Sonnie Trotter si è recato recentemente a Mill Creek nello Utah dove è riuscito nella prima salita in stile trad della via Prosthetics 5.13d (r/x), definendo la via "una dei monotiri più belli di questo grado che io abbia mai salito. Il run-out finale è lungo e una caduta dalla fine sarebbe piuttosto negativa!" La via di 30m segue una evidente fessura attraverso una liscia parete per raggiungere una serie di piccolissime tacche, ed era stata liberata a metà degli anni novanta con l’uso dei spit dal forte local Noah Bigwood.

Prosthetics è rimasta addormentata per quasi un decennio finché Trotter ha realizzato la prima ripetizione nel 2006 (lo stesso anno della sua opera d’arte, la famosa Cobra Crack alle Cirque of the Uncrackables, Squamish), e circa sei mesi più tardi il suo compatriota Tommy Caldwell ha effettuato la terza salita. E’ stato proprio Caldwell ad avere l’idea di fare a meno degli spit e di salire con protezioni tradizionali, ma non è mai più tornato nel Creek, lasciando a Trotter il compito di chiudere i lavori.

Trotter ha tentato la via tre volte prima della riuscita in condizioni artiche. Dopo la salita ha commentato: "Quando ho salito Prosthetics con spit tre anni fa si è improvvisamente rotta una presa sulla parte alta e sono caduto. Se questo dovesse succedere con protezioni trad, potresti romperti una gamba o peggio ancora. Sbattendo a terra è una reale possibilità. Sarebbe meglio quindi non cadere."

Per quanto riguarda il grado di Prosthetics, 5.13d equivale a circa un 8b francese, mentre la sigla R sta per run-out e l’X finale indica la possibilità di cadere a terra. Quando gli è stato chiesto perché ha voluto salire la via in questo stile, Trotter ha risposto: "Non riuscivo a togliermela dalla mente. Per tre anni mi interessava capire come ci si sente facendo il run-out finale. Non è niente di più che un gioco, è soltanto per divertimento, non mi importa tanto se qualcuno lo ripete o meno, o se lo giudicano stupido. Per me è una delle cose più esilaranti che potevo fare, e era figo farlo. Sono super felice di averlo fatto, ma in tutta onesta, non c’è una ragione perché l’ho fatto, forse soltanto per affilare i miei denti un pò."

E’ da un paio di anni che Sonnie Trotter sta salendo vie in stile trad che erano state inizialmente liberate con gli spit. Nel 2004 era riuscito nella prima salita trad della classica via di Alan Watts, la East Face of Monkey Face (5.13d R) a Smith Rock, USA, mentre nel 2007 è stata la volta di The Path 5.14 R at Lake Louise, Alberta, Canada. La sua visione su vie di questo genere è la seguente: "L’evoluzione è che qualcuno salirà le vie dal basso, piazzando tutte le protezione, lo faranno senza grossi problemi, come se non fosse chissà che cosa, perché è questo lo scopo di questo gioco. L’arrampicata deve evolversi, è una forma d’arte, l’attrezzatura migliora, le palestre migliorano, la gomma migliora ed è eccitante vedere fino a che punto l’arrampicata può arrivare."

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International Ski Tour, si comincia da Rosswald

Tutto è pronto per l’International Ski Tour 2011-2012, circuito di scialpinismo di Verbano, Cusio, Ossola, Valsesia, Cantoni Vallese e Ticino organizzato dall’Associazione Linea Verticale. Il sipario di questo interessante campionato-laboratorio si alza  sabato 17 dicembre con la 2a edizione della Rosswald Night Race, in Canton Vallese. Si ripete la sfida dell’anno scorso fra l’azzurro Lenzi e il rossocrociato Anthamatten. Nel 2010 vinse l’uomo di casa. Sarà rivincita per il Lenzi nazionale?

"Tutto è stato definito nei dettagli – conferma Philipp Zenklusen, organizzatore della Rosswald Night Race, atleta e grande amico degli scialpinisti italiani – e a giudicare dalle preiscrizioni si va verso grandi numeri, evidentemente perché questo è l’anno della Patrouille des Glaciers, che è molto sentita in Svizzera. Così tutti vogliono allenarsi e gareggiare. Potremmo avere centinaia di partecipanti di entrambe le nazionalità".

Sfida fra big e partecipazione popolare
Ci saranno tutti gli ingredienti per lo spettacolo a Rosswald, dai big al popolo. Fra i favoriti, oltre ai nazionali Martin Anthamatten (Svizzera) e Damiano Lenzi (Italia), che l’anno scorso all’esordio dello ski tour ingaggiarono una sfida che si risolse a favore del rossocrociato, quest’anno i rapporti di forza potrebbero cambiare, anche se va detto che, nell’anno della Patrouille des Glaciers, gli elvetici si presentano in tanti e tutti con il coltello fra i denti. Riflettori accesi anche sull’ossolano Erwin Deini, rientrato già a fine stagione scorsa da un infortunio che gli impedì di conquistare nuovamente il titolo, e su alcuni emergenti fra i quali Davide Garlaschini, vincitore dell’analogo circuito estivo di corse in montagna, e Mauro Darioli. Fra le donne grande attesa per la vincitrice dell’edizione 2010-2011, la valsesiana nazionale di corsa in montagna Erika Forni. Fra le nuove leve occhi puntati sul giovane Marcello Ugazio, classe 1996, iscritto allo Sci Club Antigorio, un talento la cui giovane età può essere un’arma a doppio taglio. Sarà lui il nuovo Lenzi dello skialp ossolano dei prossimi anni?Insomma, l’esordio dell’IST è molto sentito da entrambe la parti del confine, dopo tanti mesi di digiuno da sci e pelli.
A seguire alcune indicazioni pratiche per tutti coloro che, provenendo dall’Italia, vogliano partecipare alla scialpinistica notturna, assistere alla manifestazione o prendere parte alla ciaspolata organizzata in concomitanza della gara.
– Vai alla webcam di Rosswald

Come arrivare a Rosswald
Per arrivare a Rosswald occorre valicare il Passo del Sempione in direzione Briga. Poco prima di giungere a Briga si lascia la strada principale e si segue per Ried-Brig. Una volta usciti si prende la prima a sinistra e si prosegue fino al piazzale antistante la funivia che, lo ricordiamo, è l’unico mezzo con cui, in inverno, è possibile raggiungere l’incantevole villaggio di Rosswald. L’auto deve essere parcheggiata nell’ampio parcheggio.

Car pooling
International Ski Tour incentiva il servizio di accompagnamento in automobile gestito in autonomia dai partecipanti. A questo scopo vengono stabiliti 2 punti di incontro in Val d’Ossola dove gli interessati possono recarsi per sfruttare al meglio i posti liberi in automobile. Un punto di ritrovo è il Bar "Al Buco" di Gravellona Toce – provincia di Verbania (tel. +39.0323.848105) con partenza entro le ore 14; l’altro il Bar "Gufo’s" di Crevoladossola – provincia di Verbania (tel. +39.338.7884574) con partenza alle 14:15.

Iscrizioni: come dove quando
Le iscrizioni, comprensive di viaggio A/R con la funivia, pacco gara, cena e premiazioni, si potranno effettuare a partire dalle ore 14 fino alle 16:30. Alle ore 16:30 è prevista l’ultima salita della cabinovia utile per partecipare alla Rosswald Night Race. Dalle 17 alle 19 la funivia viaggerà una volta ogni ora. Dopo la cena e le premiazioni, attorno alle ore 21, la funivia porterà partecipanti e pubblico a valle, fatta eccezione per coloro che vogliano fermarsi a dormire a Rosswald o quanti vogliano scendere percorrendo la strada sulle cui condizioni di innevamento non si può garantire. Si consiglia la preiscrizione on-line. Il pagamento potrà essere effettuato anche in euro (€. 20,00 o CHF. 25) sul luogo.
– Vai alle iscrizioni online

Il tracciato di gara
Il percorso prevede un itinerario ad anello con due salite e due discese per un totale di 425m di dislivello positivo. L’anello andrà percorso due volte, pertanto il dislivello positivo complessivo della Rosswald Night Race ammonta a 850 metri. La prima delle due salite presenta un dislivello di circa 300 metri, la seconda di 125 metri. Durante la prima salita del secondo giro gli scialpinisti dovranno percorrere anche un tratto di circa 20 metri a piedi con l’obbligo degli sci agganciati allo zaino.
– Scarica la mappa del percorso

Pernottare a Rosswald
Per chi voglia considerare l’opportunità di fermarsi a dormire a Rosswald sabato notte per trascorrere, l’indomani, una giornata sulla neve nella località svizzera è possibile telefonare all’Hotel Klenenhorn dove è possibile pernottare in camerata al prezzo convenzionato di €. 20,00 (colazione inclusa): tel.+41 (0)27 9243070.

Cos’è IST
International Ski Tour è un campionato di scialpinismo che si svolge tra Piemonte settentrionale e Svizzera e consta di 12 tappe. Per la classifica finale verranno conteggiati i migliori 8 piazzamenti di ciascun concorrente. Coloro che parteciperanno ad almeno 9 tappe su 12 avranno diritto a un ricco premio fedeltà.

Partnership con Piemonte Skialp by Night
Il campionato Piemonte Skialp by Night (www.piemonteskialpbynight.org), circuito scialpinistico delle province di Cuneo e Torino, è partner di International Ski Tour. L’accordo prevede che ogni atleta possa partecipare a tappe del campionato partner portando nella propria classifica principale i punti acquisiti in una delle tappe. Per i dettagli della partnership consultare il regolamento sul sito ufficiale della manifestazione.

Informazioni
Informazioni sulla tappa: tel. +41.79.6848218.
Informazioni sul campionato International Ski Tour: tel. +39.339.4046395 -www.internationalskitour.it- www.lineaverticale.net

L’associazione Linea Verticale e il comitato del programma di International Ski Tour ringraziano il Distretto dei Laghi, Jolly Sport (main sponsor), Terme di Premia, Ossola Carni s.r.l., Mosoni Sport, Omnia Sport, il Tris Rotondo, Briga Turismo e la rivista Montebianco, media partner della manifestazione.

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